Le badanti romene che salvano i nostri nonni

Olga, che lavora come badante a Viale delle Province

Figli troppo occupati, nipoti inesistenti, il copione di molte famiglie italiane, spesso anche affiatate, è simile: quando un nonno si ammala nessuno è in grado di occuparsene con continuità e allora si ricorre ad una badante.I lavoratori domestici sono infatti 886 mila sul territorio nazionale, secondo i dati della Fondazione Leone Moressa,  di questi il 60% viene dall’Est Europa e il 20,5 dalla Romania.

Olga è una di loro, ha 64 anni e da un mese vive in viale delle Province, dove si occupa di una signora di 92 anni.E’ una gran lavoratrice. Quando siamo andati a prendere mia madre in Calabria ad agosto, era ridotta proprio male – racconta il figlio maggiore della signora presso cui Olga lavora – si rifiutava di mangiare, ma adesso da quando è arrivata è rinata. E’ riuscita a farla mangiare, nonostante i suoi capricci. Con determinazione l’ha risollevata, lavata, vestita ed è riuscita in quello in cui nessuno di noi cinque figli avrebbe potuto”.

Rimasta orfana in tenera età, Olga è stata cresciuta da una sorella maggiore, che vive ancora in Romania e si è subito dovuta dare da fare per mantenersi.“Quando è morto Ceausescu il mio paese è caduto in una profonda crisi economica, le fabbriche hanno chiuso e il problema della disoccupazione è diventato irreparabile. Allora le persone hanno iniziato a emigrare”.Olga è stata in Ungheria per 14 anni, lavorava come commercialista, ma poi la crisi ha colpito anche quest’altro paese e ha dovuto spostarsi.

Olga e Mimma

Sono venuta a Roma dieci anni fa. Ho raggiunto mia sorella che già viveva qui e lavorava presso un’agenzia di badanti” racconta sorridendo “fino a tre mesi fa accudivo un altro signore che purtroppo è morto. Sono stata con lui per quasi dieci anni. Mi ha insegnato l’italiano. Io capivo tutto ma non potevo parlare. Ascoltando lui e suo figlio ho allargato la mia competenza. Avevamo un bellissimo rapporto”.

Olga lavora sempre, non ha neanche mezza giornata libera, un terremoto, due anni fa ha distrutto la sua casa a Bacău, ferendo gravemente il marito.Per questo ora si trova a dover mandare i soldi a lui, oltre che al figlio e al nipote.“Certo mi manca un po’ la libertà, ma è necessario. Vorrei tanto che venissero in Italia. Il mio nipotino mi dice sempre ‘Mama voglio venire da te’” racconta con le lacrime agli occhi, ma servono 4000 euro, che lei non ha. Per questo ha rinunciato al suo annuale viaggio in Romania la scorsa estate.

E’ l’ora della cena: alza la signora e la fa sedere per le medicine. Ora l’anziana signora parla e sorride, poco meno di un mese fa la si dava per morta.

Tanti sono i sacrifici che ignoriamo nella vita di queste signore, che solo a Roma raggiungono i 118793 e ogni giorno salvano i nostri nonni.

Elena Fratini

(04/10/2017)

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