“Dentro le vite nascoste” dei ragazzi di CivicoZero

“La marginalità non è solo un fenomeno da osservare, ma una condizione nella quale tutti noi siamo immersi nella vita quotidiana, anche quando non la vediamo.” Esordisce così Dario Corallo, responsabile della comunicazione di CivicoZero, all’apertura dell’interessante workshop dal titolo “Dentro le vite nascoste”, svoltosi lunedì 11 novembre, nella storica sede della Onlus, di via dei Bruzi 10 a San Lorenzo. L’evento è stato realizzato all’interno del progetto Polo Psi, grazie all’8×1000 di Soka Gakkai, l’istituto buddista italiano.

Come raccontare Il disagio sociale

Ospiti del workshop sono stati Massimiliano Aragona, psichiatra, Girolamo Grammatico, formatore e autore, Antonella Inverno, addetta alla comunicazione di Save the Children, Giuseppe Rizzo, giornalista e Claudio Morici, autore, attore e psicologo. Tutti insieme hanno provato ad interrogarsi sulla marginalità e sul disagio psicologico dei giovani stranieri, neo maggiorenni che sono nelle nostre strade, e sulla comunicazione che lo racconta, per pensare ad una narrazione alternativa e più efficace del fenomeno. “Raccontare il nostro lavoro, le storie che incontriamo, la fragilità e l’esclusione sociale è qualcosa che richiede tempo e ascolto. La realtà spesso sconvolge tutte le teorie che abbiamo studiato“ ha detto Dario Corallo “I pregiudizi, i bias, l’opinione pubblica sono condizionati dal racconto che ne viene fatto e finiscono per segnare anche l’intervento degli operatori. Dobbiamo avere il coraggio di superare i pregiudizi ma, al tempo stesso, di toglierci di dosso il mantello (di buonismo), che spesso indossiamo anche noi del terzo settore e osservare con una lente diversa le storie che incontriamo nel nostro lavoro. Ci siamo accorti che tutto dipende dalla lente con cui uno guarda il fenomeno, per questo oggi siamo qui a parlarne con esperti provenienti da ambiti diversi, per capire in che modo la narrazione fatta del fenomeno incide sull’operatività e in che modo la stessa operatività, cioè come ci approcciamo alle persone, incide sulla narrazione che poi ne facciamo.” conclude Dario.

Restituire rappresentatività alle vite nascoste

“La sfida è quella di migliorare la capacità di comunicare il nostro lavoro e soprattutto di comunicare le vite nascoste delle persone che proviamo a supportare“ dice Rudy Mesaroli, direttore scientifico di CivicoZero. “Vite che escono dal nascondiglio soltanto quando deflagrano nella drammaticità e nella violenza e balzano in primo piano nei fatti di cronaca riportati dei Mass Media. Questo non fa altro che esacerbare la nostra profonda diffidenza nei confronti di chi comunica in un certo modo la marginalità sociale: i tanti influencer che fanno leva sui pregiudizi e sui timori dell’opinione pubblica nei confronti degli stranieri. La sfida è capire come la nostra comunicazione possa restituire rappresentatività alle migliaia di vite nascoste che incontriamo ogni anno nei nostri progetti come possa essere migliorata, pur rimanendo fedeli al valore delle nostre azioni.”

Nelle vite nascoste la paura del fallimento

“Le vite di questi ragazzi ed i loro percorsi sono estremamente nascosti perché, per loro, nascondersi è un modo per proteggersi e cristallizzare, anche a livello di postura, la loro profonda diffidenza nei confronti di un sistema che li ha sedotti e poi abbandonati”, racconta ancora Mesaroli.“I Neomaggiorenni escono dai radar del sistema d’accoglienza e dal welfar formale per una serie di fattori che loro percepiscono come un fallimento, perché magari non sono riusciti ad inserirsi nei progetti che erano stati individuati”, e spiega, ” non è un fallimento loro, è un fallimento di noi operatori che non riusciamo a calibrare i nostri interventi sulla loro dimensione più soggettiva, in termini di disagio. Dobbiamo provare ad intercettarli, accedere dentro queste vite nascoste con rispetto ed interventi mirati.”

Migliorare la comunicazione esterna ed interna

Molti i momenti di riflessione emersi dagli interventi dei relatori che provenendo da ambiti diversi hanno messo a confronto le loro differenti visioni del fenomeno. Ma nonostante restino tante le questioni da approfondire su due punti tutti i presenti hanno concordato: la necessità di trovare altre forme di comunicazione per raccontare all’opinione pubblica e ai non addetti al settore, in una forma veritiera e rispettosa, i ragazzi e la complessità delle loro vite nascoste e, al contempo, la necessità di trovare una maggiore comunicazione interna, tra operatori del terzo settore. ”Perché la verità è che se ne parla poco tra noi” ha ammesso ancora Dario Corallo.

Il blog di CivicoZero “Per l’alto mare aperto”

Il workshop di Civicozero è stato un momento di riflessione, in linea con l’esigenza avvertita dagli operatori che quotidianamente s’interrogano sulla complessità del loro lavoro e su come raccontarlo.” A maggio si terrà un evento finale, nel quale cercheremo di tirare le fila del progetto di quest’anno” ci racconta ancora Dario, “abbiamo anche deciso, con Rudy, di tenere un blog Per l’alto mare aperto che è una maniera per discutere, parlare dei problemi che incontriamo ogni giorno, ripiegando quel mantello che ogni tanto crediamo di portare. Restituire, per quanto possibile, la complessità di un fenomeno sfuggente e in continuo mutamento e allo stesso tempo riflettere su ciò che vediamo.”

Nadia Luminati
(14 novembre 2025)

Leggi anche:
CivicoZero: i 10 anni di assistenza ai MSNA
CivicoZero e SOS Razzismo al festival delle Culture
Dall’indagine ai MSNA del laboratorio di Piuculture: quale futuro?
Un tutore per amico per i ragazzi soli di CivicoZero