La Guinea Conakry: tra svolta autoritaria e crisi ambientale

La Guinea si conferma come secondo paese per nazionalità dichiarata al momento dello sbarco, con ben 5.996 arrivi sul totale di 46.656 secondo il cruscotto statistico pubblicato il 23 maggio dal ministero dell’Interno. Subito dopo la vicina Costa d’Avorio, ma con una situazione diversa per quanto riguarda i rapporti con l’Italia. La Guinea, infatti, non compare nella lista dei paesi di origine sicuri aggiornata al 2023, e non fa neppure parte dei paesi a cui sono riservate le quote di ingresso per lavoratori stagionali previste dal decreto flussi.

Così come quella della Costa d’Avorio, anche l’economia della Guinea sembra aver resistito alla crisi pandemica del 2020, e anzi, stando all’African Development Bank, nel 2023 l’economia del paese dovrebbe registrare una crescita del 5,7%. Un dato che in buona parte è dovuto agli investimenti esteri e al potenziamento delle infrastrutture, anche se secondo quanto riportato dall’Istituto finanziario questa crescita dipende anche dall’estrazione di materie prime di cui il paese è ricco. Si parla di minerali fondamentali per il commercio mondiale, come oro, ferro, uranio diamanti e in particolare bauxite, di cui la Guinea è il secondo paese al mondo per numero di giacimenti subito dopo l’Australia.

Stando sempre ai dati dell’AFB l’economia della Guinea dipende comunque dal settore agricolo e dalle attività di pesca, che occuperebbero ben il 66% della popolazione del paese. Un settore che è destinato a diventare sempre più vulnerabile per gli effetti della crisi climatica sul Golfo di Guinea. Già oggi infatti il tasso annuale delle precipitazioni è drasticamente diminuito: l’inaridimento del clima secondo Ispi avrebbe già contribuito a movimenti di popolazione considerando complessivamente intera regione dell’Africa occidentale dalle zone aride del nord verso le coste a sud.

Questo ovviamente si ripercuote complessivamente sulla situazione che spinge migliaia di cittadini guineani a lasciare il proprio paese per intraprendere il viaggio verso le coste del Nord Africa, e da lì cercare di attraversare il Mediterraneo per trovare nuove prospettive in Europa. Ma l’intera situazione politica ed economica della Guinea risente anche della svolta autoritaria che il paese ha conosciuto con il colpo di stato del 2020, con cui l’esercito ha deposto il presidente Alpha Condé. Una svolta condannata dalle Nazioni Unite, e che ha anche portato all’isolamento del paese a livello regionale, con la sospensione dalla Comunità economica degli Stati dell’Africa dell’Ovest.

Rispetto alla Costa d’Avorio, la Guinea ha meno contatti politici e diplomatici con l’Italia. Se infatti il paese confinante ha visto l’interessamento del Viminale per degli accordi di cooperazione per lo sviluppo e per la sicurezza, questo non vale per la Guinea, forse anche a causa dell’instabilità politica interna. Questa però è forse anche il motivo per cui il governo italiano non considera il paese dell’Africa occidentale come paese di origine sicuro: A chi viene da un paese di origine considerato sicuro viene infatti più facilmente negato l’asilo in Italia. Una contraddizione che quindi fa sì che migranti ivoriani e guineensi di fatto rischino di ricevere due trattamenti diversi al momento dello sbarco sulle coste italiane, anche se spesso i motivi che spingono alla scelta di cercare futuro in Europa non sono diversi.

Carlo Comensoli
(25 maggio 2023)

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