La passione per il calcio Yossou, Giuseppe in italiano specifica sorridendo, l’ha avuta fin da bambino quando sotto il cielo del Senegal correva con i compagni di scuola dietro a un pallone colorato, il caldo non lo spaventava. Non avrebbe mai pensato che quel gioco da ragazzi sarebbe stato la sua fortuna, avrebbe portato integrazione.
L’arrivo in Italia
Non ha avuto paura, semmai tristezza e ansia, quando a soli sedici anni è partito dalla sua terra per raggiungere l’Europa. Passa veloce sul ricordo di quel viaggio durato due anni e concluso sulle coste della Sicilia “ci siamo imbarcati in molti ma solo una ventina sono arrivati”. Inutile approfondire una storia tragicamente nota e in un tacito accordo si procede nel racconto. L’Italia è lunga e stretta Youssou l’ha percorsa in poco più di un anno da Sud a Nord, dal mare di Genova a Ovest , è approdato a quello di Trieste a Est.
Trieste città multietnica dal XVIII secolo
La città lo ha accolto, come ha fatto nel tempo con un gran numero di migrati: dalla metà del XVIII secolo è diventata uno dei principali porti d’Europa, ha visto arrivare dalle regioni limitrofe: veneti, friulani, istriani, dalmati, sloveni, dall’Europa continentale, austriaci, ungheresi e dai balcani, serbi, greci. Nel giro di cinquecento metri convivono in città, accanto alle numerose chiese cattoliche, il tempio ortodosso, quello protestante e la sinagoga, segni di un’integrazione realizzata. Oggi gli stranieri sono 20.870(Istat 2018) pari al 10,2% della popolazione, sono soprattutto europei, principalmente Serbi e Romeni. I senegalesi sono la comunità africana più numerosa: 399 persone, di cui 338 sono uomini.
L’integrazione passa per l’istruzione
Youssou ha in mano un pacchetto di libri, il primo è “Rama – fiabe, miti, leggende Africane” con i testi, in italiano, di un autore, musicista, cantautore senegalese come lui. I libri Youssou li vende ora che la scuola è finita, aiuta Omar a imparare a farlo e a comunicare, perchè Omar è arrivato da poco dal Senegal e preferisce esprimersi in francese. Youssou è gioviale e spigliato, parla bene l’italiano, sta studiando per ottenere la licenza media e poi vuole iscriversi a un istituto professionale per imparare un mestiere e guadagnarsi da vivere. “E’ Maria che mi guida e mi consiglia su cosa sia bene fare per la mia formazione e su come mi debba comportare qui in Italia” Maria è un nome di fantasia che Youssou dà, dopo averci pensato un attimo, alla sua padrona di casa italiana. Non vuole dire il suo nome vero “per non causarle problemi”, del resto Youssou non ha subito particolari discriminazioni nel nostro paese e alla domanda “Sai chi è Salvini?” fa uno sguardo interrogativo e risponde di no.
L’accoglienza che porta all’inclusione
Grazie al calcio Youssou ha imboccato una strada in discesa: per giocare a pallone non servono le parole, le regole del gioco sono note universalmente e lo sport è sempre più spesso occasione di aggregazione e di integrazione per chi arriva da un paese straniero. Una sera dopo la partita un ragazzo italiano lo ha invitato a cena a casa, Maria è la mamma di quel compagno di pallone, una madre che ha preso a cuore la storia del ragazzo arrivato dal mare e ora lo ospita a casa sua e “mi supporta nell’inserimento in Italia” spiega Youssou tirando fuori dalla tasca, con delicatezza, la sua carta d’identità italiana.
Nicoletta del Pesco(19 giugno 2018)
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