Redidiva Edizioni nasce nel 2012 all’interno del Centro Culturale Italo Romeno di Milano con l’intento di essere un punto di riferimento ed un ponte tra le due comunità, di offrire uno spazio espressivo alle seconde generazioni e di dare voce alla comunità straniera più numerosa in Italia, “a livello numerico indubbiamente, meno dal punto di vista del contributo culturale” -racconta Violeta Papescu, direttrice del Centro- “ragione per cui è nata la nostra casa editrice”.
Un contenitore della memoria
“Abbiamo iniziato con le traduzioni dei grandi classici della letteratura e con i libri che trattavano la storia del nostro Paese, per passare poi agli autori rumeni residenti in Italia da tempo o agli autori italiani esperti e conoscitori della nostra cultura. Abbiamo inoltre riscoperto e ristampato opere che erano state dimenticate o che erano uscite dal mercato, a volte sconosciute alla stessa Romania. Per esempio, all’interno della collana Memoria, un paio di anni fa abbiamo ripubblicato La storia della mia vita, ossia la biografia della Regina Maria di Romania, un libro molto importante che era uscito in Italia con Mondadori nel 1938 e che è stato una scoperta anche per noi”.
In poco più di un decennio e con un centinaio circa di pubblicazioni, Rediviva è diventata un contenitore culturale, un archivio della memoria in cui la cultura romena viene rappresentata, condivisa e torna a rivivere dopo un periodo di silenzio, come la scelta stessa del nome testimonia: Rediviva significa infatti rinascita.
“L’intento non è tanto di rappresentare una letteratura migrante, quanto una letteratura della memoria, che possa aprire una finestra sulle nostre radici, sulla nostra storia e sulle connessioni e contaminazioni con la cultura italiana, anche attraverso i racconti privati dei nostri autori che rivivono nella scrittura e si trasformano in un tempo ritrovato”.
Il tempo ritrovato nei ricordi
Tante, nel tempo, gli argomenti trattati e le collane sviluppate, tra le ultime Ti racconto il mondo e Cultura e civiltà, all’interno della quali rientrano le ultime tre pubblicazioni che saranno presentate, il 15 e il 16 maggio, al prossimo Salone del Libro di Torino all’interno del Padiglione Romania.
Ne Il grido delle ferite di Aurora Martin, per esempio, vengono raccolte le memorie di Margareta David, in cui i ricordi dell’infanzia, i drammi domestici, le esperienze di vita in una Romania comunista e poi post comunista, prendono vita in una biografia redatta a due voci, che restituisce alla protagonista il senso di una vita non sempre felice e desiderata, nella quale è stata prima Reta e poi Marga, fino all’epilogo felice in cui riesce a coronare, una volta divenuta anziana, il suo sogno di bambina e diventare una pittrice conosciuta e rappresentata in Italia, capace di trasferire sulla tela le emozioni e finalmente, ricongiunta con sé stessa, firmarsi con il suo nome completo: Margareta.
Pubblicato nella stessa collana, Marenuca e i dieci panettoni mordicchiati, di Ana Maria Patrașcu, insegnante di lingua e letteratura romena in Italia e autrice di racconti e poesie. Un altro libro di memorie per raccontare l’infanzia dell’autrice, con il preciso intento di trasmettere questi ricordi alle generazioni successive e mostrare come fosse diversa la vita in una regione della Moldavia negli anni Ottanta, dove il lettore viene invitato ad entrare nel focolare domestico, nella casa dei nonni con il profumo del cibo preparato in famiglia, come quello dei panettoni nel periodo delle feste, quando anche le piccole cose assumevano una straordinaria importanza.
La diaspora si racconta
L’analisi sociologica e le dimensioni biografica dei migranti sono invece presentati in una ricerca dal titolo Le rimesse nel cappotto. Storie di romeni in Italia, di Andreea Paula Danilescu, studentessa romena di seconda generazione che dimostra quanto le rimesse, ossia il denaro inviato dai migranti in Romania e trattate spesso in termini unicamente economici, siano invece da valutare anche come esperienze umane ed emotive intrise di solitudine e di rimorsi, nascosti dietro l’apparente riscatto sociale della diaspora romena, sofferente per aver trascorso la vita lontana dal proprio Paese, dalle proprie famiglie e dai propri figli, che non si è visto crescere. Interviste e dati dai quali emerge come, da quel 1989 che segna l’anno zero della migrazione per questa comunità, “nonostante le crisi economiche dei due Paesi e il numero sempre più consistente di ritorni in Romania, il volume delle rimesse risulta essere ancora costante, segno che la comunità romena si è fortemente consolidata in Italia, presentando un notevole spirito di resilienza”.
La prima Tosca era romena
Infine, il volume di Ida Garzonio dedicato ad Hariclea Darclée, soprano lirica romena e prima interprete del ruolo Tosca al Teatro Costanzi di Roma nel 1900, che verrà presentato al Teatro alla Scala il 19 maggio 2025 in occasione del centoventicinquesimo anniversario della prima mondiale dell’opera di Puccini.
La pubblicazione restituisce al pubblico la biografia della grande diva, dalla sua formazione a Vienna fino ai primi successi a Parigi e poi alla Scala di Milano, dove sarà interprete per oltre 140 apparizioni, evidenziandone il rapporto privilegiato con la città e con i suoi artisti e ricostruendone la scena musicale fra la fine dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento.
Natascia Accatino
(12 maggio 2025)
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