Un letto e “quattro docce” per minori afghani

Alcuni disegni degli ospiti
Dall’Afghanistan all’Iran, dalla Turchia fino in Grecia, poi da Patrasso a Bari e da qui a Roma. Per poi fermarsi a dormire al binario 15 della stazione Ostiense esposti al freddo ed ai pericoli della strada. Duemila chilometri a piedi percorsi nello spazio e svariati anni percorsi nel tempo – dall’età di 10 anni – per portare a termine, da adolescenti, il percorso verso un futuro migliore e la libertà. Ecco l’infanzia dei molti minori afgani non accompagnati che transitano nella nostra città.Per circa venti di loro dall’otto dicembre 2011 è stato approntato un centro di emergenza in via Aniene 28 – perciò denominato A28 – che li accoglie per la notte, dalle 22 – o prima – alle 8 di mattina dopo la colazione. Quattro stanze con tre letti a castello, quattro docce e tre bagni. Il presidente Intersos Nino Sergi spiega che gli ambienti sono stati pensati nell’ottica di accogliere i propri nipoti. Da qui l’esigenza di coniugare praticità ed accoglienza. Le quattro docce, un numero così elevato in rapporto ai posti letto, nascono invece dalle esigenze e dalle richieste dei giovani avventori del centro, preoccupati di eliminare ogni ostacolo alla socialità.L’iniziativa è finanziata da Intersos, che ha maturato in Afghanistan una notevole esperienza con i ragazzi espulsi dall’Iran, in collaborazione con la cooperativa Civico zero che offre assistenza complementare ai ragazzi durante il giorno.Dall’Afghanistan, per poi fermarsi a Roma? L’attuale legislazione sull’immigrazione italiana, spiega Alessandro Uberti, referente di A28, prevede che lo Stato possa attivare le tutele verso i rifugiati solo in seguito all’identificazione del minore. La stessa normativa prevede però che una volta identificati debbano restare nel nostro paese. Molti dei minori che transitano a Roma preferiscono perciò restare sconosciuti alla legge e fermarsi qui clandestinamente per il tempo necessario a raggiungere i paesi del nord Europa, dove la normativa per i rifugiati è più favorevole. Nascono così dei casi di minori meritevoli di protezione ma invisibili alla legge, abbandonati alla strada.Box per gli effetti personaliUn rifugio agli “invisibili”. Nino Sergi spiega che è stato possibile dare ai minori afghani “invisibili” la tutela di cui i rifugiati sono titolari recependo l’emergenza freddo diramata da Roma Capitale, un’occasione per agire in deroga alla legislazione sull’immigrazione. Trattandosi spesso di bambini ed adolescenti non accompagnati, senza competenze linguistiche e privi di qualsiasi rete di supporto che non sia casuale, la probabilità di essere traviati è alta. La preoccupazione maggiore, spiega Marco dell’unità di strada di Civico zero, è avvicinarli guadagnando la loro fiducia, dargli informazioni trasparenti sui pericoli, ad esempio della droga, e fornirgli la possibilità di scegliere il proprio percorso in autonomia, senza subire condizionamenti esterni.Chi ce l’ha fatta. Mohammad Moussali mediatore di Civico zero, spiega come vivono – o meglio, sopravvivono – gli afgani in Iran. Non hanno riconosciuto lo status di rifugiati, nonostante ce ne siano più di un milione nel paese . Pagano 300 euro all’anno per rinnovare il permesso di soggiorno, vengono relegati ai margini della società e, ricorda Sergi, negli ultimi anni 700 mila afgani sono stati espulsi dall’Iran. In questo paese, continua Mohammad, l’appellativo “afgano” si usa in senso spregiativo.Harun Abas, mediatore culturale per A28, si ritiene fortunato. Ha potuto usufruire di una borsa di studio per venire nel nostro paese, ed ora aiuta i suoi connazionali che passano dal centro. Sono tutti adolescenti tra i 14 ed i 17 anni, spiega, ed hanno voglia di raccontare il passato per esorcizzarlo, sdrammatizzare. Bambini in viaggio che si fermano mesi se non anni in ogni paese che attraversano svolgendo lavori saltuari come muratori o facendo pulizie, ma che quando arrivano dove c’è accoglienza dimostrano intatte la vitalità e la speranza tipiche alla loro età.

Davide Bonaffini(12 Gennaio 2012)