Era l’inizio di febbraio quando l’emergenza Covid-19, allora percepita come ancora “lontana” dall’Italia, iniziò a creare pericolosi campanelli d’allarme: dal calo della clientela nei ristoranti cinesi fino a episodi di sinofobia e razzismo; questione di settimane e l’emergenza del virus sarebbe diventata anche una questione italiana. Gli atteggiamenti di sospetto e paura nei confronti dei cinesi hanno lasciato spazio a una nuova narrazione della Cina, che ad oggi è considerata dai più nazione alleata dell’Italia contro il coronavirus. Da untori ad angeli custodi: com’è cambiata la percezione della Cina e dei sino-italiani in queste ultime settimane?
Emergenza Covid-19: tra orgoglio nazionale e abbattimento dei confini
Se ne è discusso alla conferenza online organizzata dal presidente di Associna Marco Wong in collegamento con Orientalia Editrice e con tre autori cinesi di seconda generazione, Luna Cecilia Kwok, Alessandro Zhu e Liliana Liao, dai loro racconti è nata la raccolta Cinarriamo. Racconti sino-italiani, progetto editoriale creato due anni fa con l’obiettivo di raccontare cosa significhi vivere con una doppia identità culturale.I tre autori hanno dato una propria personale opinione rispetto al tema della doppia identità “non sono stata vittima di discriminazione”, dichiara in collegamento da Napoli Cecilia Kwok, madre italiana e padre cinese “sicuramente il mio cognome ha sempre destato una certa curiosità. Personalmente non mi sento né totalmente cinese, né completamente italiana”.“Per gli italiani sono troppo poco italiano, per i cinesi troppo poco cinese”, spiega Alessandro Zhu, “ma io non mi interrogo molto sulla mia identità: sono nato in Italia, ho sempre vissuto qui e non mi interessa essere considerato cinese o italiano. So che proseguirò qui la mia vita, al contrario i miei genitori se potessero tornerebbero in Cina”.“Ho sperimentato sin dall’infanzia la sensazione di sentirmi diversa dagli altri”, commenta Liliana Liao, che nel suo racconto ha scritto, attraverso un flusso di coscienza, della sua doppia identità. “All’inizio le notizie sul coronavirus provenienti dalla Cina hanno risvegliato in me la paura della discriminazione, soprattutto per i miei figli”.“L’attuale stato di emergenza ha portato indubbiamente a un risveglio del sentimento patriottico, in molti balconi si appendono le bandiere italiane”, osserva Marco Wong. “Durante la difficoltà nasce l’esigenza di stringersi attorno a ciò che accomuna. Ma se da una parte si è risvegliato il sentimento di orgoglio nazionale, è anche vero che dall’altra si è assistito a un abbattimento dei confini: stiamo tutti combattendo lo stesso nemico”.
Covid-19: solidali nel presente, ci si interroga sul futuro
La conferenza si sposta così sul tema della solidarietà, non solo quella internazionale tra le nazioni Cina e Italia, ufficializzata con l’arrivo di medici, mascherine, farmaci e dispositivi sanitari per fronteggiare l’aggravarsi del contagio; con il dilagare del virus si è consolidata anche quella solidarietà “dal basso” che ha unito nella battaglia al covid-19 la popolazione italiana e cinese: sono apparsi sui social video di cittadini cinesi con messaggi di speranza, iniziative solidali come il progetto Ganbei, un’iniziativa che arriva dal mondo del vino cinese, o come le mascherine distribuite da una famiglia di ristoratori cinesi sul pianerottolo di un condominio a Vigevano. E in provincia di Prato, dove la comunità cinese è la più numerosa d’Italia, non sono mancate le bandiere cinesi sui balconi ad affiancare il tricolore.Queste iniziative sono davvero il punto di arrivo per la creazione di un legame definitivamente consolidato tra i due popoli? Una domanda di difficile interpretazione, visto che il momento è critico e necessita uno sforzo comune per affrontare un problema di portata globale, che avrà un impatto sui futuri assetti geopolitici. “La linea della percezione dell’altro è molto labile, non so cosa aspettarmi in futuro”, afferma Palmira Pregnolato di Orientalia, “assistiamo spesso a variazioni di umore, temo che in futuro la politica tornerà a giocare sugli slogan, sul Chi ha portato il covid-19?, sul diffondersi del virus come pretesto per ribadire la necessità di chiudere le frontiere”.
Cina e Italia: l’importanza di conoscere l’altro
Secondo Marco Wong “i sentimenti rispetto all’altro cambiano secondo precisi momenti storici”. “La percezione della Cina non è mai stata univoca”, interviene Cecilia Kwok: “prima del processo massiccio di industrializzazione che la Cina ha messo in atto per affrancarsi dalla povertà, il paese era visto con ammirazione, fascino, come fosse una terra misteriosa. I manufatti cinesi erano considerati di altissimo pregio. Dopo il processo di industrializzazione l’etichetta “cinese” è diventata l’aggettivo per qualsiasi tipo di prodotto falso o scadente”.“Ora come non mai è importante far capire cosa sia la Cina”, questo il messaggio dei relatori, che da anni operano come ponte tra culture. Non sarà quindi tanto lo stato di necessità a sancire rispetto e fiducia tra due popoli, ma piuttosto la costruzione di un rapporto basato sulla reciproca conoscenza: “Le persone sono in bilico tra un’opinione e un’altra e l’unica arma che possiamo avere a disposizione per creare un legame solido, leale e duraturo è la cultura”, sottolinea Alessandro Zhu, “sarà la cultura la vera ancora di salvezza”.
Elisabetta Rossi(07 aprile 2020)
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