Il Ramadan di Tidiane, il gigante buono venuto dal Senegal.

1379365_1391274741110540_15602677_nIl 28 giugno è iniziato il Ramadan, un mese particolarmente impegnativo per ogni mussulmano, durante il quale non si può mangiare o bere se non dopo il tramonto. Una vera prova di fede che nei paesi a maggioranza cristiana diventa ancor più complessa dato che i ritmi della società non rallentano con l’inizio del digiuno. Tra le tante persone che stanno rispettando la tradizione, c’è anche Tidiane un senegalese di 32 anni che dal 2006 ha fatto dell’Italia la sua seconda casa, anche se ama definirsi più un “cittadino del mondo” che non di un particolare paese. Dopo aver passato alcuni anni a fare l’animatore turistico in tutti i Continenti ha deciso di fermarsi a Roma. Qui ha incontrato l’attuale compagna, ha avuto due figli di cinque e sei anni e oggi lavora nel mercato di Via Sannio, dove gestisce un piccolo ma fornitissimo negozio che vende maglie e accessori di ogni genere. La prima cosa che colpisce di Tidiane è la stazza, il motivo principale per cui ormai è diventato famoso con lo pseudonimo Shrek:” In realtà questo soprannome – spiega – è nato per caso . Il mio nome completo infatti è Cheikh Tidiane Ndiaye, ma dato che gli italiani hanno qualche problema con le lettere aspirate hanno iniziato a chiamarmi Shrek il gigante buono”. Un paragone, quello con il celebre cartone della Dreamworks, che lo lascia indifferente perchè è convinto che il nome di una persona, così come la lingua che parla, non siano caratteristiche importanti: “Chi sei veramente lo vedi la sera quando ti fai una doccia, e ti spogli di tutto ciò che possiedi”. In questa frase si può riassumere tutta la complessità di questo ragazzo. Ha le mani piene di graffi e calli, che raccontano il duro lavoro al mercato, ma anche una saggezza che colpisce l’ascoltatore.

Dopo aver scambiato quattro battute con alcuni commercianti vicini, ci spostiamo nel parcheggio del mercato dove di solito avviene lo scarico delle merci. Sono le 11:30 e il caldo inizia a farsi sentire per chiunque, figuriamoci per qualcuno che non beve da alcune ore:” In realtà sono i primi due o tre giorni quelli in cui si fatica particolarmente. Poi, una volta che il corpo si è abituato, non ci fai neanche più caso perchè tutte le energie che hai accumulato negli undici mesi precedenti ti servono anche a questo. Il Ramadan è un periodo di rinuncia in cui però si rafforzano anima e mente e questo conta più del resto. Resistere allo sguardo di una donna, reprimere il naturale impulso a bere o mangiare sono tutte prove che testano la nostra fede. Dopo che per un mese riesci a dire no a queste cose, sarà molto più semplice dire no a chi ti propone di vendere delle droghe o di intraprendere strade pericolose”. Una prova ancora più complessa se fatta lontano da casa: “In realtà per me non è così. Certamente in Senegal sei circondato da mussulmani (93% della popolazione ndr) ed è quindi più semplice condividere l’esperienza con altri. Ma la mia fede è tanto forte da non farmi sentire questa differenza”. Oltre ad essere un abile oratore, Tidiane, nel tempo libero è anche insegnante di musica e danza folkloristica africana, che prevede movimenti che determinano un forte dispendio di forze. Anche in questo caso, il giovane senegalese ha una risposta pronta:” Durante il Ramadan le energie mentali si moltiplicano, ed è grazie a queste che si possono affrontare le attività più faticose, danza inclusa”.

Tidiane con sua figlia
Tidiane con sua figlia

Il ballo tuttavia non è l’unica passione di Tidiane, che è sempre molto attivo nella difesa dei più deboli. I suoi idoli sono Nelson Mandela, Martin Luther King e Malcom X, uomini che hanno avuto una grande influenza sul suo pensiero: “Sin da piccolo mi chiedevo perché così tante persone dovessero scappare dall’Africa, una terra così ricca di risorse da poter sfamare tutti i suoi abitanti. Poi con il tempo ho capito che all’occidente fa paura un’Africa unita, e non sfruttabile, per questo sono morte tutte le persone che hanno cercato di perseguire questo obiettivo. Da quel momento ho deciso di dedicarmi agli altri per aiutare chi è in difficoltà, ed oggi continuo a farlo anche in Italia. La mia Italia. Perchè vorrei che i miei figli un giorno possano vivere in un paese dove si può restare e non dove un laureato deve emigrare per trovare spazio. Così come lotto affinchè ognuno, immigrato o meno, possa avere una casa in cui vivere. Potranno cercare di fermarmi picchiandomi o arrestandomi, lo hanno già fatto in passato, ma quello che non potranno mai levarmi è la mia convinzione e la mia dignità. Il vestito più elegante che una persona possa indossare”.

Adriano Di Blasi

(4 luglio 2014)

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