Dieci anni di Liberi Nantes e già si festeggia la prima vittoria

Liberi Nantes alla sua prima vittoria del campionato

Sono le 11 e nel campo XXV Aprile a Pietralata sta cominciando la prima partita della nuova stagione: i ragazzi di Liberi Nantes si scontrano con la Fc Roma nord. E’ una giornata molto importante: è il decimo anno di vita di una squadra, l’unica, composta da rifugiati e richiedenti asilo, ammessa in terza categoria.“Quando l’abbiamo creata non credevo mai che potessimo arrivare a dieci anni” racconta Alberto Urbinati, uno dei fondatori  “era l’iniziativa di un gruppo di amici. Abbiamo attraversato momenti di crisi, ma poi ce l’abbiamo sempre fatta. Se ci penso provo entusiasmo e nausea, è stata una traversata durissima ma poi li vediamo giocare e gioire e questo ripaga dei sacrifici. I nostri dieci anni dimostrano che lo sport è un veicolo molto potente”.Per l’occasione è stata creata una maglia speciale “è un marchio non commerciale disegnato appositamente, l’abbiamo fatta con una cooperativa sociale di Caserta con cui collaboriamo” continua Alberto “la Rfc lion Caserta”.La tensione in campo è altissima perché i Liberi Nantes sono in vantaggio di due goal e non è ancora finito il primo tempo. “Respiro vita quando vedo i ragazzi che giocano, è una componente fondamentale per loro sentirsi squadra, avere obiettivi comuni e farlo giocando” spiega Toti, allenatore da quattro anni “tutto dipende da come vedi le cose. La vita non è lasciar scappare il tempo ma provare a migliorare un po’: per me è una cura, prendo sole, pioggia, però cerco di creare un gruppo calcisticamente valido. Il calcio ha un potere incedibile: parliamo un delirio di lingue, italiano, inglese, francese, mandinka ma ci capiamo sempre”.Fino a cinque anni fa giocavano in campi affittati, ora ne hanno uno loro.

Patrick e Dawda con la nuova maglia per i dieci anni

“La società cresce, la squadra ogni anno va rimessa insieme ed è un lavoro enorme, devi ricreare il gruppo” spiega Koffi, parte della prima formazione di Liberi Nantes, leva 2007-2008, ora dirigente e socio da tre anni “quello che cerchiamo di far capire ai nuovi è questa idea di famiglia che ci anima, che abbiano il documento o no e qualsiasi sia la loro nazionalità. Puntiamo soprattutto sulla disciplina e sul senso del rispetto. Abbiamo vinto per tre anni il Fair play, uno di questi però, a causa di un nostro ritardo ad una partita c’è stato tolto”.

In campo scendono solo pochi ma a volte ad allenarsi sono in sessanta” spiega David Agnelli, da un mese responsabile del settore calcio di Liberi Nantes “ho giocato per molti anni. Quest’anno ho smesso e volevo continuare in maniera diversa. Sono contento, sto scoprendo tante cose, è bello quando vedi il risultato del lavoro della settimana. I ragazzi ci mettono tutto, non è una scampagnata domenicale e portano ad aprirti, a metterti in gioco”.

Nonostante la squadra avversaria cerchi più volte di provocare, la partita termina 4 a 0, e si evita la rissa.

Ho segnato il primo goal. E’ stato molto emozionante” racconta in inglese Dawda, che ha 18 anni, viene dalla Gambia ed è alla sua prima partita “ho scoperto Liberi Nantes grazie ad un amico. Mi trovo bene con la squadra, molti ragazzi li conoscevo già perché un terzo di noi viene dalla Gambia, quest’anno”.Dawda giocava in seconda divisione nel suo Paese, riprendere dopo un anno di fermo “it is so good”.

Valentina aspetta con il piccolo Francesco in carrozzina, che il marito Robel esca dallo spogliatoio.“Grazie a Dio che c’è Liberi Nantes. Mio marito è eritreo e, quando è arrivato, non aveva niente, a parte la scuola di italiano, stava tutta la giornata al centro. Ora è alla terza stagione, è stato importantissimo per lui al livello di integrazione, di impegno e ha trovato un momento di gruppo e amicizia, nonché un obiettivo: la partita ogni fine settimana”.“Liberi Nantes è nyumeka bena, essere un tutt’uno”spiega Patrick Banjakey, ragazzo senegalese da tre anni parte della squadra.

Toti: allenatore di Liberi Nantes

Ci fa piacere vincere ma non è lo spirito della squadra; la cosa più importante è mostrare i talenti che i ragazzi hanno. Purtroppo i regolamenti non permettono di giocare, se non fuori classifica” spiega Toti.La Figc, Federazione italiana gioco calcio, ha infatti concesso alla squadra l’iscrizione al girone ma senza possibilità di promozione. “Siamo come le papere, ci agiteremo molto, sotto l’acqua” dice sempre l’allenatore ai suo ragazzi.“Vincere è utile alla squadra perché crea positività” sostiene Antonio Marcello, vicepresidente fino all’anno scorso e direttore tecnico nei passati sei campionati “ma la vera vittoria è mettere la squadra in campo”.

 

Elena Fratini

(17/10/2017)

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