La lunga corsa dei rider: storie di vite invisibili

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Quante volte è capitato di usare le app per avere il cibo direttamente a casa? Dietro applicazioni come Just Eat o Deliveroo ci sono persone che pur di lavorare sono disposte a fare dei turni massacranti o al limite della legalità. Le feste di Natale sono appena terminate e i rider non hanno smesso di fare la loro corsa per soddisfare tutte le richieste.

Le testimonianze

Davanti al Mc Donald di Via Regina Margherita, Mohammad è un rider che racconta di essere alla quarta ora di lavoro: “Faccio turni che mi permettono di riuscire a mantenermi economicamente. Lavoro a Roma da 13 anni e ormai mi sono abituato a vederla così, a due ruote. Il traffico, la gente – soprattutto durante le vacanze di Natale – sono molto più pesanti. Tanti turisti che fanno ordini anche nei posti più impensabili come dentro Villa Torlonia o Villa Borghese”.

Ravi aspetta di prendere l’ordine e racconta: “Sono quattro anni che lavoro come fattorino per Just Eat. Le condizioni di lavoro sono discrete e con la paga riesco a contenere le spese, ma senza l’aiuto di mia moglie non potrei mantenere la famiglia: affitto, bambini portano via molti soldi”.

La situazione di Ravi è simile a quella di altri rider. Ayoub è di origine marocchina e vive in Italia da due anni: “Ho cambiato molti lavori da quando sono arrivato. Voglio aiutare la mia famiglia anche se sono lontano e per questo di mattina mi occupo della sicurezza in un supermercato mentre la sera fino a tarda notte faccio il fattorino”. Ayoub racconta come il suo sogno sia di ritornare in Marocco dalla sua famiglia: “Per loro sono disposto a tutto”. Lavorare di notte e passare da una parte all’altra di Roma con la bici non è facile: “Molto spesso le persone si arrabbiano per i tempi di consegna. A Roma c’è il traffico, le macchine passano veloci e a molti di noi è accaduto di farsi male nel tragitto. Abbiamo poche sicurezze e dobbiamo tutelarci” aggiunge.

Regolamentazione del lavoro dei rider

In Italia la regolamentazione dei rider è piuttosto recente. Nel 2019 prima della caduta del governo Conte è stato approvato il cosiddetto “decreto Rider”, che ha modificato alcune norme introdotte nel 2015 dal governo di Matteo Renzi. In base alla nuova disciplina, i rider e gli altri lavoratori delle piattaforme digitali, possono avere tutele diverse a seconda della loro attività lavorativa. I rider dovrebbero essere riconosciuti come lavori subordinati, ma resta la possibilità che questi siano identificati come lavoratori autonomi con meno tutele rispetto a quelle che sarebbero garantite come lavoro dipendente.

Ad oggi secondo quanto riporta l’Ugl rider, l’unica azienda di consegna di cibo a domicilio che riconosce i rider come lavoratori subordinati è Just Eat, che nel 2021 ha disposto un contratto collettivo aziendale con i sindacati Filt-Cgil, Fit-Cisl e Uil Trasporti. Le altre principali società del settore – tra cui Glovo, Deliveroo e Uber – non riconoscono i propri lavoratori come dipendenti non riuscendo a trovare un accordo con i sindacati.

Giulia Fuselli
(9 gennaio 2023)

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