Centro Interculturale a Roma: perché tante difficoltà?

Centro Interculturale Roma„Vogliamo una nostra casa, dove mettere in atto le idee, i progetti e le attività a favore delle comunità di migranti”. „Dovrebbe essere grande e facilmente raggiungibile”. „Propongo che sia in periferia perché è lì che vivono la maggior parte degli stranieri”. „Scusate, ma perché emarginare i migranti? Basta! Non si deve associare la periferia e il degrado agli stranieri!” „A Torino, Milano, Reggio Emilia esistono case culturali, è una vergogna che a Roma i talenti delle varie comunità si debbano esibire nei garage o nei sottoscala”. Queste sono solo alcune delle voci emerse all’incontro del 20 novembre nella sala comunale di via della Greca 5 durante la riunione per la costituzione di un Centro Interculturale a Roma, evento che fa seguito alla lettera/appello indirizzata al Sindaco di Roma il 10 luglio. L’iniziativa, apprezzata da diversi esponenti della Giunta Capitolina, è stata sottoscritta e appoggiata da più di 300 cittadini e operatori, 100 sono esponenti di associazioni che operano da anni sul territorio romano e sono proprio questi che esigono “uno spazio dove far emergere le diverse culture come ricchezza e potenziale  strumento per il rilancio socio economico di Roma”.

Centro Interculturale RomaLa lettera non ha avuto ad oggi una risposta concreta. “Stiamo preparando una grande manifestazione culturale per far vedere il meglio di ogni nazione con la partecipazione di personaggi famosi e della stampa”, ha annunciato Giovanni Iorio Giannoli, Università di Tor Vergata, nella presentazione del progetto. “Non abbiamo ancora creato un sito web, ma a breve istituiremo una pagina facebook dove  contribuire con idee all’evento”. Qualcuno dal pubblico ha proposto di trovare degli esponenti politici che mettano la faccia e il cuore per portare avanti l’iniziativa del Centro.

Al momento non è chiaro dove sarà questo Centro Interculturale la cui creazione è auspicata da tutti gli operatori del settore immigrazione e integrazione. Ancora più difficile per il Comune di Roma individuare lo spazio adatto: che sia perfettamente compatibile con le esigenze – “un edificio in parte ristrutturato in cui non dover fare troppi lavori” – e capiente per comprendere spazi sufficienti “non soltanto per esibire l’intercultura ma per produrla”, chiarisce Gabriella Sanna delle Biblioteche di Roma. Dunque, una biblioteca/mediateca multietnica e multilingue, una grande sala multifunzionale, un area per mostre e allestimenti audiovisivi, spazi differenziati per seminari e laboratori, sala prove musicali e di danza, stanze per corsi di lingua. Si cerca una soluzione anche per la gestione delle risorse europee “che per l’intercultura esistono in abbondanza”.

Centro Interculturale RomaCi si pone il problema di quali associazioni potranno avere accesso al Centro, sarà consentito solo alle numerose organizzazioni che hanno aderito all’iniziativa? Essenziale sarà trovare la collaborazione e l’armonia tra le associazioni, che spesso stanno insieme a un tavolo ma non hanno la curiosità di conoscersi. “La politica non ci considera, i migranti sono un problema per loro ma, al momento, manca anche la collaborazione tra noi”, afferma una signora dal pubblico.

“Potete contare sulle seconde generazioni della comunità cinese”, ha dichiarato  un giovane avvocato di origini cinesi. “Lavorare insieme agli italiani, coinvolgerli”, ha aggiunto il rappresentante peruviano. “Creare un centro di ascolto per le persone in difficoltà, come le immigrate anziane, e un altro per i giovani, per non perderli”, è la preoccupazione di Angela Spencer, capoverdiana. Spremere le comunità per tirare fuori il meglio, i simboli. Sono pochi ad assistere ai meravigliosi spettacoli che si organizzano”, ha detto Cecilia Bartoli di Asinitas. Il rappresentante dei medici stranieri ha segnalato: “Quando si parla degli stranieri si parla solo di criminalità, gli intellettuali sono marginalizzati”. La proposta di costituire un albo delle associazioni per avere un monitoraggio è arrivata anche da parte di Vahid Vartanian: ”L’uso dello straniero contro lo straniero deve sparire”.

Per tutti il modello da seguire per la gestione delle attività è quello realizzato dalla rete Scuolemigranti.

Raisa Ambros

(21 novembre 2014)

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