
Calcio e arte culinaria. Un binomio vincente per una giornata all’insegna dell’intercultura che sabato 21 dicembre ha unito giovani e famiglie provenienti da tutto il mondo. A organizzarla l’Associazione Martin Luther King Italia e il Lions Club Roma Urbe. “Lo scorso anno abbiamo promosso un evento analogo puntando sull’incontro tra pittura e cucina” spiega Maria Antonietta De Cicco, presidente di Martin Luther King Italia “Quest’anno siamo andate alla ricerca di qualcosa che attirasse e i giovani e abbiamo scelto lo sport”.
“Il bello di questo torneo è il fair play: hanno tutti voglia di stare insieme”. A dare il calcio di inizio della competizione, disputata sui campi del centro sportivo “Artiglio”, è Luigi Corino, ex difensore della Lazio che oggi si dedica ad attività di volontariato presso le case famiglia create dall’associazione Sospe in zona Bravetta.
“Il calcio è un conduttore naturale di socialità e scambio culturale” spiega Giovanni Maglione, ex professionista oggi direttore generale del Lariano RdP Nemi: “Scatta la curiosità e le abitudini si mescolano. Uno dei miei ragazzi ad esempio mi ha convertito al mate: dopo pranzo invece del caffè prendiamo insieme questa bevanda argentina”.
“Il calcio europeo è destinato a diventare sempre più multiculturale” rivela Volfango Patarca, talent scout che ha scoperto campioni del calibro di Nesta e Di Canio: “Da noi non si fanno più figli, di conseguenza le nostre primavere sono formate da giocatori provenienti dall’estero”. Non solo: “Paesi come Venezuela, Malta o Israele hanno talenti straordinari, sarà sempre più difficile per le nazionali europee battere le rivali straniere”.

A conquistare il trofeo è la squadra del Perù dopo un combattuto 1 a 0 contro l’Etiopia. “Il Perù è una squadra preparata: rapidi, velenosi e ben organizzati” è il giudizio di Maglione. “L’Etiopia è più lenta ma ha un buon portiere”. “Sono stati davvero bravi” commenta Elvis Granados, dirigente del Perù, stringendo la mano ai secondi classificati.
Dopo la premiazione la festa prosegue intorno alla tavola imbandita con piatti di ogni nazione: dal riso cantonese al cous cous, dalle balon de palma – polpettine honduregne – a miser, kywote e ktfo, manicaretti etiopi a base di carne e lenticchie che fanno la gioia di tutti.
Ci sono i ragazzi singalesi che si sono conosciuti proprio grazie al torneo: “Certo non siamo molto affiatati” sorride Anton Sagava Peiris “Ma l’importante è giocare e divertirsi”. Ci sono Titty e Addis con i loro bambini Anna e Michael, di 7 e 6 anni, che sognano di diventare medico e calciatore e si divertono un mondo a rispondere alle domande della stampa. C’è Daniel Correa, futuro manager che unisce alle origini colombiane un genuino accento romano: “Lo sport può sicuramente favorire l’integrazione, perché in campo siamo tutti uguali”.
E poi ci sono loro, i vincitori, capitanati dal 23enne cubano Sergio Paz, dj di musica latino americana. Volti solari, modi gentili e battuta sempre pronta, i ragazzi del Perù rivelano un entusiasmo davvero caliente. Fuori dal campo scherzano e ridono, con Raul Bolivar che tiene banco trasformando ogni conversazione in una gag.
“È stato davvero bello confrontarsi con altre nazionalità” conclude Juan Ugaz, riassumendo il senso di una giornata magica. Ancora una volta l’associazione Martin Luther King Italia è riuscita a unire tanti mondi, con la forza dello sport, l’incanto del buon cibo, il fascino delle relazioni. Questa è l’intercultura. Il più bel regalo di natale che si possa desiderare.
Sandra Fratticci (7 gennaio 2014)
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