L’accesso ai diritti socioeconomici per i beneficiari di protezione temporanea provenienti
dall’Ucraina è stato analizzato ed disponibile online il rapporto comparativo del Consiglio europeo per i rifugiati e gli esuli (ECRE). Il rapporto si basa sui dati consultabili sull’Asylum Information Database realizzato dall’ECRE, e anche su informazioni ricavate dall’Agenzia dell’Unione Europea per l’Asilo (EUAA) e dall’UNHCR.
Operativo dal 1974, il Consiglio europeo dei rifugiati e degli esuli è una rete di ben 117
organizzazioni non governative attive in 40 paesi europei. L’ECRE riunisce quindi le ONG più o meno grandi che lavorano per fornire supporto a rifugiati, richiedenti asilo e sfollati provenienti da paesi europei ed extra-europei.
A un anno e mezzo dall’invasione russa, il rapporto dell’ECRE restituisce una panoramica su tutto quello che riguarda l’accoglienza e la garanzia di accesso a beni e servizi per i beneficiari di protezione temporanea provenienti dall’Ucraina. In risposta all’aggressione da parte della Russia, infatti, i 27 paesi membri Ue hanno attivato la Direttiva sulla protezione temporanea, che prevede una serie di garanzie e protezioni nei confronti di coloro che sono costretti a lasciare l’Ucraina.
Il rapporto dell’ECRE analizza quindi l’efficacia delle misure messe in campo dai paesi presi in considerazione nei confronti dei beneficiari di protezione temporanea (TPB), e lo fa individuando cinque macro-aree: alloggio, occupazione, educazione, salute e politiche di welfare sociale.
Le forme di alloggio prese in considerazione dal rapporto comprendono sia le strutture di emergenza rese disponibili per i TPB, ma anche gli alloggi privati o presso famiglie ospitanti. Per quanto riguarda questo primo aspetto il rapporto ECRE riconosce gli sforzi messi in atto dai paesi presi in considerazione per riorganizzare spazi pubblici per l’accoglienza immediata dei TPB. Allo stesso tempo si evidenzia anche la necessità di migliorare la qualità dei servizi pubblici, incrementare i finanziamenti ai privati che si rendono disponibili a ospitare e prestare attenzione alle misure di sicurezza per evitare episodi di violenze e abusi.
Per quanto riguarda l’occupazione le misure messe in campo dai paesi di accoglienza nel complesso hanno reso più immediato l’accesso al lavoro per i TPB. Allo stesso tempo il rapporto evidenzia che ci sono ancora ostacoli amministrativi e non su cui i paesi di accoglienza devono continuare a lavorare, come le barriere linguistiche che ostacolano l’accesso al mondo del lavoro e il riconoscimento di qualifiche e diplomi ottenuti in Ucraina.
E per quanto riguarda l’accesso ai sistemi sanitari nazionali e alle politiche di welfare sociale? Il rapporto ECRE riconosce che i paesi di arrivo generalmente garantiscono l’accesso ai sistemi sanitari nazionali per quanto riguarda le cure di emergenza. Il problema si pone per il normale accesso alle cure, perché in questo caso la situazione varia a seconda del paese di accoglienza. Infatti, questo spesso dipende dall’impiego del soggetto e dalla possibilità o meno di accedere a un’assicurazione adeguata. Il rapporto rileva anche come il problema delle barriere linguistiche si pone anche per quanto riguarda l’accesso al sistema sanitario.
Il rapporto del Consiglio europeo dei rifugiati e degli esuli dimostra come in un anno e mezzo sia stato possibile per i paesi europei mettere in campo sforzi per garantire politiche di accoglienza per i beneficiari di protezione temporanea che fuggono dal conflitto in Ucraina. Restano ancora dei passi avanti da fare, soprattutto per garantire equo accesso al mondo del lavoro e al sistema sanitario nazionale, ma gli sforzi messi in piedi negli ultimi mesi per i rifugiati ucraini dimostrano come sia possibile incrementare le politiche di accoglienza europee.
Carlo Comensoli
(14 settembre 2023)
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