Roma e il Giubileo: l’accoglienza ai pellegrini nel corso dei secoli

Uno sguardo sulla Città Eterna durante i grandi Giubilei del passato: soluzioni, compromessi, strategie

Dal suo primo Giubileo del 1300 fino a quest’ultimo del 2025, Roma non ha mai smesso di attrarre ed accogliere folle.  Bacino di genti, popoli e religioni fin dall’antichità, in ogni periodo storico attraversato la città ha dovuto fare i conti con i disagi, i limiti e le proprie fragilità.
Nell’ultimo rapporto pubblicato dall’Osservatorio sulle migrazioni a Roma e nel Lazio dal Centro Studi e Ricerche IDOS, un’interessante sezione è dedicata al rapporto tra Roma ed il Giubileo nel corso dei secoli, che illustra come la città abbia continuato ad organizzarsi e ad adattarsi per accogliere ed ospitare grandi numeri di visitatori e pellegrini.

Origine del Giubileo

Il primo giubileo della Chiesa di Roma fu indetto il 22 febbraio 1300 da Papa Bonifacio VIII per onorare i santi Pietro e Paolo, protettori della città, ed accordava indulgenza “pienissima” a chi visitasse in quell’anno le basiliche romane a loro dedicate.
Fu un grande successo, come lo fu quello successivo promosso nel 1350 da Clemente VI.
I Giubilei non erano serviti solo a manifestare il grande potere della Chiesa ma si erano rivelati anche una grande risorsa economica per la città e per il papato.
Un secolo dopo, le basiliche da visitare diventarono quattro (S. Pietro, S. Paolo, S. Maria Maggiore e S. Giovanni in Laterano), venne stabilito che la permanenza dei pellegrini in città potesse essere ridotta ad una sola settimana e l’indulgenza concessa in cambio di una somma di denaro, contributo necessario alla ricostruzione della città e delle sue basiliche. Roma era e sarebbe rimasta il centro della cristianità nel mondo.

Roma e l’accoglienza ai pellegrini e ai bisognosi

Sebbene la scenografia sontuosa e monumentale di Roma sia stata una costante per chiunque l’attraversasse, la città ha conosciuto nel tempo periodi molto bui, in particolare durante l’Alto Medioevo e nel XVI secolo, quando per le strade non c’erano solo pellegrini ma anche poveri e mendicanti, malfattori e vagabondi, spinti dalla necessità, dalle carestie e dalla fame, tanto che le autorità ecclesiastiche erano costrette a rilasciare ai forestieri il cosiddetto “passaporto del pellegrino”, per distinguere questi ultimi dai briganti.
Il Vangelo invitava all’accoglienza: poveri e forestieri dovevano essere accolti come Cristo e l’ospitalità doveva essere considerata una priorità dalla Chiesa e dai suoi fedeli.
A partire dal IV secolo, vennero quindi allestite presso i monasteri e i conventi, strutture destinate all’accoglienza e alla cura gratuita dei poveri e dei forestieri in transito, finanziate dal clero e da nobili laici. Se all’inizio questo compito veniva svolto esclusivamente all’interno degli edifici religiosi, con l’aumentare dell’affluenza dei pellegrini fu necessario costruire strutture esterne ed indipendenti.

Organizzazione dell’accoglienza

Negli anni successivi al primo Giubileo si contavano a Roma 25 ospizi e anche alcuni ospedali, come per esempio quello di Santo Spirito in Sassia, fondato nel 1201 per accogliere fedeli, malati e neonati abbandonati, dove era stato previsto che una volta a settimana si perlustrassero le strade per raccogliere i bisognosi o il San Gallicano a Trastevere, specializzato nella cura delle malattie cutanee contagiose.
Nel 1600 le istituzioni destinate a questo scopo avevano superato il centinaio, finanziate non solo dalla Chiesa ma anche da ricchi e nobili laici. Tra le tante, nel 1587, nei pressi del colonnato di San Pietro, venne edificato un cenobio per gli eremiti ed uno “spedale” per i poveri, che forniva riparo, cibo e cure gratuite e che viveva di elemosine, provvisto anche di un orto e di un piccolo cimitero.
Altri luoghi erano organizzati dalle diverse comunità straniere presenti in città, che avevano fondato ospizi e confraternite intorno alle sedi delle principali ambasciate per l’accoglienza dei propri concittadini, come la chiesa di San Luigi dei Francesi o l’Ospedale di San Giacomo, che si occupavano rispettivamente dei pellegrini francesi e spagnoli.
Non solo i poveri ma anche i ricchi pellegrini ed il loro seguito avevano diritto ad essere accolti, oltretutto con grande riguardo, mettendo spesso in difficoltà le economie e le dispense dei monasteri.

Speculazioni ed introiti economici

Oggi come allora, durante i Giubilei, Roma si trovava ad accogliere non solo folle di pellegrini, ma anche visitatori attratti dalla sua bellezza. Diventata un polo di attrazione anche per la ricca nobiltà italiana ed estera, soprattutto nel secondo Quattrocento e nei primi del Settecento, la città accoglieva professionisti, artisti, religiosi ma anche maestranze popolari e manovalanza in cerca di lavoro.
In previsione di ogni Giubileo, si provvedeva pertanto ad importare per tempo legname e derrate alimentari, per far fronte alle crescenti richieste e nel tentativo di arginare l’avidità di osti, locandieri e commercianti che cercavano di trarre il massimo profitto, anche a discapito degli stessi romani.
Le fonti raccontano, ad esempio, che nel 1350 i commercianti mantennero carestia di pane, di vino e di carne tutto l’anno, nonostante ci potesse essere abbondanza di tutto e sembrava che tutti i romani si fossero convertiti in albergatori.
Nel 1450 c’erano a Roma 1.022 alberghi e tuttavia non erano sufficienti a coprire il numero degli avventori, spesso costretti a dormire in strada o a dividere il giaciglio. Durante i Giubilei del 1575,1600 e 1625, la città arrivò ad ospitare addirittura mezzo milione di pellegrini, cinque volte di più del numero dei suoi residenti.
La grande richiesta di alloggi e la conseguente speculazione, aveva costretto le autorità pontificie a regolamentare affitti e sfratti, nel tentativo di tutelare i cittadini romani che rischiavano di essere penalizzati dall’aumento incontrollato dei prezzi o cacciati dalle loro abitazioni adibite a locande.
Scenari questi che non si discostano molto da quelli attuali, dove il business del turismo sembra fagocitare tutto e dove le abitazioni del centro continuano ad essere trasformate in B&B e strutture ricettive, costringendo i residenti a spostarsi in periferia e cambiando, probabilmente in modo irreversibile, il tessuto urbano, economico e sociale dei suoi quartieri.

Natascia Accatino
(1 agosto 20250

 

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