Mezzo secolo di accoglienza: Piuculture continua a ripercorrere la storia dei flussi migratori che, dagli anni ’70 ad oggi, hanno interessato l’Italia. Lo fa analizzandone i dati nazionali e quelli locali, cercando di dare un quadro articolato del fenomeno migratorio e di come questo si sia modificato nel tempo.
Caratteristiche dei flussi migratori
L’immigrazione jugoslava non è stata costante nel tempo, piuttosto ha cavalcato diverse ondate; i flussi hanno viaggiato verso l’Europa ma si sono mossi anche internamente alla stessa penisola balcanica. Per via di una politica sull’immigrazione maggiormente liberale rispetto al resto del blocco comunista, la prima ondata migratoria dalle repubbliche della Jugoslavia venne registrata negli anni ’60 spinta dalla necessità di alcuni stati europei di reclutare manodopera.La zona di confine tra Italia e Jugoslavia, in seguito alla Seconda guerra mondiale venne divisa in due amministrazioni, l’una degli Alleati e l’altra degli jugoslavi. La prima, la zona A, denominata Territorio Libero di Trieste; la seconda che includeva il distretto sloveno di Capodistria e quello croato di Buie, detta zona B. Le popolazioni delle due aree usufruivano di un lasciapassare che consentiva ai confinanti di entrare 4 volte al mese nel paese vicino. Questo limite fu revocato nel ’69 quando ormai chi aveva il passaporto riusciva ad entrare in Italia senza ostacoli. La semplicità degli spostamenti facilitò la mobilità dei lavoratori frontalieri verso le regioni del Nord Italia, in particolar modo in direzione del Friuli e del Veneto, che divennero la meta di molti lavoratori provenienti dalle repubbliche jugoslave. Solo nel 1975 le due zone furono attribuite definitivamente rispettivamente all’Italia e alla Jugoslavia.
1971/1981: Jugoslavia dati delle presenze in Italia
Nel 1971 sono stati registrati i primi massicci flussi migratori in Italia. Nonostante le difficoltà nel reperire dati precisi che facciano riferimento agli ingressi regolari, perché più si va indietro nel tempo più dati e informazioni scarseggiano, al 1° gennaio sono stati registrati 6.460 permessi di soggiorno relativi a cittadini jugoslavi che si collocano al primo posto tra i cittadini extracomunitarie che ne fanno richiesta, pari 4,5% sui 143.838 permessi totali. I numeri sono rimasti più o meno stabili anche dieci anni dopo: 6.472 permessi di soggiorno registrati al 1° gennaio 1981, il 3,3% su 198.483 totali, secondi solo all’Iran.
1991/1995: ex Jugoslavia dati delle presenze in Italia
Con la dichiarazione di indipendenza della Slovenia nell’estate del 1991 si è creato un effetto domino che in pochissimo tempo ha portato alla prima guerra, quella dal 1991 al 1995, che ha stravolto la vita dei cittadini delle repubbliche jugoslave e alla totale dissoluzione della Jugoslavia. “Quella jugoslava è la prima guerra europea dopo il 1945. Meglio, viviamo un dramma territoriale inedito, che ha attraversato diverse fasi: 1) La drole de guerre in Slovenia, che ha sanzionato la disgregazione della Federazione titina; 2) la guerra fra Serbia e Croazia, che ha opposto due nazionalismi in conflitto per il controllo del territorio; 3) il conflitto in Bosnia-Erzegovina, molto simile a una guerra africana, nella quale i gruppi etnici (o sedicenti tali) si affrontano in una lotta di tutti contro tutti, senza esclusione di colpi” (Limes n1, 1993).Nel 1991 anche la Croazia si è proclamata indipendente, poco dopo la Macedonia del Nord e nel marzo del 1992 la Bosnia Erzegovina. Tempi più dilatati per il Montenegro che ha dichiarato la propria indipendenza dalla Serbia nel giugno del 2006, mentre la provincia autonoma del Kosovo, dove la guerra è continuata fino agli anni 2000, si dichiarerà autogovernata solo nel febbraio 2008.
1995/2001: ex Jugoslavia dati delle presenze in Italia
A risanare l’assetto geopolitico della Jugoslavia di quegli anni e a mettere fine alla guerra fu l’intesa raggiunta nel novembre del 1995 con l’accordo di Dayton. In particolare la Bosnia Erzegovina ha lentamente ripreso respiro dopo la guerra etnica che aveva coinvolto serbi e croati . Dall’anno successivo sino al 1999 si è assistito ad un altro conflitto che ha coinvolto il Kosovo e dal gennaio al novembre del 2001 la Macedonia è stata teatro dell’ultimo atto della guerra di Jugoslavia. I flussi migratori, decisamente sensibili ai mutamenti storici e politici, hanno subito inevitabilmente delle ripercussioni. Raccogliere dati utili a censire la popolazione dell’ex Jugoslavia stanziata in Italia nel XXI secolo è tuttavia difficile: anzitutto perché sono in gioco sei diversi attori statali, in secondo luogo perché le diverse etnie si sono mescolate dopo migrazioni interne. Oggi molti dei residenti jugoslavi in Italia sono ritornati in patria grazie all’appianarsi dei conflitti nei paesi d’origine. Secondo l’annuario statistico italiano redatto da Istat al 1° gennaio 1999 tra le prime dieci comunità maggiormente presenti sul territorio italiano la Jugoslavia – a quella data costituita solo da Serbia e Montenegro – occupa il quarto posto dopo le Filippine. Con un totale di 51.472 presenze si discosta notevolmente dalla comunità marocchina che, al primo posto, totalizza 147.783 presenze. Al 1° gennaio 2000 i cittadini jugoslavi crescono fino ad arrivare quasi a 57 mila presenze.
2001/2007: ex Jugoslavia dati delle presenze in Italia
2008/2019: ex Jugoslavia dati della presenza in Italia
2003/2019: ex Jugoslavia dati della presenza a Roma
La presenza a Roma di cittadini provenienti dalla ex Jugoslavia, così come mostrano i dati Istat, non è tra le più numerose. La presenza bosniaca a Roma è raddoppiata dal 2003 al 2019, passando da 1070 a 2601 presenze. Una crescita più moderata nella presenza della comunità croata passata dagli 838 permessi del 2003 ai 1135 nel 2019. La comunità macedone, reduce dal conflitto del 2001, si è triplicata passando da 1610 nel 2003 a 3602 permessi nel 2019. Discorso più articolato per Serbia e Montenegro che fino all’ufficiale sparazione del 2006 hanno registrato una presenza pari a 3260 unità. Nel 2008 i cittadini montenegrini presenti a Roma erano 282 contro i 2094 serbi; un numero più o meno costante quello montenegrino che al 2019 si è arrestato a 256 permessi di soggiorno, mentre i cittadini serbi, alla stessa data, sono scesi a 1030. Infine, il Kosovo ha visto i primi timidi ingressi sul suolo capitolino nel 2009 con 102 permessi di soggiorno decuplicati arrivando a 1546 presenze nel 2019, in linea con il dato nazionale.(3.continua)
Giada Stallone(31 marzo 2020)infografiche di Rosy D’Elia
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