Scuola e Coronavirus: parlano i dirigenti scolastici

Scuola e Coronavirus: dal marzo 2020 gli alunni delle scuole, rimasti a casa a causa della sospensione dell’attività didattica per il contenimento del virus, hanno imparato a seguire gli insegnanti e vedere i compagni attraverso il video di un computer; è la DAD, Didattica a Distanza che rischia di essere riproposta ad oltre 8 milioni di studenti delle scuole italiane alla ripresa autunnale, malgrado il 33,8% delle famiglie italiane non possegga un pc o un tablet.

Manifestazione 23 maggio
Scuola e Coronavirus: manifestazione del 23 maggio 2020

Scuola e Coronavirus: la DAD diventa strutturale

“Il Coronavirus ci ha colti di sorpresa, inizialmente c’è stato un disorientamento generale, quando si è capito che la DAD da temporanea sarebbe diventava strutturale, ci siamo organizzati” racconta Loredana Teodoro, Dirigente scolastico dell’Istituto Comprensivo di Via Volsinio a Roma, oltre 1440 alunni, 60% frequentano la scuola primaria, 40% la secondaria di primo grado. “Innanzi tutto, su segnalazione dei docenti sono stati distribuiti una trentina di computer a partire dai ragazzi delle secondarie e poi in giù fino agli alunni di prima elementare. La richiesta concomitante di tanti pc dalle diverse scuole ha dilatato i tempi di consegna. Sono stati gli stessi ragazzi a segnalarci le loro difficoltà, non solo la mancanza del pc, ma anche le complicazioni logistiche: impossibile trovare in casa lo spazio tranquillo per tutti per collegarsi, con fratelli e genitori a loro volta connessi”. Ma le difficoltà e la necessità di adeguarsi ha coinvolto anche i docenti: “Abbiamo imparato tutti molto, si è iniziato a lavorare da remoto, è stato necessario ripensare la proposta e la strategia didattica in funzione dell’insegnamento online. Anche i docenti inizialmente restii hanno messo a disposizione il loro privato, la DAD che ha portato alunni e docenti, nelle case gli uni degli altri, ha avuto un pregio: è stata un’occasione di avvicinamento con le famiglie come non era mai successo. Si è mantenuta una rete sociale attiva. La scuola è stata il collante, ha cementato anche il rapporto tra i ragazzi, ha mantenuto la vicinanza, nella distanza”.“La chiusura della scuola a causa del Coronavirus è stato un fulmine a ciel sereno, abbiamo dovuto stravolgere esperienze e azioni” racconta Cinzia Di Palo dirigente scolastico dell’IC Falcone e Borsellino a Roma, l’istituto ha oltre 900 alunni suddivisi fra scuola dell’infanzia, circa 250, e i restanti equamente distribuiti fra primaria e secondaria di primo grado. Assieme ai docenti dell’istituto “con i quali abbiamo svolto un aggiornamento che normalmente si sarebbe fatto in dieci anni, abbiamo rimodulato e semplificato i programmi, sperimentato, non c’erano riferimenti scientifici sui quali basarsi, nell’adeguarci alla DAD, ci ha guidato il buonsenso. Le classi sono state divise in gruppi e l’attività in sincrona e a sincrona. Per poter seguire le lezioni sono stati distribuiti trentacinque pc.”

No DAD
Manifestazione per la riapertura delle scuole, 23 maggio 2020(foto ansa)

Scuola e Coronavirus: le criticità

Inizialmente la difficoltà è stata legata all’approccio con la tecnologia, non per tutti gli insegnanti è stato semplice adeguarsi all’utilizzo dello strumento informatico nella didattica, ma la necessità di farsi vedere dagli alunni ha portato anche i docenti più riluttanti, a superare questo impedimento” spiega la dirigente dell’IC Falcone e Borsellino.Per Loredana Teodoro “Le criticità evidenziate in presenza sono state confermate nella didattica a distanza che in realtà è solo per metà online”. Al collegamento tra insegnanti e alunni che nel tempo è diventato quotidiano, anche se di durata molto ridotta rispetto all’orario scolastico tradizionale, si è aggiunto il lavoro da svolgere a casa e qui “le famiglie hanno avuto un ruolo importante, soprattutto con i più piccoli, e sono uscite provate da questa esperienza. Inoltre, poiché sia l’utilizzo di internet che il supporto dei genitori sono strettamente correlati alle condizioni socio-economiche del nucleo familiare, le difficoltà dei più vulnerabili si sono ingigantite in questa didattica lontano da scuola. E per gli alunni di origine straniera c’è stata anche l’aggravante delle difficoltà linguistiche. È difficile interloquire anche con i loro genitori se non capiscono l’italiano, in questi casi tutto è lasciato nelle mani dei ragazzi”. Nell’Istituto Comprensivo di Via Volsinio gli alunni di origine straniera sono il 12,6% (Miur 2018) anche se il 60% di loro è nato in Italia. Ed è proprio fra gli alunni di origine straniera che si riscontra maggiormente la discontinuità nel seguire la DAD, pur non arrivando alla totale mancanza di contatti con la scuola segnalata nell’indagine della Comunità di Sant’Egidio. Nell’indagine realizzata in 44 scuole primarie di Roma risulta che l’8%, su 800 alunni presi in considerazione, non ha avuto nessun contatto con la scuola durante il periodo di chiusura. La dirigente di via Volsinio parla di non più di dieci ragazzi, ma in ogni caso nessuno va lasciato solo.“Da noi tutti i ragazzi sono stati coinvolti nella DAD, anche se poi sette o otto sono andati dispersi, nel senso che non si sono collegati costantemente o hanno smesso di farlo” chiarisce Cinzia di Palo “e per gli stranieri, soprattutto se non conoscono la lingua, c’è una difficoltà in più”. E anche se non si tratta di numeri elevati, visto che degli oltre cinquanta alunni di origine straniera che frequentano l’IC Falcone e Borsellino il 43,64% (Miur 2018) è nato in Italia, è importante che a tutti gli alunni siano garantite pari opportunità di accesso allo studio e di interazione con i docenti.

Scuola e Coronavirus: apertura estiva

La scuola non sarà operativa d’estate “per ora siamo impegnatissimi con tutti gli adempimenti relativi agli esami del primo ciclo e con la conclusione dell’anno scolastico, di apertura estiva non se ne parla” dichiara Cinzia Di Palo. “Non vedo la possibilità da parte della scuola di gestire l’estate e nemmeno di lasciare gli spazi della scuola all’Associazionismo privato, non mi prendo questa responsabilità, sono troppe le misure necessarie da rispettare per la sicurezza. Diverso è se l’Ente locale, proprietario dell’immobile”, in linea con il Piano per l’infanzia e l’adolescenza a firma della Ministra per le Pari opportunità e la Famiglia, Bonetti, “decide di far utilizzare le aree all’aperto per centri estivi che dovrebbero iniziare a metà giugno. C’è stata una richiesta sulle disponibilità di spazi da parte dell’ufficio scolastico regionale che probabilmente sta facendo un censimento di quanto disponibile”, chiarisce Loredana Teodoro.

Scuola e Coronavirus: cosa succederà a settembre

“Non riesco a immaginare da qui a settembre cosa possa accadere. Per riaprire le scuole servono regole chiare e realistiche, linee guida certe da parte del Miur” concordano entrambe le dirigenti scolastiche, per loro questa è una delle due richieste prioritarie. In questo Loredana Teodoro e Cinzia Di Palo sono in linea con i genitori che sabato 23 maggio sono scesi in piazza, in diverse città d’Italia, con i loro figli per chiedere la riapertura delle scuole a settembre, accomunati dallo slogan “usciamo dagli sche®mi” che ben sintetizza il desiderio di tornare in aula e di abbandonare difficoltà e diseguaglianze che la DAD porta con sé.  Contestualmente il rapporto del Comitato tecnico scientifico è arrivato lunedì 25 maggio al MIUR e il 26 c’è stata l’audizione dei sindacati della scuola. Si attendono indicazioni su distanze, mascherine, mense, trasporti. Una volta approvato il rapporto, spetterà alla task force del Ministero coordinata da Patrizio Bianchi, già assessore dell’Emilia Romagna, definire le norme da consegnare ai dirigenti scolastici tenendo conto delle regole sanitarie.

Scuola e Coronavirus: le difficoltà per la riapertura

Si parla di classi dimezzate con pochi alunni, ma all’unisono Loredana Teodoro e Cinzia Di Palo spiegano che “tutte le classi sono occupate, non ci sono aule disponibili”. Si può pensare a un diverso utilizzo degli spazi, trasformando in classi locali che erano destinati a teatro o a palestra, ma questo non farebbe guadagnare spazio sufficiente.“Con gli attuali protocolli di distanziamento gli alunni nelle classi non entrano” chiarisce Cinzia Di Palo.È complicato rispettare le distanze nelle mura scolastiche, ”Siamo in 1600 a via Volsinio, tenendo conto anche della scuola dell’infanzia” e Loredana Teodoro  esemplifica le difficoltà operative: ”abbiamo 63 classi, se si stabilisce di farle entrare ogni dieci minuti  sarebbe necessaria l’intera giornata”.A tornare in classe a settembre, nel solo Municipio II dove sono collocate le scuole delle dirigenti scolastiche intervistate, sarebbero quasi 20mila gli alunni che dovrebbero applicare, in entrata e uscita, le regole del distanziamento, impresa non facile con questi numeri. “E poi una volta in classe” prosegue Teodoro “vedo impensabile il distanziamento fra compagni per i bambini di sei anni, l’empatia tra pari e con gli insegnanti è fondamentale”.Seconda esigenza delle dirigenti scolastiche un aumento dell’organico “abbiamo richiesto un incremento delle classi a tempo pieno per la scuola primaria, così da venire incontro alle esigenze delle famiglie in questo momento critico. L’obiettivo è di rinforzare e consolidare le attività svolte nell’anno scolastico che si sta concludendo così da includere e mettere in pari chi non sia riuscito a rimanere al passo e per far questo servono risorse in più nelle discipline fondamentali” spiega la dirigente dell’IC di via Volsinio.“Serve una maggiore disponibilità di personale A.T.A. per le procedure di igienizzazione e per il rispetto dei protocolli di sicurezza“ aggiunge Di Palo “una sistemazione degli spazi all’aperto così da renderli fruibili e sicuri. E naturalmente un aumento del numero dei docenti, se si immagina di suddividere gli alunni in classi meno numerose”.Un problema non da poco, dopo molto discutere i concorsi per la scuola non saranno espletati questa estate come avrebbe voluto la ministra Azzolina, ha prevalso la linea di chi ritiene che l’unica possibilità di avere i docenti in cattedra a settembre sia di procedere immediatamente a una selezione per titoli.L’obiettivo, anche in tempi di Coronavirus, dovrebbe essere quello, sancito dall’articolo 34 della Costituzione, di garantire a tutti il diritto all’istruzione, senza distinzione. In realtà non solo è necessario garantire il diritto allo studio, ma anche il successo scolastico, che per i bambini di origine straniera passa attraverso la garanzia dell’accesso alla didattica e alla conoscenza della lingua, elemento imprescindibile per una efficace integrazione.

Nicoletta del Pesco(26 maggio 2020)

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