La prima tappa della IV edizione della rassegna dedicata al cinema buddista si terrà a Roma dal 10 ottobre, al Cinema Nuovo Aquila.
La rassegna, ideata dalla Presidente della Fondazione Maitreya Maria Angela Falà, con il supporto della Asiatica Film Festival, in collaborazione con EGA (European Gate to Arts) e il contributo dell’8 per mille della Unione Buddista Italina, si interroga sul “perché sono qui” dell’essere umano.
Il buddismo e la conoscenza dell’altro
In un mondo sempre più disorientato e in cerca di una risposta, il cinema buddista pone l’accento, come dice Maria Angela Falà, “Sull’importanza della conoscenza dell’altro“. Il cinema, in questa prospettiva diventa un veicolo che ci avvicina ad una realtà diversa sì, ma solo nella “forma perché la sostanza è la stessa”. Il buddismo diventa l’esperienza vissuta nel quotidiano, una forza silenziosa in territori lontani tra loro. I lungometraggi che vengono proposti spaziano così dal Bhutan al Giappone, alla Corea, al Tibet, alla Svizzera e agli Stati Uniti.
Riconsiderare il paradigma della vita e la qualità dei rapporti
“L’idea” prosegue Maria Angela Falà, “è che attraverso le immagini e i racconti, che provengono da situazione diverse, l’attenzione sia sposti dalla differenza alla qualità dei rapporti. Ad esempio Loving Karma, diretto da Jhonny Burke e Andrew Hinton, ci racconta attraverso la storia della piccola Tashi, le difficoltà di famiglie troppo povere di allevare i propri figli. Il protagonista, il Lama Lobsang Phuntsok, cerca di restituire a questi bimbi la loro infanzia e un po’ della serenità persa; sembrano situazioni lontane ma in realtà erano presenti anche nella nostra realtà, le opere sono un invito a riconsiderare il paradigma della vita, c’è molta più similitudine tra gli esseri umani di quello che pensiamo, siamo tutti nella stessa barca: la difficoltà di dare un senso a quello che accade, la partecipazione a quello che accade all’altro, la ricerca della felicità che non sia solo possesso materiale ma che deriva dal rapporto con l’altro ma anche con la natura.
L’importanza delle relazioni, l’individuo come filo di un tessuto
“Nel buddismo è la relazione che conta” continua Maria ANgela Falà “non si tratta di una religione individualista come vuole la vulgata, l’uomo non è al centro ma è il piccolo filo di un tessuto. Ognuno non può esistere da solo, siamo dei fili della rete della vita, i film trattano sia temi personali che politici perché non c’è distinzione tra personale e politico, siamo un tutt’uno; come dice il Dalai Lama nel documentario di Philip Delaquis e Barbara Miller, Wisdom of Happiness, è la relazione lega tutti quanti; un altro film, Mola: A Tibetan Tale of Love and Loss, regia degli svizzeri Yangzom Brauen e Martine Brauen, racconta la storia di un’anziana monaca tibetana che vive esule in Svizzera da 65 anni e che vorrebbe tornare a morire nella sua terra, una storia di resilienza ma anche di dolore, di chi è costretto a lasciare la propria terra a causa della guerra o della fame, che sono temi che riguardano tutti”.
Lo sguardo del direttore artistico, Italo Spinelli
Per la rassegna sono state selezionate 15 opere, il direttore artistico anche per quest’anno è Italo Spinelli, attore e regista italiano, del quale rammentiamo il commvoente film Gangor del 2010, ambientato nelle bidonville del Bengala Occidentale, e Da’wah,2017, che racconta la giornata di quattro studenti indonesiani, future guide religiose, in un collegio islamico, un invito alla comprensione della religione islamica.
Le opere selezionate per la rassegna
– Seeking del cinese Yang Yuan, in cui prevale la ricerca delle proprie origini e di sé tessa da parte di Zoma una ragazza tibetana che ritrova in Giappone il senso della vita;
– Agent of Happiness, regia del bhutanese Arun Bhattarai e Dorottya Zurbò, ambientato nel Bhutan un Paese ormai noto come il Paese dove non viene misurata il prodotto ma la Felicità interna lorda;
– Hema Hema: Sing Me a Song while I wait del maestro buddista Khyentse Norbu, già assistente alla regia per il Piccolo Buddha di Bernardo Bertolucci, che viaggia nei misteri dell’identità, il potere della maschera che l’essere umano decide di indossare ma di cui può anche fare a meno;
– The Dalai Lama’s Gift, un documentario dello statunitense Ed Bastian sul Dalai Lama;
– SAPANA/Himalayan Trek to Dreams, un documentario dell’australiano Kalani Gacon sul Nepal ma anche sulla capacità di realizzare un sogno;
– Dancing with Death, un documentario di Watd Serrill sulla vita di Bill Porter, nato in un’agiata famiglia statunitense, negli ann ’70 si trasferisce a Taiwan, decide di dedicarsi alla traduzione e diffusione della poesia cinese, a sottolineare l’importanza della tradizione e della poesia;
– si parla ancora di poesia con il film documentario sulla vita di Allen Ginsberg, No More to Say and Nothing to Weep For, diretto da Colin Still. Ginsberg è non solo uno dei più famosi poeti del XX secolo ma anche uno dei rappresentanti più illustri della Beat Generation di cui forse si sta perdendo memoria che ha lasciato in eredità il seme della tolleranza della diversità;
– My Lens, My Land, di Martin Brauen di Yangzom Brauen, ambientato in Tibet, ci propone lo sguardo dell’obiettivo, quello che Maria Angela Falà chiama “un occhio artificiale sulla nostra bellissima terra”, in questo caso sull’Amdo tibetano, un testimone imparziale della crisi ambientale e del delicato equilibrio tra uomo e natura.
Un classico per ricordare il ciclo della vita nella religione buddista
Come per le passate edizioni, la rassegna propone la visione di un classico, quest’anno è “Primavera, estate, autunno, inverno…e ancora Primavera”, film del 2003 di Kim-Ki-Duk, una meditazione sul ciclo della vita che ripete il ciclo della natura. uno dei temi più cari al buddismo che si collega anche a quello di morte e rinascita.
Ogni opera tocca i temi che permeano il buddismo, resilienza, compassione, rispetto dell’ambiente, tolleranza, capacità salvifica della rinascita.
Il Buddismo e la regionevole fiducia nell’essere umano
“Nel Buddismo non c’è la speranza del potere salvifico di una forza esterna all’essere umano” conclude Maria Angela Falà “c’è un puntare sulla possibilità di sviluppare le nostre qualità migliori, c’è la ragionevole fiducia che l’essere umano possa sviluppare le sue qualità migliori che sono l’amore la compassione la gioia compartecipe l’equanimità. C’è la fiducia di mettersi in gioco, noi siamo qui perché c’è un mondo che ci ha permesso di essere qui in questo momento, la vita che viviamo è fatta da un intreccio di molte realtà; i film della rassegna mettono in evidenza diverse situazioni, ogni singola rappresentazione racconta un mondo, obbliga lo spettatore a porsi delle domande”.
Il Nuovo Cinema Aquila ospita la rassegna fino al 10 ottobre, a Perugia dal 7 al 9 novembre al Cinema Méliès, la terza tappa a Bologna, presso la cineteca di Bologna a date d.d.
Livia Gorini
(6 ottobre 2025)
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