Afghanistan, consigli per conoscere: film, libri, musica

 

The Blue Mosque at Mazar-e Sharif, Steve McCurry 1991

“Per conoscere l’Afghanistan bisogna pensare, prima di tutto, a Leonardo Da Vinci” racconta chi lì cè nato e ci ha vissuto. “Nei suoi dipinti utilizzava un bellissimo blu lapislazzulo, molto in voga durante il Rinascimento, che proveniva solo da una regione montuosa dell’Afghanistan. È stato scoperto poi che quel materiale si può trovare anche in Sud America, nelle opere rinascimentali c’è quasi sempre un pezzo di Afghanistan” spiega Morteza, amico storico della redazione di Piuculture.

In questi giorni l’Afghanistan è tornato tragicamente in primo piano sulle pagine dei giornali, anche se c’è chi non ha mai smesso di parlarne. Di seguito una selezione di spunti per avvicinarsi alla produzione culturale  che parla di Afghanaistan: film, libri, poesie e musica prevalentemente realizzati da autori locali .

Afghanistan in pellicola: dall’animazione ai lungometraggi

Un film di animazione, che è stato in grado di avvicinare adulti e bambini ai temi dell’oppressione talebana, della guerra ma anche della tenacia e della resistenza, è “The Breadwinner – i racconti di Parvana” (2017) della regista irlandese Nora Twomey e co-prodotto dall’attrice e filantropa Angelina Jolie. La pellicola trae spunto dal primo romanzo di una trilogia, scritto da Deborah Ellis, che racconta la storia della giovane Parvana, undicenne afghana, il cui padre Nurullah è stato ingiustamente arrestato e il resto della famiglia è drammaticamente sul filo della povertà. Parvana indosserà i panni maschili per riuscire ad ingannare i talebani e per riportare a casa suo padre.

Una recente uscita è “Learning to Skateboard in a Warzone (If You’re a Girl)” (2019) docu-cortometraggio inglese premio Oscar e Bafta diretto dalla regista Carol Dysinger, celebre per aver diretto la trilogia sul post undici settembre “Camp Victory, Afghanistan”. Il documentario segue gli allenamenti dello Skeitsan, organizzazione internazionale che dal 2007 ha assistito oltre 2500 bambine dai 5 ai 17 anni offrendogli la possibilità di apprendere ad andare in skate ma anche di imparare a sentirsi parte di un gruppo, a lavorare sulle proprie capacità e aspirazioni. Attraverso lo strumento dello skate i programmi Sketisan mirano a motivare le giovani allieve nello studio e nell’educazione, nel creare legami familiari, nel coltivare il proprio potenziale e nell’interazione con l’altro. Nel corto sono le stesse allieve a raccontare l’esperienza, non senza mostrare le proprie abilità sulle due ruote.

Un’ altra coraggiosa pellicola , oramai storica, è “Viaggio a Kandahar” (2001) scritto e diretto dal regista iraniano Mohsen Markhmalbaf e girato tra Iran e Afghanistan, di nascosto e proprio durante il regime talebano. Protagonista del film, che prende in parte spunto da avvenimenti realmente accaduti, è sempre una donna tenace, Nafas, trasferitasi in Canada e di ritorno a Kandahar per salvare la sorella da un annunciato suicidio. Riuscirà ad entrare in Afghanistan nascosta dal burqa e nel lungo viaggio constaterà come i diritti umani, a partire da quelli delle donne, siano stati cancellati dall’incombenza talebana e racconterà le proprie impressioni ad un registratore vocale. Sarà poi diretta testimone delle violenze e delle ingiustizie perpetrate dai talebani durante il lungo viaggio in soccorso della sorella.

“Come pietra paziente” (2012) film tratto dall’omonimo romanzo di Jean Claude Carrière e sceneggiato dallo stesso autore,  diretto dal regista afghano Atiq Rahimi, è una pellicola delicata, intima che racconta di una giovane donna afghana alle prese con il marito in stato vegetativo. La snarrazione è condotta dal voice over della protagonista che, circondata dalle macerie e dalla tragicità della guerra, proverà a tenere vivo il marito raccontandogli la propria quotidianità. Il corpo dell’uomo diventerà un oggetto sacro, una pietra paziente, al quale la donna inizierà a confidare le proprie paure, le angosce ma anche le speranze e i sogni.

Ed è sempre una donna la protagonista di “Buddah Collapsed ouf of Shame” (2007) della regista iraniana Hana Makhmalbaf: Bakthay ha 6 anni e vive con sua madre nella grotta in cui riposava la grande statua di Buddah, prima che i talebani la facessero saltare in aria. Obiettivo principale è riuscire a recuperare i soldi necessari ad acquistare matita e quaderno per scrivere storie come quelle che le legge il suo amico più caro, Assan. Ci riuscirà? lo sguardo vispo e tenace potrebbe dare già qualche indizio…

Afghanistan in parole: consigli di lettura

Tra le letture più rappresentative su Afghanistan e migrazione, da suggerire è “Nel mare ci sono coccodrilli – storia vera di Enaiatollah Akabri” (Baldini&Castoldi, 2010) di Fabio Geda che, sulla traccia di interviste condotte dallo stesso autore, ripercorre la storia di Enaiatollah. Afghano di etnia hazara, minoranza storicamente perseguitata, è costretto a fuggire dalle persecuzioni prima in Pakistan e poi in Iran. Rimpatriato forzatamente in Pakistan ritorna da clandestino in Iran dove rimarrà per due anni fino al viaggio in Turchia, in Grecia e infine in Italia. La storia di Enaiatollah offre uno spaccato vivido sulla vita in Afghanistan, dalla tensione tra i gruppi hazara e pashtun alla violenza talebana, ma anche sulla difficoltà di migrare lasciandosi dietro gli affetti più importanti.

Un approfondimento più didascalico sulla questione afghana e, più in generale sui rapporti geopolitici dell’Asia Centrale, va fatto sui testi dello scrittore, storico e giornalista pakistano Ahmed Rashid, firma di Internazionale e di altri importanti mezzi di informazioni radio televisivi. “Talebani: Islam, il petrolio e il Grande scontro in Asia Centrale” (Feltrinelli, 2001) è il libro best-seller che l’ha reso celebre in tutto il mondo seguito da “Nel cuore dell’Islam: geopolitica e movimenti estremisti in Asia centrale” (Feltrinelli, 2002) e da “Caos Asia: il fallimento occidentale nella polveriera del mondo” (Feltrinelli, 2008).

Donne, uomini, bambini, a loro volta madri, padri, contadini, indigenti, assassini sono i protagonisti dei racconti “I fichi rossi di Mazar-e Sahrif” (Ponte33, 2012) di Mohammad-Hossein Mohammadi, una raccolta di storie violente che non hanno timore di raccontare, in una sorta di reportage giornalistico, l’orrore della guerra e tutto ciò che essa comporta.

A chi preferisce ascoltare una storia dall’Afghanistan può farlo collegandosi alla piattaforma Storytel dove è disponibile la lettura di “L’ultimo lenzuolo bianco: l’inferno e il cuore dell’Afghanistan” edito da Neri Pozza nel 2002. Il  testo è l’autobiografia dell’afghano Farhad Bitani, figlio di un generale dell’esercito afghano e a sua volta ex comandante. È un memoir nudo e crudo, sinestetico nella descrizione di paesaggi, persone, circostanze, che parte da vicende personali per tracciare una descrizione storico-culturale dell’Afghanistan. 

Letture in versi: poesia e musica afghana

Letture necessarie all’anima sono le poesie di Nadia Anjuman, deceduta prematuramente nel 2005. Negli anni del regime talebano, quando alle donne non era permesso studiare, leggere e scrivere, Nadia frequentava insieme ad altre donne un circolo di lettura segreto, ufficialmente presentato come un corso di cucito, guidato da un professore universitario. È grazie all’aiuto del mentore che inizia a lavorare sulla propria poetica sino alla pubblicazione, alla fine del regime, della sua prima raccolta.
Alcune delle poesie sono state tradotte in “Elegia per Nadia Anjuman – silloge poetica a cura di Cristina Contilli e Ines Scarparolo” (Carta e penna, 2006), opera nella quale compaiono anche versi di vari autori ispirati alla poetessa.

Nessuna voglia di parlare
Che cosa dovrei cantare?
Io, che sono odiata dalla vita.
Non c’è nessuna differenza tra cantare e non cantare.
Perché dovrei parlare di dolcezza?
Quando sento l’amarezza.
L’oppressore si diletta.
Ha battuto la mia bocca.
Non ho un compagno nella vita.
Per chi posso essere dolce?
Non c’è nessuna differenza tra parlare, ridere,
Morire, esistere.
Soltanto io e la mia forzata solitudine
Insieme al dispiacere e alla tristezza.
Sono nata per il nulla.
La mia bocca dovrebbe essere sigillata.
Oh, il mio cuore, lo sapete, è la sorgente.
E il tempo per celebrare.
Cosa dovrei fare con un’ala bloccata?
Che non mi permette di volare.
Sono stata silenziosa troppo a lungo.
Ma non ho dimenticato la melodia,
Perché ogni istante bisbiglio le canzoni del mio cuore
Ricordando a me stessa il giorno in cui romperò la gabbia
Per volare via da questa solitudine
E cantare come una persona malinconica.
Io non sono un debole pioppo
Scosso dal vento
Io sono una donna afgana
E la (mia) sensibilità mi porta a lamentarmi.

Altro poeta e artista afghano contemporaneo è Elyas Alavi, le cui raccolte poetiche sono state pubblicate principalmente in Iran e Afghanistan. Alavi che ha un approccio etnografico, nella sua poetica affronta i temi della memoria, della migrazione, con riflessioni sul proprio background hazara.

Where is Homeland?
The homeland, a wooden table
At which we drank tea
And breathed a sigh of relief
just before the immigration police caught us.

The homeland
An old boat
Adrift on the wild tresses of the Aegean Sea
“Pray that the sea calms down
The clouds calm down
The winds calm down!”
the old captain was saying
just before we danced among the waves.

The homeland
A detention camp in Torbat-e Jam (1)
With high cement walls
With a high barbed wire fence
With long queues
Bread, a letter, shame.

The homeland
A distant café in London
Amidst fog and smoke and darkness
In which people with troubled shadows
And faded, lost eyes
Breathe bitter bitter breaths
And down their cups of sorrow.

Tall-e Siah
Quetta
Istanbul
Nauru
Woomera
The homeland perhaps is a hole in al-Khalil (2)
That waits hungrily for my thirsty lips
Where is the homeland?

Infine, nello spazio impercettibile che divide la poesia dalla musica, si trova Ahmad Zahir, musicista e compositore, conosciuto come l’Elvis dell’Afghanistan. Zahir ha scritto e cantato principalmente in dari persiano ma anche in lingua pashto, hindi e inglese riportando in musica i versi di tantissimi poeti e contribuendo al perfezionamento e al riconoscimento mondiale del sound afghano.

 

Giada Stallone
(29 agosto 2021)

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