Lunedì 13 Febbraio, presso la Sala Polifunzionale della Presidenza del Consiglio, si è tenuta la Tavola Rotonda sul tema “Europa, Calcio e Rifugiati: Regole ed esperienze di inclusione sociale attraverso il Gioco”, organizzata da FARE Network in collaborazione con UISP e Liberi Nantes, col patrocinio di UNAR.
“Facilitare l’inclusione e riconoscere il pieno diritto e il pieno accesso al gioco”, come introdotto da Raffaella Chiodo Karpinsky, chairwoman della FARE Network, è lo scopo a cui vuole arrivare la conferenza con un’alternanza di interventi che mostrano il punto di vista delle esperienze in campo, della giurisdizione e del mondo delle istituzioni.
A partecipare diversi esponenti, tutti motivati a collaborare per tracciare un percorso che possa rendere possibile quel “Apriamo le porte al gioco perché tutti hanno il diritto di giocare” lanciato da Alberto Urbinati, presidente dell’A.S.D. Liberi Nantes.
Insieme ad Howard Holmes, direttore della FURD, Markus Pinter, Fairplay della VIDC e Susanna Marietti, presidente dell’Atletico Diritti, Urbinati ha dato parola alla sessione delle “esperienze in campo”, che attraverso gli esempi concreti ha mostrato la potenza dello sport, in questo caso il calcio, nell’inclusione sociale. Ostacolo comune la legislatura che regola il tesseramento degli extracomunitari per le attività dilettantistiche (Art.40 quater) . Queste le condizioni dettate in Italia:
- Le società della Lega Nazionale Dilettanti possono tesserare, entro il 31 Dicembre, e schierare in campo due soli calciatori extra-comunitari, ovvero due sole calciatrici extracomunitarie, un numero illimitato di calciatori/calciatrici di cittadinanza comunitaria, che siano stati tesserati per società appartenenti a Federazioni estere, purché in regola con le leggi vigenti in materia di immigrazione, ingresso e soggiorno in Italia, e sia documentato.
- Per essere tesserati calciatori/calciatrici extracomunitari/e devono presentare:
- certificato internazionale di trasferimento;
- copia del permesso di soggiorno che dovrà avere scadenza non anteriore al 31 gennaio dell’anno in cui termina la stagione sportiva per la quale il calciatore/calciatrice richiede il tesseramento;
- certificato di residenza in Italia;
- dichiarazione sottoscritta dal calciatore/ calciatrice e dalla Società contenente il nome della Società estera e della Federazione estera con la quale il calciatore è stato tesserato, prima di venire in Italia.
I Liberi Nantes proprio per queste “regole” non possono tesserare i loro giocatori e, pur essendo in terza categoria e avendo conquistato il punteggio per un terzo posto, sul tabellone sono segnati sotto “fuori classifica”.
“Noi Liberi Nantes abbiamo deciso di intraprendere la strada del gioco: i ragazzi vengono prima del prestigio della classifica e a nessuno diciamo che non può giocare. Rivendichiamo con orgoglio questa scelta da nove anni”.
Sulla stessa scia Susanna Marietti racconta l’esperienza dell’Atletico Diritti, altra dinamica squadra di calcio romana composta da migranti, rifugiati e studenti universitari, che rivolgendosi ai legislatori sportivi sollecita un “gesto di coraggio: diamo un segnale per ragionare insieme sulle norme che tengano conto della realtà dei fatti. È ora di prendere posizione e dire se si è dalla parte dell’integrazione e dell’accoglienza o no!”.
Il difficile compito di argomentare la sessione degli aspetti giuridici è dato a Ilaria Pasqui, Ufficio Legale Associazione Italiana Calciatori, e Anna Baracchi, ASGI, moderate da Carlo Balestri, UISP Politiche Internazionali, che hanno delineato il panorama legislativo ora vigente per il tesseramento dei calciatori stranieri e in particolare dei minorenni.
A sedersi al tavolo per l’ultima sessione, dedicata al punto di vista delle istituzioni, Patrick Gasser, UEFA, Alessandra Morelli, UNHCR, Fiona May, FIGC, On. Filippo Fossati, Camera dei Deputati, moderati da Vincenzo Manco, presidente nazionale di UISP.
Cercare una soluzione al diritto e alla possibilità di giocare a calcio per i rifugiati è nei propositi della UEFA, così rassicura Patrick Gasser, sottolineandone l’importanza come possibilità per “contribuire a un calcio più competitivo”. Con grinta la parola passa ad Alessandra Morelli: “è un onore per me poter parlare di sport. Celebrare la resilienza dei rifugiati è diventata una mia missione primaria.
Lo sport è senz’altro quel punto d’incontro fra il rifugiato e lo spirito sportivo” e aggiunge proponendo il ruolo dello “sport come strumento che mette in dialogo due paure: la paura di chi scappa e la paura di chi accoglie.“
Sull’importanza del correre insieme, come in una staffetta, concludono Fiona May ribadendo che “lo sport è per tutti, non c’è differenza per nessuno: l’unica è il colore della medaglia” e l’On. Filippo Fossati nell’indicare proprio lo “sport come motore delle politiche sociali.”
Silvia Costantini
(15 Febbraio 2017)
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