La neve di Mariupol. L’Ucraina raccontata da Monica Perosino

«Una guerra di sudore, fatica, paura, fango, fuga, ha l’odore della benzina nelle taniche e delle sigarette all’anguria, dei panni sporchi e delle trincee scavate nella fertile terra nera ora imbevuta di sangue». Così Monica Perosino, inviata del quotidiano La Stampa, descrive il conflitto in corso ormai da più di un anno in Ucraina. Lo fa ne La neve di Mariupol, edito da Paesi Edizioni e presentato la scorsa settimana da Satyrus di fronte alla Galleria nazionale di arte moderna della Capitale. La presentazione del libro, moderata da Luisa Monforte di Agenzia Nova, ha visto anche la partecipazione di Nona Mikhelidze, analista dell’Istituto affari internazionali (IAI) ed esperta di spazio post-sovietico. 

Il libro, uscito il 24 febbraio a un anno esatto dall’invasione russa dell’Ucraina, non è solo un resoconto dell’esperienza di Monica Perosino sul fronte. In realtà La neve di Mariupol cerca di narrare come in pochi mesi il conflitto alle porte dell’Europa abbia ridefinito l’identità di un paese e di un’identità nazionale. Lo fa attraverso delle parole chiave, come «vittima», termine ricorrente nei reportage e nelle analisi ma che non restituisce appieno la vera reazione dei cittadini ucraini. Se Kiev in poche ore è passata dalla pace alla guerra più brutale, i cittadini non sono rimasti inermi a subire l’aggressione russa: la reazione repentina della popolazione civile è stata spesso trascurata dai media internazionali. Soprattutto nei primi mesi l’attenzione della stampa si soffermava sui massacri, trascurando troppo spesso le azioni di resistenza. 

Il  giorno dell’invasione russa, Monica Perosino sitrovava già in Ucraina come inviata del quotidiano di Torino. La stessa giornalista era scettica sulla reale possibilità di un’invasione, che invece in pochi giorni ha sconvolto il paese, e si è quindi ritrovata nel mezzo del conflitto già alle prime ore, alla pari degli altri civili. Per questo Perosino parla proprio del forte senso di impotenza e di smarrimento di fronte agli eventi, ma anche di irrazionalità dell’aggressione. 

Vivere in mezzo alla popolazione civile nei primi mesi di conflitto ha permesso a Monica Perosino di confrontarsi da vicino con la forte voglia di riscatto dell’Ucraina, che spesso in Italia è stato confuso con mero nazionalismo dall’opinione pubblica. Una voglia di riscatto che passa anche per l’uso della lingua, e  infatti Monica Perosino parla anche di come, mentre prima era diffuso un bilinguismo russo-ucraino, ora molti rifiutano di parlare quella che considerano come la lingua dell’aggressore. 

Il tema della riscoperta dell’identità nazionale ucraina è stato affrontato anche con il confronto con Nona Mikhelidze, analista dello IAI e collaboratrice de La Stampa. Mikhelidze conosce la storia recente dell’Europa orientale, e vede nell’invasione russa dell’Ucraina la stessa dinamica che ha mosso altri conflitti che hanno riguardato lo spazio post-sovietico. È il caso delle guerre in Cecenia e in Georgia, ferite ancora aperte che lasciano questioni territoriali irrisolte e identità nazionali lacerate 

Russia e Ucraina hanno radici storiche e culturali comuni, le lingue e le letterature slave orientali infatti nascono proprio a Kiev. Ma secondo Mikheladze, l’invasione russa del 2022 ha messo in crisi questo rapporto, provocando una frattura che si faticherà a ricomporre per generazioni. Il libro di Monica Perosino parla proprio di questo, ma vede nella risposta della popolazione civile un forte tentativo di riscatto che vede nell’Europa l’unica risposta. 

Carlo Comensoli
(8 giugno 2023)

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