Chissà se, nella clinica privata dove Duclair lavora come assistente socio sanitario, dopo aver ricambiato un sorriso o un saluto, a qualche paziente sia mai venuta la curiosità di sapere qualcosa della sua storia, o anche solo provato a fantasticare un po’ e ad immaginare come fosse la vita, per lui, prima di Roma?
Se gli venisse chiesto, della sua storia recente Duclair racconterebbe orgoglioso di essere il padre di tre bambine, di 10, 7 e 4 anni, l’ultima nata in Italia. Di avere una compagna italiana ma di origini camerunesi con la quale ha creato una famiglia. Di avere un contratto a tempo indeterminato. Di avere recentemente comprato casa a Mentana. Sicuramente direbbe di ritenersi fortunato, a differenza di tanti altri che conosce, in Italia magari da anni ma purtroppo ancora lontani dal sentirsi “a casa”.
In Camerun
Duclair Ngongang Keumaleu ha 38 anni e ha lasciato il Camerun nell’agosto del 2017 perché perseguitato politico, accusato dal Governo di ribellione, separatismo e attentato alla sicurezza dello Stato. Era conosciuto tra i rappresentanti sindacali per la difesa dei diritti degli studenti, era insegnante di francese in un liceo bilingue nella parte anglofona del Paese, aveva un master in Giurisprudenza e ne stava portando a termine un secondo in Diritto Civile.
Duclair è stato arrestato con l’accusa di aver partecipato ad una manifestazione all’Università di Buéa, dove gli studenti rivendicavano pacificamente il mancato riconoscimento, da parte del Governo, della specificità anglofona del Paese ed il ritorno al Federalismo abolito nel 1972, quando il Camerun era diventato una Repubblica con lo stesso Presidente, il novantenne Paul Byia, al potere da oltre 43 anni.
“Il Camerun è uno stato centralizzato che nasconde una profonda dittatura” racconta Duclair, “dove la minoranza anglofona presente nel paese è stata progressivamente marginalizzata a discapito della maggioranza francofona, a cui appartiene il Presidente. Per fare un esempio, all’Università di Buéa, che si trova nella parte anglofona del paese, venivano inviati insegnanti o presidi francofoni che spesso non parlavano inglese e lo stesso avveniva per il sistema giudiziario, in tutti i settori”.
Dopo un arresto durato due mesi, con il ritiro del passaporto, l’intimidazione a sospendere ogni attività politica, il divieto di rientrare nella zona anglofona del paese e la sospensione dell’incarico come insegnante, Duclair viene invitato a partecipare ad una riunione sindacale privata come uno dei rappresentanti dell’associazione nazionale di difesa dei diritti degli studenti, il cui obiettivo era di trovare delle soluzioni alternative alle manifestazioni anche violente che stavano esplodendo in tutto il Paese. “In quel periodo iniziavano le prime azioni del gruppo radicale che in questo momento sta alimentando la ribellione nella parte anglofona in Camerun, dove spesso venivano usati violenza e vandalismo, e questo fornì al Governo il pretesto per arrestare molti attivisti che però non erano direttamente coinvolti con questo movimento, ed io fui uno di questi. La mia casa venne perquisita ed io ebbi paura, venni minacciato, non avevo più un lavoro, decisi di lasciare Douala e mi diressi in Nigeria”.
In Nigeria ha inizio, per Duclair, il viaggio comune a tanti, che lo porterà prima in Niger ed infine in Libia, dove trascorre i primi due mesi in un centro detentivo da cui esce solo dopo aver pagato il proprio rilascio. Si affida a dei trafficanti ed inizia un viaggio di 4 mesi che lo porta a Zuwara, dove una notte si imbarca per l’Italia. “La mattina siamo stati avvistati dall’elicottero della Marina Militare appena arrivati al largo delle coste siciliane e dopo un paio di ore siamo stati salvati dalla nave francese Aquarius, dove abbiamo trascorso ancora tre giorni in mare prima di avere l’autorizzazione a sbarcare a Messina. Ero ferito, disorientato, pieno di ustioni alla schiena, alle gambe, alle natiche perché ero rimasto seduto sui bidoni di benzina che con l’acqua salata è corrosiva per la pelle. Era l’aprile del 2018. Da Messina vengo trasferito all’Hot Spot della Croce Rossa vicino a Catania, il cento più grande d’Europa, dove rimango per quasi due mesi insieme ad altre 2000 persone. È stato durissimo”.
E poi Roma
Decide di partire per Roma e in autobus arriva a Tiburtina, dove lo accoglie l’associazione Baobab. La conoscenza con un ragazzo del Camerun, che aveva già ottenuto i documenti ma non aveva ancora un alloggio, gli permette di capire come farsi trasferire soldi da casa, avere una scheda telefonica per chiamare amici e familiari. Un amico in Germania lo mette in contatto con la sorella che vive a Roma e che si offre di ospitarlo temporaneamente. Avrebbe voluto partire per la Germania, ma sarebbe stato difficile nella sua condizione giuridica e allora inizia con Astalli il percorso di integrazione e di richiesta d’asilo, che ha la fortuna di ottenere dopo soli due mesi e dopo cinque riesce ad avere i documenti.
Inizia a studiare italiano, viene accettato nel progetto SPRA, gli viene affidata una camera in semiautonomia ed inizia a frequentare diversi corsi di formazione organizzati dal centro per impiego e assistenza sociale del comune di Roma. Uno di questi è per diventare operatore socio sanitario, assistenza a persone anziane o diversamente abili, un altro di manutentore di impianti elettrici e telecomunicazione, un altro ancora di mediatore interculturale che però non riesce a finire. “Mi sono anche iscritto all’università ma ho capito che non sarebbe stato possibile proseguire, non avevo ancora la sicurezza economica e la tranquillità per poterlo fare”. Ad un anno e mezzo dal suo arrivo, il primo impiego come OSS presso una famiglia durante il weekend, per quasi due anni. “Un lavoro che mi ha permesso di esser più autonomo. Una famiglia molto colta che mi ha aiutato moltissimo nella mia integrazione”.
Dal 2021 Duclair lavora come OSS in una clinica privata di Monterotondo, con un contratto a tempo indeterminato che gli ha permesso di ottenere un mutuo al 100% con garanzia statale per comprare una casa a Mentana e di ricongiungersi con le due figlie arrivate dal Camerun la scorsa estate.
Gratitudine
“Ottenuti i documenti avrei potuto partire, ma ho deciso di restare perché ero stanco, e poi la vita mi ha sorriso: ho impiegato poco tempo per avere i documenti, per trovare un primo impiego, se penso a tanti che conosco arrivati insieme a me e che hanno dovuto aspettare anche tre anni.
Ho incontrato tanta gente che mi ha aiutato, mi ritengo fortunato. Potevo morire in mare ma anche finire con addosso paura e disperazione, riconosco che non tutti riescono a fare questa trasformazione, tanti in Italia da anni ma disperati come se fossero arrivati ieri.
È fondamentale avere qualcuno che ti tenga la mano fino alla fine, come è successo a me con Astalli, che mi ha guidato lungo il percorso e mi ha permesso di entrare in contatto con gli altri, di avere una comunità. Per questo sono diventato un referente per i tanti che arrivano e non sanno come muoversi, anche solo per trovare una casa, e continuo a partecipare a campagne di sensibilizzazione con Astalli o con UNHCR, per raccontare la mia storia, che è la storia di tanti come me”.
Ma anche il Camerun è sempre nel cuore, e Duclair è diventato referente nel Lazio e in Umbria del suo partito politico, per continuare a sostenere la lotta democratica del suo popolo anche da lontano, con manifestazioni, denunce e attivismo rivolte sia alla società civile italiana che camerunese, anche in vista delle elezioni politiche che si terranno in Camerun nel 2026.
Natascia Accatino
(14 gennaio 2025)
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