Mesogea, la casa editrice che racconta il Mediterraneo

“Fare libri è un esercizio di ospitalità”: è questo il nord verso cui punta la bussola di Mesogea culture mediterranee. Nata nel 1999 a Messina, la casa editrice Mesogea “naviga” nel Mediterraneo come realtà, con l’obiettivo di raccontare le storie di chi lo vive o lo attraversa, ma anche di chi ci si affaccia per una occhiata di sfuggita. “Lo Stretto àncora e spinge al largo le nostre riflessioni, le fa sconfinare, ci educa a una continua dislocazione dei punti di vista e dunque a diffidare di ogni mediterraneità”: questa la lanterna per quello che Mesogea definisce il proprio “viaggio editoriale”.

Mar Mediterraneo (da Pixabay)

Gli autori: una geografia letteraria

Sono 199 gli autori, italiani e stranieri, che Mesogea pubblica: almeno uno per ciascuno dei Paesi bagnati dal Mediterraneo; la loro produzione si muove in un orizzonte ampio, che copre i tradizionali generi letterari e a cui si aggiungono quelli più moderni, come la saggistica e la narrativa di inchiesta o le graphic novel. Proprio a quest’ultima categoria appartiene un’opera interessante, intitolata “Back way. Viaggi di sola andata con ritorno”, un fumetto a 20 mani, realizzato all’esito di un laboratorio che si colloca nell’ambito del progetto REC – Reti Efficienti per il Contrasto alle discriminazioni, organizzato dall’ong GUS e pubblicato da Mesogea nel 2020.

Back way. Viaggi di sola andata con ritorno

Tra le novità che Mesogea propone c’è “Back way. Viaggi di sola andata con ritorno”, una graphic novel realizzata da 10 giovani fumettiste e fumettisti, che raccoglie storie che raccontano la migrazione adottando il punto di vista di chi la vive venendo accolto o accogliendo, ma anche quello degli autori. In questo modo i giovani autori ne indagano e rappresentano i diversi aspetti, compresi gli stati d’animo che vivono coloro che scelgono o sono costretti a partire: un desiderio di fuga, a volte incontenibile, la speranza, la paura del mare ma anche del futuro, la perdita delle proprie radici e il recupero degli affetti, la solitudine. Il tutto con un unico punto di partenza, una back way, appunto: un’uscita sul retro con affaccio sconosciuto.

Diario di un clandestino

Se si sposta lo sguardo sulla narrativa, l’occhio cade su “Diario di un clandestino”, del giornalista marocchino Rachid Nini, che racconta l’esperienza dell’autore come migrante irregolare in Spagna, dove Nini lavorò come bracciante per tre anni. L’opera è una sorta di diario con il taglio della cronaca giornalistica, fatto di osservazioni e riflessioni, raccolte quotidianamente, sulle contraddizioni dell’Europa come terra promessa delle migrazioni.

Sole nero – Anni di piombo in Marocco

Nella categoria “inchieste”, si fa notare “Sole nero – Anni di piombo in Marocco”, di Fatna El Bouih, Abdellatif Zrikem, Aziz El Ouadie e Nour-eddine Saoudi. Scritto in arabo per scelta, “Sole nero” è lo strumento con cui gli autori raccontano il carcere, che hanno vissuto sulla loro pelle come prigionieri politici marocchini: un’opera di denuncia del passato, ma anche monito per il presente.

Le tre opere, dunque, sono tre tappe su sponde diverse, tre modi con cui il mare riflette il sole, le persone e le loro storie.

Valeria Frascaro
(4 maggio 2021)

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