Ramadan in quarantena: come si preparano i musulmani

Il 24 aprile sarà la data che darà inizio al Ramadan del 2020, un Ramadan in quarantena, e quest’anno per tutti i musulmani del mondo sarà un’esperienza totalmente nuova, visto che la festività, oltre ad essere un importante momento spirituale, è anche occasione per unire la comunità, aggregarsi e condividere.

Ramadan in quarantena: l’aiuto della tecnologia

Mohamed ben Mohamed è l’imam della Moschea al-Huda di Centocelle, un punto di riferimento per i tanti musulmani che vivono nel quartiere: il V e il VI Municipio sono infatti le zone in cui si registra la più alta concentrazione di musulmani della Capitale, che complessivamente sono stimati 120 mila e compongono un mosaico multietnico di 42 nazioni e 3 continenti. “Le prime settimane di isolamento sono state, come per tutti, un periodo trascorso nelle nostre case”, spiega. “Però anche se distanti ci siamo sentiti molto uniti: immediatamente dopo il Decreto del Governo, la moschea e la nostra scuola sono state chiuse al pubblico, ma ci siamo subito attivati tramite whatsapp e altri mezzi tecnologici per comunicare, diffondere materiale informativo con le prassi da seguire, invitando a rimanere in casa. Abbiamo anche divulgato tutte le informazioni necessarie per poter usufruire degli aiuti dello Stato”.

imam
L’imam di Centocelle Mohamed ben Mohamed
I corsi di arabo e di cultura e religione islamica, così come il lavoro del direttivo della moschea sono operativi grazie alla tecnologia, che permette lezioni e riunioni online. Anche le preghiere continuano da casa, visto che “nell’Islam la preghiera si può fare ovunque. Quindi questo non rappresenta una difficoltà per i fedeli. Il problema riguarda la preghiera del venerdì, che è obbligatoria e deve essere svolta nella moschea in presenza dell’imam che fa il suo sermone. Ma in questo momento non è possibile pregare in moschea quindi quindi  anche il venerdì si fa la preghiera di tutti i giorni. D’altronde, il Profeta raccomandava che in tempo di epidemie tutte le precauzioni dovevano essere messe in atto”.

Coronavirus: solidarietà, valore fondamentale nell’Islam

Isolati, ma solidali: Mohamed ben Mohamed racconta che i fedeli della moschea si sono uniti per dare il proprio aiuto in questo momento critico: “da una parte, abbiamo contribuito allo sforzo nazionale, con offerte alle strutture sanitarie e con la donazione del sangue; dall’altra abbiamo aiutato le persone e le famiglie con difficoltà economiche attraverso l’acquisto e la consegna di beni alimentari“.”Nell’Islam, nessuno è solo, nessuno deve restare indietro: la solidarietà è un aspetto molto forte nella nostra vita, non solo attraverso la zakat, che è uno dei pilastri dell’Islam, dunque obbligatoria. In generale, gli hadith, ovvero i detti e i fatti del Profeta, invitano a contribuire, a offrire, a dare a chi ne ha bisogno, sempre”.

fedeli in moschea
Fedeli alla Grande Moschea. Foto: Flickr Piuculture
“È vero che l’isolamento può avere anche effetti negativi: può dividere le persone, e purtroppo c’è chi è ancora indietro, chi non ha ricevuto la solidarietà che si aspettava. Ma in generale posso dire che in questo periodo, nella nostra comunità, il senso di solidarietà si è accresciuto”.

Coronavirus: il Ramadan e le sfide future

A pochi giorni dall’inizio del Ramadan, affiora, anche per l’imam, un senso di nostalgia: “Ci mancheranno tante cose, quell’atmosfera di famiglia, di spiritualità condivisa. Ma grazie alle dirette sulla nostra pagina Facebook, ogni giorno sarò presente attraverso delle trasmissioni in arabo dedicate a lezioni, insegnamenti, spiegazioni sui temi religiosi per tutti fedeli. Inoltre, ci stiamo organizzando per dare aiuti alle famiglie in difficoltà, per aiutarle a fare il digiuno in condizioni normali e avere cibo”.

La Mecca
La Mecca, che accoglie per il pellegrinaggio circa 2 milioni di fedeli, è ora deserta
Sul futuro e su quello che accadrà dopo il coronavirus, l’imam commenta: “la pandemia porterà tanti cambiamenti, il sistema economico entrerà in una crisi profonda. Forse sarà proprio questo il momento di ripensare alla nostra società, basata su un modello economico che non tiene conto dei più deboli. Se affronteremo questa crisi da soli, senza una visione comune, senza un sentimento di appartenenza, sarà un disastro. Questa potrebbe essere l’occasione per spingerci a cambiare modello: se siamo uniti, questa pandemia potrà essere anche una nuova opportunità da cogliere. Ma dipenderà tutto da noi“.

Elisabetta Rossi(20 aprile 2020)

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