Un nido di nebbia: una storia di tante storie sull’adozione

 

Una storia fatta di tante storie, al cui centro ci sono i temi dell’adozione, della famiglia, del viaggio ma anche del conflitto, della scelta, del compromesso: dal 21 ottobre in libreria c’è Un nido di nebbia (Tunué Edizioni), la graphic novel di Andrea Voglino, editor , fumettista e direttore artistico del supplemento Alias de Il manifesto, e da Ariel Vittori, illustratrice, fumettista e art director, già autrice di Little Waiting (Slowcomix, 2016). 

Un nido di nebbia: una storia e tante storie di adozione

I protagonisti della storia sono Valeria e Davide, due giovani innamorati che le hanno provate tutte per riuscire a concepire, incappando talvolta in figure mediche poco rassicuranti e ricominciando, ogni volta, ad interrogarsi sul funzionamento del proprio organismo o sui risvolti possibili di una fecondazione in vitro. Dopo aver accantonato per un po’ l’idea di una riproduzione assistita, si fa strada l’ipotesi di un’adozione. Ma anche questa scelta comporta delle inevitabili conseguenze: un viaggio in terre lontane, il lavoro che li reclama in Italia, l’incontro con un’altra lingua e un’altra cultura, i dubbi sulle proprie capacità genitoriali. Arriva sulla scena Gabriel con i suoi occhi neri ed un passato altrettanto oscuro a sciogliere i dubbi e l’affetto di Valentina e Davide. Ma il ritorno in Italia non sarà facile per la nuova famiglia, nasceranno dei conflitti che sfoceranno in una convivenza apparentemente impossibile. Saranno il tempo, la mediazione, nonché un affetto che nessuno dei tre credeva potesse esserci tra genitori e figli adottivi che porterà Davide, Valentina e Gabriel ad un nuovo stadio della vita insieme. 

Una storia che parla di tante storie, sì, ma che vuole mettere un punto anche a quella dell’autore, Andrea Voglino. “In Un nido di nebbia c’è qualcosa della mia esperienza personale come padre adottivo, ma non solo” racconta l’autore. Eppure, non è un classico libro sull’adozione ma secondo Andrea “ha diversi strati di lettura perché parla di relazioni umane e di conflitti. In generale, scrivere una storia è narrare un conflitto, che è un po’ il motore di tutto. Molti libri sull’adozione tendono a scivolare nell’autobiografismo o nella saggistica. In questo caso l’ambizione è stata quella di uscire da queste formattazioni. A me piacerebbe che questo fumetto fosse letto per quello che è effettivamente: una storia di persone che sudano sette camicie per arrivare a qualcosa di prezioso”. 

Una realtà, quella dell’adozione, completamente nuova per Ariel che durante la stesura del libro ha deciso di informarsi, “soprattutto su internet ho letto molte esperienze di persone adottate. Tutto questo mi ha fatto crescere molto e mi ha fatto comprendere tanti dettagli della psicologia di Gabriel. Ora che ne so di più, sono molto infastidita quando sento qualcuno parlare di adozione come “soluzione semplice” a qualsiasi cosa; sono infastidita dai luoghi comuni perché adottare non è equivalente ad avere un figlio”. È d’accordo Andrea Voglino, che sottolinea come “l’adozione è un rapporto d’amore che crei con un figlio o una figlia che non è nato/a da te, devi costruirlo piano piano. Quando diventi padre biologico ha un punto zero dal quale partire, mentre quando sei adottivo diventi genitore da un giorno all’altro. C’è un lavoro pazzesco di mediazione da fare”.Secondo l’autore le difficoltà maggiori risiedono nel continuo rimando “al rapporto e all’insegnamento che abbiamo avuto con e dai nostri genitori, cosa che nell’adozione va decostruita”. Aggiunge che “ogni adozione è diversa dall’altra”, perché coloro che vengono adottati/e portano con sé diversi background culturali, dei quali non si può non tenere conto. 

Un nido di nebbia si rivela una lettura non indirizzata ad un pubblico specifico, anzi: secondo Ariel può diventare “uno strumento di dialogo” per tutti, anche tra genitori e figli o tra pari, magari discusso nelle scuole. “Più che avere un singolo messaggio deve essere interpretato come un esempio di storia di vita, di empatia verso l’altro che sono cose da trasmettere per evitare di perderci in noi stessi” sottolinea l’autrice.
La collaborazione tra i due autori è nata da una stima reciproca che si è concretizzata in un rapporto lavorativo fortemente dialogico. “Quello che apprezzo del lavoro di Ariel” aggiunge Andrea “è la sua capacità di far recitare i personaggi, che sono sempre vivi, mai figurine e semplici disegnini”. Colpisce una scelta di colori pastello che caratterizzano in modi diversi ogni parte del fumetto. “C’è un dialogo narrativo molto forte con i colori” conferma Ariel, “Ogni colore è legato ai personaggi e alle ambientazioni”.
Il titolo, Un nido di nebbia, riprende il verso di una poesia di Bartolo Cataffi, L’Agave. Per Andrea è stata un’illuminazione, dopo mesi di riflessioni sul titolo, perché “la pianta dell’agave fa un lungo viaggio, arriva dall’altra parte del mondo e viene trapiantata altrove (nel caso della poesia in Sicilia); è una pianta fondamentale nell’economia circolare delle popolazioni latino americane”. Un riferimento non casuale all’America Latina, alle radici, al viaggio e al Gabriel della storia. 

 

Giada Stallone
(21 ottobre 2022)

Leggi anche: