La proposta di una Mare Nostrum europea nell’era del blocco navale

Mentre nel Mediterraneo si torna a morire in massa, sulla terraferma si torna a parlare di Mare Nostrum, in versione europea, ma l’operazione di soccorso sembra appartenere ormai a un’altra era.

É passata da poco la mezzanotte, è il 27 febbraio 2023, e la conta delle persone che hanno perso la vita nelle acque che bagnano Crotone durante la notte precedente non è ancora finita. Nel frattempo la neo eletta segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, nelle sue primissime dichiarazioni richiama alla memoria l’operazione Mare Nostrum, l’ultima missione che ha visto l’Italia impegnata in attività di ricerca e soccorso.

La proposta di un Mare Nostrum europea mentre nel Mediterraneo si muore in massa

Sull’imbarcazione partita da Smirne, in Turchia, 5 giorni prima viaggiavano tra le 150 e le 200 persone. Nel pomeriggio del 27 febbraio 2023 i corpi recuperati in mare sono 63: il numero è destinato a salire, ma potrebbe non combaciare mai con quello effettivo dei passeggeri. Vivi sono arrivati in 79: dall’Afghanistan, dal Pakistan, ma anche dall’Iran, solo per citare i paesi principali di provenienza.

“Non devono partire”: è questa, in estrema sintesi, la posizione del Ministro dell’Interno Marco Piantedosi che ha ribadito anche negli incontri con la stampa successivi al naufragio.

“Quei migranti potevano essere salvati. Non è vero che le condizioni del mare, come dicono Interni e fiamme gialle, rendevano impossibile avvicinare la barca dei migranti. Noi abbiamo imbarcazioni in grado di affrontare il mare anche a forza 6 o forza 7. Io sono salito a bordo di quelle imbarcazioni, qui in questi anni, e abbiamo compiuto salvataggi in condizioni simili”, ha dichiarato il medico e soccorritore di Crotone Orlando Amodeo intervistato al programma Non è l’Arena di Massimo Giletti su La7 domenica 26 febbraio. “La vita è sacra per tutti, basta con i porti chiusi, i porti aperti, il blocco navale, lo sblocco navale”.

Il blocco navale, così com’è stato presentato in campagna elettorale, è impossibile da attuare ma può avere tante forme e può essere costruito con tanti piccoli ostacoli, uno di questi è il decreto ONG, che è stato convertito in legge il 23 febbraio scorso e di fatto rende più complesse le operazioni nel Mediterraneo.

Da Medici Senza Frontiere a Emergency non ci sono dubbi: le scelte italiane ed europee degli ultimi anni hanno un prezzo alto.

D’altronde per il Governo “non devono partire”, ma le persone continuano a partire: da gennaio, mese in cui è entrato in vigore il decreto ONG, sono arrivate via mare 14.437 migranti, circa il triplo dell’anno scorso e di quello ancora precedente.

Una Mare Nostrum europea contro il blocco navale

Il punto della discussione non può essere tanto, o soltanto, la partenza, quanto l’arrivo. Secondo i dati dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni nel Mediterraneo centrale dal 2014 ad oggi sono morte quasi 26.000 persone: nel 2023 già 225 migranti hanno perso la vita nel tragitto e il numero è destinato a salire.

La neo eletta segretaria del PD Elly Schlein, pochi minuti dopo i risultati delle primarie, ha parlato della necessità di una Mare Nostrum europea, richiamando alla memoria l’operazione di ricerca e soccorso che l’Italia ha realizzato dal 18 ottobre 2013 all’inizio del 2015: ufficialmente la missione doveva concludersi a ottobre 2014, ma la Marina Militare Italiana ha portato avanti le attività SAR nel Mediterraneo fino alla fine dell’anno, quando è stato poi necessario passare a Triton.

 

In quei mesi al Governo, in Italia, c’era proprio il Partito Democratico, e con Triton cominciava per il Mediterraneo una stagione diversa.

Il controllo delle frontiere prendeva il sopravvento sul soccorso, le miglia di azione cominciavano a restringersi sempre di più, passo dopo passo si intraprendeva proprio allora il percorso che ha reso possibile anche solo l’ipotesi di un blocco navale.

Parlare del ritorno di un’operazione Mare Nostrum, per di più su un piano europeo e quindi con il coinvolgimento in prima linea di più paesi, suona come la volontà di tornare a onorare la legge umana del mare: non si lascia morire nessuno in balìa delle onde. Ma oggi più che mai appare come una soluzione che appartiene a un’altra epoca.

Rosy D’Elia
(27 febbraio 2023)

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