Conferenza internazionale su sviluppo e migrazioni: i nodi irrisolti

La Conferenza internazionale su sviluppo e migrazioni si è svolta domenica 23 luglio alla Farnesia alla presenza di Ursula von der Leyen e Charles Michel, di cinque capi di stato di Tunisia, Libia, Cipro, Mauritania e Emirati Arabi, e otto capi di Governo provenienti da paesi che affacciano sulle sponde del Mediterraneo, dall’Africa e dal Medio Oriente. I partecipanti in realtà erano previsti a Roma da tempo per partecipare al secondo incontro delle Nazioni Unite che si svolgerà a partire da oggi 24 luglio, fino a mercoledì 26 e che ha portato  a Roma i rappresentati di oltre 150 paesi inclusi capi di stato e di governo.
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha colto l’occasione della presenza nella capitale delle numerose delegazione per indire la Conferenza internazionale su sviluppo e immigrazione aperta dal Ministro degli Esteri Antonio Tajani alla presenza di diversi rappresentanti del Governo italiano.
Giorgia Meloni, in apertura ha dichiarato come sia “fondamentale che siamo capaci di lavorare insieme” si tratta dell’inizio di un percorso, “un percorso che ci piace chiamare “processo di Roma”, che deve rafforzare sempre di più il dialogo tra noi ma anche essere aperto ad altri contributi. Su una cosa voglio essere chiara. Quello che noi inauguriamo oggi è soprattutto un dialogo tra pari, basato sul reciproco rispetto”. La premier ha evidenziato le difficoltà dei rapporti in passato tra l’Europa e molti dei paesi presenti perchè “l’Europa non ha sempre considerato come propri i problemi del resto del mondo” in quanto maggiormente “attenta a dare lezioni piuttosto che a dare una mano” e ha proseguito “sicuramente è stato così per quello che riguarda il dossier migratorio”. Rilevando che “la questione delle migrazioni e più specificamente dell’immigrazione non governata, dell’immigrazione illegale, come un tema che contrapponeva i Paesi di partenza e di transito da una parte e i Paesi di approdo dall’altro”. L’immigrazione illegale di massa danneggia gli Stati e le istituzioni e le persone che sono al centro dei flussi migratori ha evidenziato la Presidente del Consiglio passando a mettere in luce quattro punti da affrontare:

  • contrasto all’immigrazione illegale con la priorità di rafforzare la collaborazione operativa tra le nostre forze di polizia;
  • governo di flussi legali di migrazione: “L’Italia e l’Europa hanno bisogno di immigrazione, per questo noi non possiamo continuare a dare il segnale che verrà premiato chi entra illegalmente a discapito di chi vorrebbe farlo legalmente”;
  • sostegno ai profughi e ai rifugiati;
  • cooperazione ad ampio raggio per sostenere lo sviluppo in Africa e più in generale nei Paesi di provenienza delle rotte dei migranti, affrontando alle radici le cause profonde delle grandi migrazioni.Per la Premier questo punto dovrebbe essere il primo obiettivo della Conferenza, cioè quello “di lanciare iniziative e progetti di sviluppo per la regione del Mediterraneo allargato, dell’Africa Sub-Sahariana” puntando prevalentemente su interventi strutturali in sei settori principali “agricoltura, energia, infrastrutture, educazione e formazione, sanità, acqua, igiene”. Le risorse per realizzare questi interventi dovrebbero coinvolgere oltre agli Stati e alle organizzazioni internazionali anche iniziative private.

Conferenza internazionale su sviluppo e migrazioni: nodi

Diversi i nodi che emergono dalla conferenza e che preoccupano chi abbia a cuore i diritti dei migranti e non solo: dalla collaborazione con paesi con regimi autoritari che non danno garanzie di tutela dei diritti evidenziata già nella lettera alla Presidente del Consiglio inviata da Amnesty e da altre organizzazioni umanitarie nazionali e internazionale, del 21 luglio.
Allo scaricare le responsabilità dell’accordo con la Tunisia, fortemente sostenuto dal Governo, sulla UE “un accordo che è stato siglato dalla Commissione europea, che è stato messo nelle conclusioni del Consiglio europeo e quindi mette insieme la Commissione europea e tutti i leader europei”.
Alla sopravvalutazione della realizzazione di misure quali il decreto flussi. Si parla di flussi legali, di aumento delle quote, cosa vera, ma non si evidenzia che a fronte di una necessità stimata di 833mila unità per il triennio 2023-2025 sono previsti 452mila ingressi.
Si reitera la volontà di attuare la costosa e inneficace misura dei rimpatri come soluzione “Bisogna colpire le reti finanziarie, “follow the money”, avrebbe detto qualcuno a cui siamo molto legati anni fa (Giovanni Falcone ndr), e poi ovviamente una migliore cooperazione per la gestione degli strumenti di rimpatrio”.

Amnesty lettera alla Presidente Meloni: no ai partenariati con governi autoritari

Amnesty assieme a diverse organizzazioni nazionali – A buon Diritto, Arci e altre – e internazionali, in particolare di paesi dell’Africa con governi autoritari, non dimostra lo stesso entusiasmo  rispetto alla Conferenza internazionale su sviluppo e migrazioni mostrata dal Governo e lo fa con una lettera inviata alla Presidente del Consiglio, al Presidente della Camera dei Deputati Lorenzo Fontana e al presidente del Senato, Ignazio La Russa dove invita a considerare “le implicazioni del perseguimento di partenariati strategici per la gestione dei flussi migratori  con governi autoritari e non trasparenti, tra cui Egitto e Tunisia, e con la Libia, teatro di crimini contro l’umanità. Come organizzazioni della società civile siamo profondamente preoccupati per le conseguenze sui diritti umani che i partenariati sulla gestione delle frontiere, appena firmati o in via di definizione, tra l’Ue e governi non democratici potrebbero provocare. Allo stesso modo ci preoccupa come l’Italia persista nella stipula di accordi e memorandum spesso senza alcun controllo parlamentare e senza alcuna garanzia di trasparenza”.

Nicoletta del Pesco
(24 luglio 2023)

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