Rotta balcanica: i confini dell’umanità

Il passaggio di migranti cosiddetti ‘illegali’ tra uno Stato e l’altro viene considerato un atto fuorilegge che secondo le istituzioni merita di essere punito. I trasgressori spesso i più soggetti a vulnerabilità, eppure il sistema li criminalizza.

Rotta balcanica: fototrappole in Friuli Venezia Giulia

Un esempio lampante è quanto sta accadendo in Friuli Venezia Giulia. La Regione ha infatti acquistato 65 telecamere definite “fototrappole”: sistemi di rilevazione ottica mobili. Lo scopo è quello che le telecamere siano un deterrente per gli immigrati irregolari – e relativi passeur – che potrebbero essere immortalati al passaggio nei boschi al confine tra Slovenia e Italia (il tratti finale della rotta balcanica).

L’obiettivo è quello di ottimizzare gli interventi di contrasto al fenomeno e favorire le riammissioni in Slovenia, una volta che si possa provare che l’immigrato è arrivato in Italia irregolarmente dal Paese confinante. Le dichiarazioni del governatore Fvg Massimiliano Fedriga: “E’ molto positivo. Riuscire a intercettare i percorsi che compie l’immigrazione irregolare e a intercettare i passeur è un contrasto importante e devo dire molto deciso a chi tratta carne umana e a chi guadagna sul traffico di esseri umani”.

Fedriga ha detto di essere “rimasto sconvolto per le polemiche, perché evidentemente bisogna anche negare di avere le strumentazioni per combattere i trafficanti. Mi sembra una cosa folle e inumana”. In Italia e in Europa non si diffonde la consapevolezza che chi fugge dal proprio paese non per scelta, ma per sopravvivenza. 

Migranti e confini

Picchiati, puniti e respinti alle frontiere dell’Europa è il rapporto pubblicato il 26 gennaio 2023 dal network Protecting Rights at Borders (PRAB). Quasi sei mila le persone respinte alle frontiere europee nel 2022. Secondo il monitoraggio effettuato dalle associazioni, nel 2022 tra il 1° gennaio e il 31 dicembre, gli episodi di respingimento hanno coinvolto 5.756 persone. Queste pratiche sono evidentemente sistematiche e integrate nei meccanismi di controllo delle frontiere dei Paesi, nonostante siano in stretta violazione del diritto dell’UE. Chi viene da Afghanistan, Siria e Pakistan ha riferito di essere stato più spesso vittima di respingimenti e nel 12% degli incidenti registrati sono stati coinvolti bambini. 

La pratica di chiudere un occhio sulle violazioni dei diritti umani alle frontiere dell’UE deve essere interrotta. È giunto il momento di sostenere, rispettare e far rispettare i diritti di coloro che si trovano alle porte dell’Europa, indipendentemente dal loro Paese di appartenenza. Tutti hanno il diritto di chiedere protezione internazionale nell’UE. Per anni, la RDC, insieme ai suoi partner del PRAB e a molti altri attori, ha raccolto prove sulle pratiche di respingimento. Le prove sono innegabili“, ha affermato il Segretario generale della Danish Refugees Council, Charlotte Slente.

Secondo quanto denunciato da Amnesty International lo scorso 28 novembre, sono stati riattivati al confine tra Italia e Slovenia con una direttiva che invita i prefetti di Trieste, Gorizia e Udine e il commissario del governo per la Provincia di Bolzano ad “adottare iniziative volte a dare ulteriore impulso all’attività di vigilanza sulla fascia di confine”.

La rotta balcanica: la preoccupante situazione

La rotta balcanica è il percorso che persone per la maggior parte provenienti da Siria, Afghanistan, Iraq, Iran, Pakistan, Bangladesh, compiono nel tentativo di raggiungere l’Europa: una rotta costellata da violenze, torture, respingimenti, restrizioni arbitrarie, che mettono a rischio i diritti delle persone migranti come denunciato più volte da Amnesty International e altre organizzazioni per i diritti umani.

All’interno di questo percorso, Trieste rappresenta una tappa importante. Per molti non rappresenta la fine del tragitto ma un ulteriore passaggio verso Germania, Francia e stati nordeuropei. Altri invece si fermano con l’obiettivo di chiedere protezione e stabilirsi in Italia. Dall’estate scorsa si registra un aumento degli arrivi, segnalato in particolare dalle realtà presenti sul territorio che evidenziano un +170% dei transiti rispetto al 2021.

Le condizioni al confine con il Friuli

Secondo Amnesty, in Friuli-Venezia Giulia, la rotta balcanica intrapresa da persone in fuga è stata affrontata con un grave silenzio e distacco politico anche se le criticità sono presenti da tempo. Da luglio 2022 si sono quasi del tutto interrotti i trasferimenti dalle strutture di prima accoglienza di Trieste, Udine e Gorizia verso il resto del paese, cosa che ha provocato una crescente pressione sul territorio friulano, non già in ragione dell’aumento delle persone, bensì appunto del blocco del meccanismo dei trasferimenti.

Questa situazione si è tradotta nell’abbandono delle persone, costrette a vivere per strada, in particolare intorno alla zona della stazione di Trieste, senza alcun sostegno se non quello delle associazioni. Uomini, tra cui molti minori, passano settimane, o anche mesi, all’addiaccio, senza un tetto, senza possibilità di lavarsi secondo Amnesty. Solo le associazioni forniscono coperte, indumenti, cibo e assistenza legale e non sono abbastanza.

Giulia Fuselli
(02 aprile 2023)

 

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