Corridoi umanitari: gli effetti della guerra in Ucraina

Solo a novembre sono stati più di 300 profughi che, da Libia e Pakistan, sono arrivati in
Italia grazie ai corridoi umanitari, messi a disposizione per coloro che sono costretti alasciare la propria casa perché vittime di persecuzioni o conflitti.

Che cosa sono i corridoi umanitari?

I corridoi umanitari sono un programma legale e sicuro di trasferimento e d’integrazione rivolto ai migranti che destano in una condizione di particolare vulnerabilità: donne con bambini, anziani, persone con disabilità o con patologie e persone segnalate da organizzazioni umanitarie come l’Alto Commissariato dell’Onu per i Rifugiati (UNHCR). Uno strumento che si è reso necessario per evitare la rete del traffico di essere umani. Il 25 dicembre 2015 è nato il progetto “Apertura dei corridoi umanitari”, con la firma del Protocollo d’intesa tra la Comunità di Sant’Egidio, la Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, la Tavola Valdese e il Governo italiano. Il progetto non incide sui fondi statali: la sua realizzazione infatti, la si deve alle associazioni promotrici come l’Otto per Mille dell’unione delle Chiese Metodiste e Valdesi e alla Comunità di Sant’Egidio. Il programma è totalmente finanziato dalle organizzazioni di competenza per i percorsi di autonomia e integrazione socio-economica.

I diritti seguono una via preferenziale?

Durante questi anni, sono stati molti i Paesi in cui si è resa necessaria l’attivazione di
questi protocolli. Il conflitto russo-ucraino ha messo in luce delle dinamiche quasi
preferenziali, anche a livello normativo, tra coloro che arrivano in Italia dall’Ucraina e chi
invece parte da altri Paesi. La reazione dell’Europa è stata quella di un’immediata
attivazione per il supporto alla popolazione ucraina. Il Parlamento Europeo ha approvato
l’attivazione della direttiva della protezione temporanea per almeno un anno, non era mai accaduto in precedenza, garantendo una protezione immediata all’interno del Paesi UE a coloro che sono in fuga dalla guerra in Ucraina. Ciò consente agli sfollati di avere il
permesso di soggiorno, l’accesso all’assistenza sociale e un lavoro. Misure, che mai sono
state mosse a favore degli arrivi da altri Paesi. Inoltre, per gli ucraini non c’è la necessità di presentare alcuna richiesta di protezione nel paese in cui arrivano: in Italia ad esempio, devono avvisare le Questure di competenza. Tale misura non è stata prevista per coloro che arrivano dal Medio Oriente o dall’Africa. Il grafico seguente mostra il numero dei profughi sbarcati in Italia facendo un confronto tra gli arrivi nel 2020, 2021 e 2022:

Fonte: Dipartimento della pubblica sicurezza
Nel 2022 si contano più di 92.000 sbarchi. Nel caso ucraino invece, i dati della Protezione
Civile mostrano il seguente andamento:

Fonte: Protezione Civile italiana
Dall’inizio del conflitto a metà novembre del 2022 si contano quasi 200.000 arrivi ucraini in Italia. Un numero che restituisce il quadro della situazione. Malgrado la gravità delle condizioni vissute dalla popolazione Ucraina, che ha visto il proprio paese invaso e si è
trovata coinvolta in una guerra fonte infinità di crudeltà, s’intravede una via quasi preferenziale, una distinzione a livello normativo che ricade anche nel sociale. La sensazione è che queste differenze di nella accoglienza siano la manifestazione di una paura del diverso che caratterizza non solo il tessuto sociale italiano, ma anche coloro che devono prendere delle decisioni. Gli ucraini hanno una cultura, una realtà diversa da quella italiana, ma più simile rispetto quella di molti altri Paesi. Ancora una volta sembra che si faccia una distinzione nell’accoglienza basata sulla religione ed il colore della pelle, elementi che non dovrebbero essere importanti ai fini della protezione e della sicurezza.

Giulia Fuselli
(7 dicembre 2022)

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