A dieci anni dal suo debutto, finalmente la Liberi Nantes ha ottenuto il tesseramento alla Lega Nazionale Dilettanti, dove finora giocava da fuori classifica. La squadra, interamente composta da rifugiati e richiedenti asilo, risolvendo alcune pendenze burocratiche legate alla residenza anagrafica dei suoi calciatori si è guadagnata il fatidico via libera dalla FIGC (Federazione Italiana Giuoco Calcio): un grande traguardo «per l’affermazione dei diritti umani e la cultura dello sport», si legge sul comunicato ufficiale dell’associazione di Pietralata.Parte della rosa del Liberi Nantes, dal sito liberinantes.orgLa bella notizia arriva più o meno in contemporanea rispetto all’esclusione della squadra di pallacanestro Tam Tam di Castel Volturno, sancita dal TAR del Lazio. La formazione è composta da italiani di seconda generazione, che però per la legge italiani non sono. Le squadre, una volta che gli atleti hanno compiuto quattordici anni, possono tesserare al massimo due extracomunitari, requisito non rispettato dalla Tam Tam. Tutte vicende che dimostrano come in fatto di cittadinanza ci sia molta strada da fare.Almeno la Liberi Nantes si gode il suo successo, che è prima di tutto umano. La compagine, proprio per la sua missione, ha un ricambio di organico costante e fisiologico che impedisce i progetti sul lungo termine con la stessa ossatura. Ogni settembre è come se ci fossero «nuovi provini», spiega Santiago Tedeschi, responsabile comunicazione e già vice allenatore del club.Il calcio e lo sport in generale sono ottimi veicoli di integrazione – anche se dagli ultimi fatti di cronaca non sembrerebbe, vedremo dopo. Ma per le realtà dilettantistiche l’obiettivo primario è quello di favorire l’inserimento nella società anche attraverso percorsi alternativi, con la consapevolezza che, statistiche alla mano, solo pochissimi raggiungeranno il professionismo sportivo.Ciò non toglie che ci siano stati anche giocatori dalla lunga militanza nella Liberi Nantes, «anche di quattro e cinque anni», precisa Santiago, come chi abbia raggiunto addirittura le giovanili della Roma.Foto dal sito liberinantes.orgIl fattore principale sono le linee guida che l’associazione si è data. «Facciamo un grande lavoro per dimostrare di essere una squadra diversa» e la riprova è il premio disciplina vinto da fuori classifica, riconoscimento per il minor numero di cartellini gialli e rossi.Ed è altrettanto importante ricevere i complimenti dalle altre società contro cui si gioca, come il presidente degli avversari che manda un messaggio dicendo che «non aveva mai visto qualcosa del genere. È molto bello e ci spinge a continuare», racconta Santiago.Specificando che, purtroppo, non è sempre rose e fiori. Ogni domenica può succedere di tutto, «si possono incontrare persone splendide come ricevere insulti razzisti». Il clima politico «non aiuta», tuttavia, secondo Santiago, «negli ultimi anni il razzismo è diminuito». Ma non sparito. Gli episodi incresciosi persistono, tutti ricordiamo i pesanti epiteti razzisti della madre brianzola durante una partita dei pulcini, bambini di appena dieci anni.Il dilettantismo, purtroppo, non è immune dal virus che colpisce più sistematicamente gli stadi delle massime categorie. Il caso Balotelli ha avuto il maggior risalto mediatico, ma non è stato l’unico, anzi. La questione è però più complicata di così, affonda le radici nella militanza di alcuni gruppi di ultras in organizzazioni di estrema destra o molto più spesso criminali, come si evince dalla denuncia della Juventus contro alcuni capi tifoseria per estorsione o l’omicidio del leader degli Irriducibili (Lazio) Fabrizio “Diabolik” Piscitelli la scorsa estate. Ma sono altre storie.Per fortuna lontanissime dalle buone pratiche portate avanti dalla Liberi Nantes, che grazie alla rete di rapporti con le associazioni di Pietralata favorisce la conoscenza reciproca, tra residenti locali e, di fatto, resto del mondo. Dalle escursioni a varie tipologie di eventi, iniziative, laboratori, «è bello vedere le famiglie che portano i bambini a giocare con i ragazzi della squadra», in una comunione di spazi che, chiude Santiago, «ha buone ripercussioni su tutto il quartiere».
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