Il piano Mattei ritorna di attualità nei discorsi del Governo?
25 ottobre 2022 – Giorgia Meloni ha parlato per la prima volta di un Piano Mattei per l’Africa poco meno di un anno fa. Era il giorno nel quale come Presidente del Consiglio ha reso alla Camera dei Deputati le dichiarazioni programmatiche del Governo nel suo discorso di insediamento. Il Piano Mattei doveva prevedere azioni che favoriscano lo sviluppo economico dell’Africa come metodo per fermare i flussi migratori provenienti dal continente africano. Con il passare dei mesi il piano Mattei, mai nato e mai sostanziato, è uscito dai discorsi del Governo.
18 settembre 2023 – Il Consiglio dei ministri delibera alcune modifiche e integrazioni al decreto-legge per il rafforzamento economico del Mezzogiorno dove è previsto:
- l’allungamento fino a un massimo di 18 mesi la permanenza nei Cpr;
- l’approvazione, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro della difesa, di un piano per la costruzione, da parte del Genio militare, di ulteriori C.p.r., da realizzare in zone scarsamente popolate e facilmente sorvegliabili.
L’iniziativa del governo non è più aiutare i migranti a casa loro e, di conseguenza addio piano Mattei?
21 settembre 2023 – All’Assemblea generale dell’Onu Giorgia Meloni riparla di Piano Mattei per l’Africa.
26 settembre 2023 – Giorgia Meloni e Emmanuel Macron in occasione dell’incontro a Roma, in seguito al funerale del Presidente Giorgio Napolitano, hanno ragionato di un piano che includa i 27 paesi membri dell’Unione europea e gli stati dell’Africa che affacciano sul Mediterraneo e quelli dell’Africa Subsahariana.
28 settembre 2023 – Il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ha partecipato a una riunione di coordinamento per il Patto europeo di Asilo e Migrazione a Bruxelles con gli omologhi di Germania, Francia, Svezia, Presidenza in corso, Spagna, prossima Presidenza della UE, Belgio, Presidenza dal gennaio del 2024, e Repubblica Ceca.
Il regolamento sulla gestione delle crisi, cioè quando un paese subisce una forte pressione a causa dell’aumento degli sbarchi, vede Germania e Italia su posizioni diverse, in particolare sul ruolo delle ONG nel Mediterraneo.
Piano Mattei e Cooperazione allo sviluppo
In Africa e più in generale nei paesi in via di sviluppo agisce da anni la Cooperazione italiana allo Sviluppo. Nel 2014 la legge n.125 dell’11 agosto riforma “il precedente assetto istituzionale della cooperazione allo sviluppo e adegua la normativa italiana ai nuovi principi e orientamenti emersi nella Comunità internazionale sulle grandi problematiche dell’aiuto allo sviluppo”. Da allora l’organismo preposto agli interventi nei paesi in via di sviluppo dovrebbe essere l’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo(AICS) istituita il 1 gennaio 2016 con la suddetta legge n.125/ 2014.
Nel 2014 nasce anche il Fondo Asilo Migrazione e Integrazione dell’Unione Europea. Entrambi gli eventi fanno sì che arrivino alla Cooperazione Italiana allo Sviluppo input istituzionali sul tema delle migrazioni.
“Cooperazione e migrazioni dovrebbero essere interrelati, in realtà non lo sono quasi per niente” spiega Fabio Melloni ex dirigente AICS “Gli input istituzionali sul tema delle migrazioni sono iniziati nel 2015-2016 anche in seguito alla promulgazione della legge n.125/2014. L’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo è autonoma, ma agisce sotto vigilanza del Ministero degli Esteri, quest’ultimo ha il compito di indicare gli indirizzi politici mentre dell’attuazione è incaricata l’Agenzia.
L’idea sulla quale si basava la nascita dell’Agenzia è quella di essere un organismo più snello, in grado di fare interventi più rapidi. Il risultato è stato di molto inferiore rispetto alle aspettative. Le motivazioni: un sistema eccessivamente burocratico e dotazioni finanziarie e umane ridottissime”. Già la vecchia agenzia risultava sottodimensionata e non aveva mai avuto a disposizione i 150 esperti previsti. Quello del personale era uno dei problemi da risolvere con la nuova Agenzia. Nella ripartizione dei ruoli fino alla creazione della nuova Agenzia nella Cooperazione c’erano “da un lato i capi della direzione generale del Ministero degli Esteri, tutti diplomatici, che avevano il potere decisionale, dall’altro il personale operativo che doveva dare il parere tecnico,” spiega Melloni, “era un meccanismo che non lavorava in modo armonico a causa di frizioni, sfiducia, rivalsa. Inoltre mancava una “visione”, i diplomatici passavano e poi cambiavano, non si occupavano di strategia”.
Con l’attuazione della nuova legge “i diplomatici a capo della struttura, che a parte lodevoli casi erano appunto dei funzionari che andavano e venivano, sono stati sostituiti con personale vario proveniente dalla Pubblica Amministrazione con una visione quindi inevitabilmente più burocratica e ministeriale e non invece tecnica di cooperazione allo sviluppo” prosegue Melloni, “Non è avvenuto quello che si sperava avvenisse e cioè la possibilità di recuperare le migliori energie tecniche, presenti nella comunità internazionale, che si occupano di sviluppo, provenienti da unione europea, organismi internazionali, istituzioni finanziarie, grandi ong e questo perché non si è stati in grado di attrarre queste professionalità con stipendi e carriere qualificanti e attraenti”.
Inoltre, malgrado la Cooperazione non utilizzi più, per gli appalti all’estero, il codice appalti italiano burocratico e farraginoso, ma le procedure europee, “la cosa singolare è che questo miglioramento non derivi dalla nuova legge sulla cooperazione ma da altra normativa.”
In sintesi nella cooperazione allo sviluppo italiana:
- non c’è visione;
- non c’è strategia;
- c’è tensione fra struttura tecnica e diplomatica.
Neppure in seguito alla nascita del Fondo Asilo Migrazione e Integrazione dell’Unione Europea viene prevista un’analisi approfondita, una strategia. “Intercettati i fondi UE non ci si è domandati cosa potesse fare la Cooperazione” spiega Melloni, “e ancora una volta per mancanza di “visione”. Non c’è stato nessun rapporto operativo di cooperazione con chi si occupava di immigrazione in Italia, cioè non c’è stato un tavolo strategico che coinvolgesse MAECI, Agenzia e le istituzioni italiane che si occupano di politiche migratorie.
Nei paesi in via di sviluppo l’Italia è presente, la Cooperazione interviene localmente, ma l’impatto è nullo” conclude Melloni “non sarebbe così se ci fosse una regia centralizzata”.
Aiuto Pubblico allo Sviluppo
L’APS, Aiuto Pubblico allo Sviluppo, fissato dai paesi UE, in linea con l’Agenda 2030, prevede debbano essere destinati ai paesi in via di sviluppo fondi pari allo 0,70% del Reddito Nazionale lordo di ciascun paese.
Attualmente dei 14 paesi UE che si sono posti questa meta solo quattro paesi virtuosi hanno raggiunto o superato l’obiettivo:
- Lussemburgo 0,99%,
- Svezia 0,92%,
- Germania 0,74%
- Danimarca 0,70%.
PAESI | %Reddito Nazionale Lordo | Milioni di Euro |
Lussemburgo | 0,99 | 456 |
Svezia | 0,92 | 5.012 |
Germania | 0,74 | 27.255 |
Danimarca | 0,70 | 2.431 |
Olanda | 0,52 | 4.471 |
Francia | 0,52 | 13.062 |
Finlandia | 0,47 | 1.214 |
Belgio | 0,46 | 2.174 |
Irlanda | 0,31 | 988 |
Austria | 0,31 | 1.234 |
Italia | 0,28 | 5.088 |
Spagna | 0,25 | 2.995 |
Portogallo | 0,18 | 380 |
Grecia | 0,12 | 223 |
L’Italia si colloca all’undicesimo posto in base al valore del rapporto fra APS e reddito lordo che è pari allo 0,28% con una previsione di incremento che dovrebbe arrivare a 0,31% nel 2023. Seguono solo Spagna 0,25% Portogallo 0,18% e Grecia 0,12. Secondo il Consiglio Europeo l’APS è “un’importante fonte di finanziamento per i paesi più poveri, in particolare i paesi meno sviluppati (PMS) e i paesi in stato di maggiore bisogno, compresi i paesi in condizioni di fragilità o di conflitto e i paesi che soffrono di vulnerabilità legate al clima, cui manca particolarmente la capacità interna di raccogliere fondi da altre fonti.”
L’APS essendo una percentuale rispetto al Reddito Nazionale Lordo, varia da paese a paese: si va dai 27.255 milioni di Euro della Germania, ai 456 milioni di Euro del pur virtuoso Lussemburgo, ai 13.062 milioni della Francia che è sotto di 18 punti per arrivare a APS pari 0,70% del RNL, ai 5.088 milioni dell’Italia alla quale mancano 42 punti per raggiungere l’obiettivo dello 0,70% del Reddito Nazionale Lordo.
Interrogativi su: Piano Mattei, Cooperazione e migrazioni
Nei fondi APS c’è una parte riservata a “rifugiati nel paese donatore”, difficile capire perché le politiche di accoglienza vengano finanziate da APS, cioè ci siano fondi che non vengono investiti direttamente nei paesi in via di sviluppo.
Altro interrogativo che viene da porsi mentre si parla, a singhiozzo, di Piano Mattei per l’Africa: perchè per il 2023 si ridurrà di circa 50 milioni di euro lo stanziamento per l’Agenzia Italiana per la Cooperazione e lo Sviluppo?
Infine oggi, 29 settembre 2023, si incontreranno a Malta a EuroMed9 i vertici dei nove paesi della UE che si affacciano sul Mar Mediterraneo: oltre a Malta e Italia, Francia, Spagna, Portogallo, Grecia, Cipro, Slovenia e Croazia. Prevista la presenza di Ursula Von der Leyen insieme al presidente del Consiglio Charles Michel.
Il Governo italiano otterrà l’auspicato approccio condiviso alle migrazioni nel Mediterraneo anche in vista della seconda conferenza Italia-Africa, prevista il 5 e 6 novembre, dove l’Italia dovrebbe presentare il Piano Mattei?
Difficile capire la coerenza della linea sulle migrazioni del Governo di Giorgia Meloni.
Nicoletta del Pesco
(29settembre2023)
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