Dipawali 2023: la festa della luce proposta dagli induisti italiani

Le celebrazioni di Dipavali sono iniziate da Roma il 5 novembre, primo appuntamento con la “Festa della luce”, all’Auditorium del Massimo, organizzato dalla comunità che si raccoglie attorno all’Unione Induista italiana. Dipavali è diventata la festività ufficiale degli induisti italiani e viene celebrata ogni anno sia in maniera istituzionale presso il Senato, ma anche con un convegno e eventi in teatri dove si organizzano festival di cultura dell’India che vedono l’esibizione di musicisti, ballerini, artisti di livello internazionale che tutti insieme celebrano la luce.

Dipavali: una festa induista celebrata a livello mondiale

“Dipavali o Divali, a seconda che si scelga la dicitura sanscrita nel primo caso o della lingua hindi, nel secondo, è la Festa della luce. Letteralmente indica, infatti, ‘fila di lucerne'” spiega Svamini Shuddhananda Ghiri, monaca induista e membro Unione induista Italiana.
Questa festa nasce in ambito induista in India, oggi è vissuta e molto partecipata a livello mondiale non solamente dagli induisti, ma anche da altre comunità di fede e dalla componente laica della società.
Dipavali è celebrata nella notte più oscura dell’anno,” continua Svamini Shuddhananda Ghiri “secondo il calendario indù, nel mese lunare di Karttika, nella quattordicesima notte di luna calante, amavasya. Una coincidenza rappresentativa della stessa simbologia della Dipavali, che segna l’arrivo, il trionfo della luce sull’oscurità. La diya, la luce, che si accende a Divali esprime la vittoria del bene, della conoscenza sull’oscurità del male nella sua accezione più ampia”.

Dipavali: festa non solo famigliare, ma anche potente aggregante sociale

Dipavali non è solo una festa da passare con la famiglia, ma ha anche una funzione aggregativa molto forte. La festività dura cinque giorni “giorni scanditi da rituali e preparativi, tra cui la pulizia e la decorazione della casa e del tempio” prosegue Svamini Shuddhananda Ghiri, “la realizzazione dei kolam o rangoli, diagrammi colorati realizzati con fiori e polveri colorati, la preparazione di manicaretti tipici, lo scambio di doni e, non ultimo, l’accensione di file di luci in tutta la casa, nei templi e nelle strade delle città”. Le pulizie e le decorazioni hanno una funzione “sono realizzate per accogliere l’arrivo di Lakshmi Devi, l’espressione femminile del Divino che sebbene sia senza nome e senza forma, Uno senza secondo, si esprime in molti nomi e aspetti ed è simbolo di prosperità sia materiale sia spirituale” spiega la monaca induista “Lakshmi Devi è invitata a entrare nella propria casa, emblema del proprio cuore, che deve essere quindi puro e ornato delle virtù migliori quali la gentilezza, la non violenza, la generosità”.

Foto e testi di Alessandro Guarino
(19novembre2023)

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