Pedagogia del Confine, Storie di corpi in movimento

Casa Khan, in Via dell’Acqua Bulicante 28, un tempo abitazione del custode, è un luogo simbolo di Torpignattara. La scuola Carlo Pisacane lo ha affidato in gestione ai genitori volontari che si occupano di tenerlo vivo e aperto, trasformandolo in uno spazio per attività creative e culturali. È un punto di riferimento per la comunità di Torpignattara e per chiunque si occupi di formazione e lavori per costruire una comunità educante.
Non è un caso se Casa Khan, il 4 aprile alle 17:30, ha ospitato la presentazione del libro Pedagogia del Confine, Storie di corpi in movimento per una geografia delle relazioni. L’opera nasce dalla tesi di dottorato di Fernando Battista, professore a contratto presso università di Roma Tre. Insieme all’ autore, presentano il libro la professoressa Elena Mignosi dell’Università di Palermo, Monica Serrano, filosofa, Giulia De Profetis e Ali Can che hanno partecipato all’esperienza di DanzaMovimento terapia.

Pedagogia del confine e il progetto Galassia Torpigna

Pedagogia del confine rientra nel programma del progetto triennale (2023-2026) “Galassia Torpigna”, che vede la collaborazione di diverse associazioni del quartiere, insieme alla scuola Pisacane e ad altri istituti, con l’obiettivo di sviluppare un modello educativo sempre più interculturale e plurilinguistico.
La prof.ssa Mignosi, co-tutor della tesi di dottorato del professor Battista, spiega come la DanzaMovimento terapia, applicata nei sistemi educativi, possa definirsi danza del sociale e rappresenta una modalità per integrare le popolazioni migranti, rifugiati o vittime di tortura. Il sistema educativo può essere immaginato come una piramide: in cima si trova il pensiero astratto, seguito dal linguaggio verbale, alla base ci sono i linguaggi artistici e la dimensione corporea.  È proprio nella mancanza di attenzione che si dà al corpo che Mignosi individua la causa del malessere che blocca tutta una serie di processi evolutivi propri degli adolescenti, soprattutto nei contesti multietnici e multiculturali.

Il corpo fondamento delle relazioni tra pari

Fin dalla scuola primaria, agli alunni viene insegnato a stare seduti, dice Mignosi, il momento motorio è vissuto come momento di svago e di scarico della fatica del pensare, tutto come se il corpo non pensasse. Al contrario, l’essere umano non può essere diviso dal corpo. Il lavoro di Battista porta all’attenzione dell’ambito accademico l’importanza dell’aspetto corporeo come fondamento delle relazioni. Il termine geografia contenuto nel titolo sta ad indicare che l’esperienza nasce dall’incontro di realtà culturali ed etniche diverse e mira a creare una geografia delle relazioni tra pari.

La danza movimento terapia e il progetto Anime Migranti

La tesi di dottorato poi libro di Battista nasce dalla sua esperienza come insegnante di danza movimento terapia nell’ambito del progetto “Anime migranti” a cui hanno partecipato ragazzi delle secondarie. Danza e movimento utilizzate per educare i ragazzi, attraverso il contatto fisico e il movimento per arrivare al riconoscimento e al rispetto di ogni persona.  L’adolescenza è un momento di passaggio importante, il corpo si modifica, nascono nuove sensazioni che devono essere riconosciute e trovare un posto dove esprimersi liberamente. Il Laboratorio53, fermata San Paolo, è stato il primo spazio fisico dove l’esperimento di danza terapia di Battista ha avuto luogo.  Attraverso il movimento e la danza è stato possibile stabilire fra i partecipanti, immigrati e studenti delle secondarie che arrivavano da Tor Sapienza, una condivisione espressiva che permetteva di creare un’intimità a livello profondo scevra da preconcetti e morbosità e dove le barriere cadevano.

Il rapporto con le istituzioni, la difficoltà maggiore

La prima difficoltà che Battista ha incontrato è stata la diffidenza dei ragazzi: bisognava trovare la chiave d’accesso per entrare in una dimensione diversa da quella scolastica, portare la danza a scuola quando danza è un termine che vuole dire tutto e niente. Forse, però, la difficoltà maggiore è stato il rapporto con le istituzioni, i docenti, i dirigenti scolastici. Coinvolgere i ragazzi alla fine è stato facile mentre l’istituzione può accoglierti ma isolarti, soprattutto nell’ambito universitario. C’è l’urgenza di non chiudere l’esperienza, bisogna fare formazione ai formatori, il progetto di integrazione attraverso la DanzaMovimento terapia può continuare solo se ci saranno docenti preparati e disposti a cambiare la prospettiva dell’inclusione.

Le periferie sono zone di confine

Battista nasce come volontario ed insegnante di sostegno nella scuola di Tor Sapienza, la periferia romana, ovvero ciò che Battista definisce zona di confine come lo sono tutte le periferie, dove il disagio sociale è più alto ed appartiene soprattutto a chi occupa l’ultimo posto della scala sociale e chi se non i migranti?
Battista è abituato ad abitare il confine, come insegnante di sostegno, fra i ragazzi con difficoltà e gli altri studenti, e quando ha cominciato a danzare, ancora oggi, dice, i danzaterapeuti sono pochissimi. Il confine, un luogo difficile da abitare. è stato mirabilmente rappresentato dall’opera di  Doris Salcedo che nel 2007, alla Tate Modern Gallery di Londra. ha installato la sua opera: una gigantesca crepa che attraversava il pavimento della sala, a rappresentare il confine. Il confine definisce quello che è normale da quello che non lo è, quello che è l’identità nazionale da quello che è lo straniero, erigendo muri laddove l’insegnante dovrebbe costruire ponti.

DanzaMovimento terapia, l’incontro tra studenti e migranti al Laboratorio53

Il primo confine che gli studenti partecipanti al progetto di Battista, hanno dovuto superare è stato quello che separava la periferia di Tor Sapienza dal Laboratorio 53. Il Laboratorio è nato come luogo di accoglienza per i migranti adulti e minori e persone senza fissa dimora. Qui si sono creati gruppi di Auto Mutuo Aiuto che prevedono laboratori specifici di Danza, Musica, Teatro. È in questo contesto che Battista, in veste di volontario, ha organizzato il laboratorio di DanzaMovimento terapia.

L’esperienza di Giulia

“Nel momento del contatto si crea un rapporto, si crea intimità e si supera il confine” afferma Giulia, una delle prime studentesse a partecipare all’esperienza. Giulia vive e studia a Tor Sapienza, anche per lei, il primo confine è stato quello che divide la periferia dal centro di Roma. Racconta, “Inizialmente ero perplessa. Ci sono andata per allontanarmi dalle lezioni, ottenere crediti formativi. Invece, partecipare al Laboratorio di Danza è stata una delle esperienze più significative che io abbia vissuto. Ho scoperto l’importanza del silenzio e del contatto umano che abbatte le barriere”. Oggi Giulia insegna ai bambini dai 0 ai 6 anni, “Anche loro, nonostante siano piccoli, hanno difficoltà nell’entrare in contatto con ciò che è diverso. Il Laboratorio” conclude Giulia “mi ha stravolto la vita, cambiando la mia percezione della realtà”.

Livia Gorini
(9 aprile 2025)

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