Crisi e opportunità tra Europa, Africa e Medio Oriente

Durante l’ottava edizione del Rome MED – Mediterranean Dialogues, rappresentanti istituzionali, esperti, analisti, giovani ed esponenti della società civile, dell’economia e dei media si sono incontrati per discutere delle principali sfide nel Mediterraneo.

Migranti nel Sahel
Migranti che attraversano il Sahel(foto www.africarivista.it)

Sahel-Nord Africa-Europa: crisi e opportunità

Negli ultimi decenni le condizioni del Sahel e del Nord Africa hanno svolto un ruolo sempre più importante per l’Italia e l’Unione Europea. I fenomeni migratori, il pericolo del terrorismo, le crisi umanitarie ed i conflitti politici che attanagliano questa macro regione sono interconnessi tra loro e richiedono da parte dei paesi europei un approccio sempre più sistemico.

“Il Sahel è un’area vastissima, forse una delle aree più povere del mondo. È un crocevia di scambi, ahimè non sempre leciti, che riguarda una decina di paesi. Oggi per l’Europa e l’Italia è un’area strategica, una priorità per la cooperazione allo sviluppo e per la sicurezza. Ci siamo accorti troppo tardivamente delle sfide verticali che passavano per il Sahel, raggiungendo le sponde del Mediterraneo ed arrivando infine a noi. Oggi la realtà ci presenta il conto e ci mette di fronte fatti che io ritengo ineludibili: bisogna cooperare e sviluppare un’azione europea coordinata, una strategia comunitaria” spiega Stefania Craxi, presidente della Commissione Affari Esteri del Senato della Repubblica.

È importante che questa risposta sia olistica e strutturale, andando oltre le sole politiche securitarie che sono servite a ben poco ed hanno anzi esasperato alcune problematiche alla base delle crisi umanitarie. Tarek Megerisi, esperto di Nord Africa e Medio Oriente presso il Consiglio Europeo è chiaro su questo aspetto:

“I leader dei paesi dell’area sanno che per sfuggire alle proprie responsabilità basta nominare la sicurezza per l’Europa. Il risultato sono le politiche di corto respiro che non fanno altro che perpetuare le condizioni di partenza. Manca un disegno più ampio per la regione da parte dell’Unione. Si parla solo di questioni securitarie e mai di investimenti a lungo termine.

L’assenza di questa visione è un controsenso, considerando la connessione e l’interdipendenza che lega tutto l’asse dal Sahel all’Europa.

In questo senso la rappresentante speciale dell’Unione europea per il Sahel Emanuela del Re sostiene che “dovremmo anche parlare degli interessi europei, e non ce ne dovremmo vergognare. Questi interessi riguardano la stabilità del Sahel. Se non riusciamo ad intervenire adesso e non occupiamo il giusto spazio ridefinendo la nostra postura nella regione non  potremo raggiungere i nostri obiettivi.”

Europa, Nord Africa e Medio Oriente attraverso gli specchi d’acqua

Il luogo di contatto fisico di questa sfida verticale è il mar Mediterraneo ed è importante sottolineare come la sicurezza degli specchi d’acqua sia determinante per la crescita ed il benessere sia dell’Europa che del Nord Africa ed il Medio Oriente.

Credo che a volte si perda l’importanza che il mare ha sulle nostre vite qua a terra, in Europa. Gran parte del petrolio e del gas passa di qui. Solo le tragedie riescono a ricordarci quanto siano fondamentali le rotte marittime per la nostra esistenza. Il mare può essere un luogo di tensione geopolitica, ma anche luogo d’incontro di interessi di nazioni che in genere non vanno molto d’accordo” spiega Margherita Stancati, giornalista del Wall Street Journal.

“Per capire l’importanza del Mediterraneo basta prendere in considerazione che ogni ora transitano per il Canale di Suez merci per il valore di 400 milioni di dollari” continua Michael Tanchum, professore di relazioni internazionali ed economia politica del Medio Oriente e Nord Africa. “L’avanzata della globalizzazione significa che Europa, Nord Africa e Medio Oriente sono sempre più interdipendenti e perciò, qualora il commercio marittimo dovesse interrompersi, tutta e tre le regioni andrebbero incontro al collasso.”

Ovviamente la guerra in Ucraina ha avuto ripercussioni importanti in questo senso ed ha riacceso i riflettori sul ruolo apicale che il Mediterraneo ha in questo mondo interconnesso.

“La guerra ha avuto un impatto diretto sul Mediterraneo, e non solo. Ovviamente il più colpito è il Mar Nero, ma i due mari sono connessi attraverso il Mar Egeo. Ciò che sta avvenendo in Ucraina ha ridato centralità al Mediterraneo come luogo di  opportunità ma anche di crisi. Attraverso lo stretto dei Dardanelli, il canale di Suez e lo stretto di Hormuz, il mare su cui siamo affacciati è collegato al Mar Rosso, al Corno d’Africa ed al Golfo Persico” spiega il generale Claudio Graziano.

Paolo Pirani
(14 Dicembre 2022)

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