La trappola del virus: i mali del mondo e i migranti

Intervista al presidente del Centro Astalli

Rifugiati del Centro Astalli saranno vaccinati per volontà di Papa Francesco
Rifugiati del Centro Astalli saranno vaccinati per volontà di Papa Francesco. Foto Centro Astalli

Non esiste solo il Coronavirus, che stiamo combattendo con la campagna vaccini e le restrizioni di questi mesi. C’è un altro virus da cui da tempo siamo affetti, quello dell’indifferenza. Contro questo virus è da poco uscito un libro La trappola del virus. Diritti, emarginazione e migranti ai tempi della pandemia, che vuole essere “una sorta di vaccino alla globalizzazione dell’indifferenza”. L’autore è il Presidente del Centro Astalli, padre Camillo Ripamonti, che nell’esperienza di accompagnamento dei rifugiati e migranti aggiunge l’attenzione alla globalità della persona, derivante dalla sua professione di medico prima di farsi gesuita. Costruito come una conversazione con la politologa Chiara Tintori, il libro affronta il tema immigrazione nella prospettiva di uno sviluppo democratico delle nostre società, basato sulla tutela dei diritti di tutti.

La trappola del virus: lo scopo del libro

“L’obiettivo del libro – afferma l’autore – è quello di contribuire alla consapevolezza che le fragilità emerse chiaramente con la pandemia non sono tuttavia da essa determinate e con essa giustificabili, perché sono state costruite nel tempo nella società; semplicemente, la pandemia le rese più evidenti, soprattutto nella prospettiva dei rifugiati e migranti. L’augurio con questo libro è che dalla consapevolezza di quanto abbiamo prodotto si possa partire per superare l’attuale crisi, attuando cambiamenti nei nostri stili di vita e, nello specifico dei migranti, nelle modalità con cui li accompagniamo.
La metafora della trappola usata nel titolo sta a significare proprio questo: per le persone già messe ai margini da politiche che, come i Decreti Sicurezza, non hanno provveduto a dar loro casa e tutele sanitarie, il virus è stato una vera e propria trappola. Con la conseguenza paradossale che durante il lockdown gli unici a circolare nelle nostre città erano gli invisibili, coloro che una casa non ce l’avevano, i non-cittadini”.

La trappola del virus, Carlo Ripamonti con Chia Tintori, Ed. Terra Santa 2021
La trappola del virus, Camillo Ripamonti con Chiara Tintori, Ed. Terra Santa 2021

Il mondo così com’è fa troppe vittime: necessario “reindirizzarlo”

Nel libro si richiama l’omelia di maggio 2020 in cui Papa Francesco disse: “peggio di questa crisi c’è solo il rischio di sprecarla”. In sintonia con questa frase, padre Ripamonti è convinto della necessità di cambiare direzione. “Negli anni ha prevalso l’idea che l’esclusione delle persone dai diritti fosse dovuta alle risorse diminuite e che i migranti le sottraessero agli altri. Ma il vero problema è che abbiamo disinvestito in welfare, scuola, sanità, finendo per alimentare una guerra fra poveri. Il compito che abbiamo ora è quello di ricostruire uno stato sociale andando incontro agli strati più deboli, con obiettivi comuni a residenti e immigrati. Il tema migratorio, quindi, va inserito in un’ottica più ampia che affronti i problemi dei centri abitati in cui i migranti si inseriscono. Quello che è accaduto finora è che i costi delle migrazioni vengono pagati nei territori, nelle periferie dai più svantaggiati”.

“Accoglienza e integrazione devono andare insieme”

È soprattutto nelle periferie, infatti, che si verificano conflittualità tra autoctoni e immigrati, ma – spiega il Presidente del Centro Astalli – “il problema è che l’accoglienza è stata separata da interventi mirati ai territori nei quali i migranti si inserivano; con i Decreti Sicurezza si è disinvestito sull’integrazione. Così si finisce per affrontare l’immigrazione solo in termini di disponibilità di posti e si alimentano conflitti. L’accoglienza, invece, va intesa come inizio di un processo: tu che arrivi cominci un percorso di comunità, un cammino bidirezionale in un contesto mobile. Papa Francesco nel documento sulla fratellanza invita a uscire dalla logica delle minoranze, che alimenta esclusione e rancore, e a porsi nell’ottica del cammino comune, presupposto per costruire un tessuto sociale coeso e pacificato. Io nel libro esprimo una posizione radicale: ‘accogliamoli tutti’, dettata dalla mia appartenenza cattolica, sapendo però che l’accoglienza va declinata in interventi e modalità volti a una reale integrazione degli immigrati nella comunità in cui si insediano. E questo è un compito della politica, il cui criterio ispiratore è quello del riconoscimento dei diritti di tutti”.

Le politiche migratorie europee: i diritti trasformati in privilegi

Il libro fa una ricostruzione storica delle leggi riguardanti l’immigrazione, degli atti della politica europea autodifensiva, dei provvedimenti dei singoli Stati. Nonostante alcune differenze di toni e di efficienza nell’accoglienza e nell’integrazione, la politica UE ha un segno unitario: la chiusura delle frontiere. A gettare luce sulle implicazioni di tale politica c’è il recente incidente diplomatico a Istanbul, che ha umiliato la Presidente della Commissione Europea, complice l’insipienza del Presidente del Consiglio Europeo.
Secondo padre Ripamonti, “l’immagine dello sgarbo alla Presidente della Commissione Europea è l’estremizzazione di quello che noi abbiamo richiesto e permesso a Erdogan, cioè di escludere dai diritti migliaia di persone e così lui ha escluso la von der Leyen. L’operazione di difesa dei confini, che trasforma i diritti di tutti in privilegi di alcuni, usando la cittadinanza come criterio di esclusione, alla fine risulta un autogoal. E con la pandemia stiamo vedendo come la povertà colpisce anche tanti italiani. Da qui può nascere la consapevolezza di dover cambiare direzione nella prospettiva della difesa dei diritti di tutti, cioè casa, lavoro, salute.
La forza di una politica sta nella coerenza tra principi dichiarati e atti concreti, mentre oggi prendiamo atto che esiste un largo scarto tra la Carta Costituzionale e la realtà”.

Una nuova legge sull’immigrazione

“Da tempo si dice che bisogna cambiare la Legge Bossi-Fini, non più rispondente alla realtà mutata; sono stati modificati i Decreti flussi, ma poi ancora non si mette mano a una legge sull’immigrazione adeguata al tempo che viviamo. Sempre più evidente è la necessità di una politica migratoria a livello globale, invece che una sommatoria di tante politiche nazionali. Il punto di riferimento è il Global Compact che è il tentativo di governare il fenomeno migratorio tenendo insieme sia chi è costretto a emigrare sia i territori nei quali si inserisce, tentativo pensato a livello internazionale, con una gestione multilivello, frutto di concertazione. Un ruolo importante in questa prospettiva lo svolge il Terzo Settore; la funzione del Centro Astalli, in quanto privato sociale, va oltre l’erogazione di servizi, costituendo un ponte tra istituzione e cittadini e fra cittadini e migranti: questo crea contesti che facilitano i passaggi successivi, coagulando parti della società civile.
Ma è importante che si promuova una riflessione culturale sulla democrazia, la partecipazione, la politica, creando luoghi opportuni in cui discutere e confrontarsi in onestà”.

Luciana Scarcia
(12 aprile 2021)

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