Il CIE di Ponte Galeria con gli occhi di Zakaria

Circa 40 delegazioni hanno presentato insieme la campagna lasciateCIEntrare. Candidati e associazioni hanno avuto l’accesso dei CIE di Ponte Galeria il 4 febbraio 2013 per una visita organizzata.

Abbiamo aspettato fuori dal cancello prima di entrare nel CIE e nell’attesa ci hanno chiamati da una lista, dove erano elencati i nostri nomi. Solo dopo ci hanno aperto la porta. L’ingresso era molto grande, con un cancello automatico, qui un militare ci ha chiamati uno per uno. Noi abbiamo confermato la presenza, ossia che eravamo lì per visitare il centro.

Una volta che sei dentro vedi davvero che sei entrato in un carcere da dove non sogni né di uscire né di scappare, perché forse solo un miracolo ti può far andar via da quel posto. Accade così che un immigrato, che ha rischiato la sua vita per arrivare in Italia, alla fine si trova dentro un CIE, un luogo dove ti sono negati tutti i tuoi diritti. Come è successo a Nerow Agbongiamur, nato nel 1982 in Nigeria, il quale, pur avendo la protezione internazionale, si trova dentro il CIE per errore.

Roberto Natale, segretario della FNSI, collabora con la campagna LasciateCIEntrare dall’inizio e conferma che il tema dei diritti devo essere prioritario. Sostiene infatti che tale iniziativa “è servita a farci capire meglio come funzionino i CIE. Gli operatori e le operatrici che lavorano qui meritano  sostegno.” I diritti di chi si trova nei CIE devono essere rispettati, non distrutti.

Dentro i CIE la situazione è pesante. Appena ci hanno visto, nel settore maschile, hanno cominciato ad urlare, “aiutateci, noi non siamo criminali. Abbiamo bisogno dei nostri dritti e non dovremmo essere qui”. Tantissimi i giovani e molti nigeriani. Parlando con alcuni di loro mi hanno detto tutti la stessa cosa “qui non è il nostro posto.”

Dopo la visita al CIE siamo stati tutti invitati allo spettacolo Illegal camp: Mai più CIE al teatro Ambra della Garbatella, dove, con la regia di Andrea Segre, sono stati protagonisti gli attori e le testimonianze, come Erri De Luca, Giuseppe Cederna, Roberto Citran, Barbara Baboulova e il sindaco di Lampedusa Giusi Nicolini che ha letto la sua lettera di appello “Quanto deve essere grande il cimitero della mia isola?”. Vi sono state anche le testimonianze dirette di Mahamed Aman, e mia, che sono Zakaria Mohamed Ali, giornalista somalo. Sono stati proiettati i video e le foto realizzati dentro i CIE, per raccontare quello che non si deve sapere, vedere o sentire al di fuori di mura e recinzioni.

Alla fine della serata Gabriella Guido portavoce della campagna LasciateCientrare ha lanciato l’appello per la chiusura dei CIE.

 Zakaria Mohamed Alì

(7 febbraio 2013)