Soccorso in mare: memorandum con la Libia e operato delle ong

La realtà del soccorso in mare ai migranti coinvolge una pluralità di attori tra i quali, accanto a ong e governi, si collocano diritto e informazione: se ne è discusso nel webinar del 21 aprile “Perché salire su un barcone? Migrazioni forzate e catastrofe-Libia”, a conclusione del ciclo di conferenze “Tre discussioni sul presente”, organizzato dal Comitato per il diritto al soccorso insieme alle ong del soccorso in mare. Sono intervenuti la professoressa Paola Gaeta, l’avv. Federica Resta, i giornalisti Diego Bianchi e Nello Scavo, e lo scrittore Paolo Genovese.

Foto di Giuseppe Marsoner per Piuculture

Soccorso in mare: esternalizzazione del controllo dei confini

“Il governo italiano ha adottato una strategia di “esternalizzazione” del controllo dei confini marittimi nazionali. In questo contesto, si colloca il memorandum di intesa stipulato con la Libia, con il quale l’Italia si impegna a fornire risorse per l’addestramento della guardia costiera libica e per i c.d. “centri di accoglienza dei migranti irregolari” in cambio dell’intercettazione dei migranti prima che raggiungano i nostri confini marittimi. Il rispetto dei diritti umani in tali operazioni è solo incoraggiato: infatti, non è prevista la sospensione dell’accordo in caso di accertata violazione di tali diritti”, spiega Paola Gaeta. “L’Alto Commissariato per i Diritti Umani e l’Organizzazione internazionale per le migrazioni hanno documentato le condizioni disumane dei campi di detenzione libici: (…) sebbene l’Italia non commetta direttamente violazioni dei diritti umani, dato che il suo contributo si sostanzia in un’attività materiale di per sé lecita, una sua responsabilità penale internazionale per complicità con la Libia potrebbe sussistere, qualora si dimostrasse che tali condotte hanno lo scopo di agevolare la commissione di crimini contro i migranti”.

Soccorso in mare: le anomalie del memorandum di intesa tra Italia e Libia

“Il memorandum presenta due tipi di anomalie: la prima è la stipulazione come accordo in forma semplificata (dunque senza una previa ratifica parlamentare), propria degli accordi non aventi natura politica e che non comportano oneri finanziari, sebbene la natura finanziaria dello stesso discenda inevitabilmente dalla sua funzionalità a fornire mezzi per le attività libiche”, spiega Federica Resta. “La seconda anomalia riguarda il contenuto e si articola in tre aspetti:

• insistenza sull’autonomia e sovranità della Libia e non ingerenza italiana nei suoi affari interni, anche in materia di giurisdizione sui centri di accoglienza dei migranti. Questo primo aspetto rischia di porsi come una indifferenza legittimata nei confronti di ciò che avviene nei centri di detenzione;
uso performativo del linguaggio, con l’affiancamento tra il concetto di clandestinità dei migranti e di illegalità della migrazione. Aspetto coerente con la mancata adesione della Libia alla Conv. di Ginevra del 1951 e il mancato riconoscimento del diritto di asilo;
assenza di vincoli effettivi all’azione di contenimento delle migrazioni illegali: infatti, il rinvio al diritto internazionale consuetudinario e agli accordi internazionali delle parti contenuto nell’accordo rischia di essere privo di significato, tenuto conto che la Libia non aderisce alla Conv. di Ginevra”.

Soccorso in mare: il dibattito sulle ong

È questo il contesto in cui si colloca il dibattito sull’operato delle ong che, negli anni, ha assunto toni sempre più critici. “Nel 2017 sono salito a bordo dell’Aquarius”, racconta Diego Bianchi: “in quell’epoca è cominciata, tra i governi succedutisi nel tempo, una sorta di competizione per chi vantava meno sbarchi sulle coste italiane, (…) portata avanti anche in una ottica di indirizzamento del racconto dei salvataggi in mare da parte delle ong”; “(…) negli anni la politica ha proseguito in questa direzione, con alleanze inaspettate, basate attorno alle parole sicurezza e immigrazione”. Ad oggi, l’auspicio e che possa esserci qualche apertura verso una diversa politica migratoria, anche se bisogna aspettare la prova dei fatti.

Valeria Frascaro
(23/04/2021)

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