In Laila in Haifa di Amos Gitai presentato in concorso alla 77 Mostra d’arte cinematografica di Venezia un insieme composito di attrici e attori israeliani e palestinesi si muovono nel racconto di storie di donne a partire da una notte – Laila in arabo – in un club di Haifa, nota per essere la città israeliana più aperta alla convivenza dei due popoli.
E forse può sembrare eccessivamente didascalico il tentativo del regista di rappresentare una realtà dove tutti, non solo palestinesi e israeliani, ma anche donne e uomini, radical e conservatori, etero e gay dialogano senza remore. Ancora una volta Gitai rappresenta la speranza di una eterogenietà a partire da una notte in un club nella città portuale di Haifa, dove egli stesso è nato.
Lo stesso Gitai conferma che il suo cinema non può non avere una componente politica: Laila in Haifa “É un nuovo anello nella catena dei miei film che provano a riunire in uno stesso luogo storie di due popoli insensatamente divisi. Ma è anche il tentativo di trasformare il film stesso, che nel cast ha attori di ambo le parti, in un processo creativo comune, un momento di dialogo, in una terra che soffre di odio e violenza cronici.”
Rocco Ricciardelli
(settembre 2020)
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