Rita Di Sano è candidata al Consiglio comunale nella lista Calenda sindaco.
Affronta il tema dell’immigrazione con un approccio innanzitutto operativo, distinguendolo in due filoni: integrazione, “che non è pienamente sviluppata”, e accoglienza, “su cui ci sono grandi problematiche”.
Accoglienza – Cosa non funziona nei Centri e perché
Per quanto riguarda l’accoglienza, Di Sano ricorda che Roma è la città con il maggior numero di posti di accoglienza (più di 3000) ma con una spesa da parte del Comune inferiore a quella di Milano e Bologna. E analizza gli aspetti principali del cattivo funzionamento dei 54 Centri di accoglienza, che causa i grandi ritardi nell’uscita dai Centri dei migranti e richiedenti asilo, con il conseguente malcontento sul territorio e i suoi abitanti. “Il personale dei Centri è inadeguato: pochi sono gli assistenti sociali e gli operatori; hanno contratti di lavoro precari, per di più con ritardi nei pagamenti e turn over eccessivo. Le strutture che li ospitano, gestite dai grandi Enti in grado di sostenere i costi, hanno dimensioni troppo grandi, sono decentrate e lontane dai servizi”.
E le cause di questo cattivo funzionamento derivano dalle inefficienze del Comune, che è il soggetto che programma e stanzia i fondi trasferiti dal Ministero, e dei Municipi, cui è affidata la gestione. “I punti di accesso per l’erogazione di servizi alla persona e burocratici, compresa l’informazione, sono pochi e mal distribuiti sul territorio; il personale è inadeguato, gli orari degli sportelli ridotti. Sono stati acquisiti solo 26 curricula; 54 sono i corsi d’italiano frequentati; 83 gli inserimenti lavorativi. Un’altra grande carenza sta nell’esiguo numero di mediatori culturali, figure importanti per l’accoglienza e l’integrazione.
Inoltre la frammentazione dei servizi è speculare a quella delle attività delle numerose associazioni e cooperative del Terzo settore”.
Integrazione: innanzitutto lavoro e casa. Scuola: luogo di formazione e incontro
Per quanto riguarda l’integrazione, secondo Di Sano, le priorità sono il lavoro e la casa, condizioni fondamentali per potersi sentire cittadino. Sulla base di queste, poi, è possibile fare interventi di tipo culturale, che devono vedere le scuole come i luoghi privilegiati per creare occasioni di incontro e di scambio fra culture.
Il metodo e le proposte per un Comune efficiente
Le proposte della candidata su integrazione e accoglienza seguono un metodo operativo e tecnico con l’obiettivo di rendere efficiente l’amministrazione comunale e dei Municipi. “Intendiamo creare la piattaforma RomAccoglienza, un portale dove i migranti possano agevolmente fruire di informazioni e servizi, e le Associazioni possano fare rete. Il portale servirà anche a valorizzare e regolarizzare le numerose aziende di imprenditori stranieri (70.000 a Roma) per far sì che accedano alle regole della sana concorrenza e agiscano sul mercato in un rapporto di interscambio, non solo per i loro connazionali, come avviene ora. Questo presuppone una cabina di regia con 3 poli: i rappresentanti comunali dell’Ufficio Coordinamento Interventi a favore delle popolazioni migranti, i Municipi, le Associazioni del Terzo settore, incluse ovviamente anche le comunità. Ma è necessario creare subito una banca dati di tutte le associazioni esistenti e delle attività che svolgono, verificandone la qualità. Un altro obiettivo è la riforma dei bandi per poter realizzare un’accoglienza diffusa in strutture più piccole, vicine ai trasporti e ai servizi. Intendiamo anche indire un concorso per assumere più mediatori culturali”.
Sullo ius soli Rita Di Sano pensa che debba essere approvato presto, ma questo è un tema nazionale, mentre l’attuale campagna elettorale deve concentrarsi sui problemi della città con proposte chiare.
(Qui la sua presentazione)
Anna Fumagalli è candidata al Consiglio del Comune di Roma nella lista del Movimento
5 Stelle 2050 per Raggi sindaca.
L’immigrazione come fenomeno globale
Facendo una considerazione generale sull’immigrazione, l’obiettivo vero sarebbe quello di creare le condizioni perché non fosse necessario lasciare il proprio Paese, “perché — dice Fumagalli — se è vero che per noi il migrante è una risorsa, è altrettanto vero, però, che per il Paese di provenienza si tratta di una sconfitta, di un’emorragia di giovani generazioni. Quindi bisognerebbe avere una progettualità globale per trasferire nelle loro nazioni risorse economiche e tecnologiche, formare competenze, insomma portare conoscenza. L’Europa ha tutti i presupposti per essere in prima linea in questo percorso, ma si tratta di una politica globale, una sorta di nuovo Piano Marshall”.
Integrazione e accoglienza: servono più risorse
L’integrazione a Roma è un processo che deve essere ulteriormente sviluppato, nella prospettiva di creare una città inclusiva, aperta, solidale e rispettosa della legalità. E qui bisogna fare i conti con tanti problemi, a cominciare dalle risorse: “poiché i fondi trasferiti dal Ministero al Comune per la gestione dei migranti all’interno del sistema SAI sono insufficienti per la capitale d’Italia, devono essere stanziati fondi più consistenti. Ed è quello che è stato chiesto nell’odg voluto dalla sindaca Raggi e approvato da tutto il Consiglio comunale nel febbraio scorso”.
Integrazione e accoglienza: cosa è stato fatto e cosa c’è da fare
Tra le azioni e i provvedimenti che l’amministrazione comunale ha realizzato in questi anni per favorire l’integrazione dei migranti, Fumagalli mette al primo posto lo Sportello Unico creato per i servizi alla persona, a cui anche lo straniero può accedere per ricevere informazioni e per tutte le esigenze, dal permesso di soggiorno all’assistenza sanitaria, al lavoro ecc. Poi cita il provvedimento che ha istituito la domiciliazione fittizia (via Modesta Valenti) per dare un domicilio ai senza fissa dimora e consentire così il godimento dei diritti di cittadinanza, inclusi i documenti anagrafici e i servizi sanitari.
“Ma è necessario, osserva, che tutti i Municipi siano nelle condizioni di erogare servizi di prestazioni sociali. Un nostro obiettivo è quello di poter assegnare un assistente sociale ogni 5.000 abitanti”.
Per quanto riguarda l’accoglienza “è necessario rivedere le procedure dei bandi per la gestione dei Centri e rendere il Codice degli appalti più aderente alle diverse esigenze. Anche se non è un aspetto che riguarda direttamente i Centri d’accoglienza, sottolineo l’importanza dei numerosi Centri Antiviolenza nel territorio, perché sono uno strumento importante per combattere la tratta e la prostituzione”.
Il problema della casa, una delle priorità
Da tempo non si interviene sull’edilizia popolare con la conseguenza che mancano le abitazioni per chi non può pagare alti affitti. Legato a questo è il problema delle occupazioni. “Bisogna riportare la legalità — dice Fumagalli — ma è sbagliato parlare di sgomberi, come nei giornali è stato fatto nei casi di via Capranica o via del Caravaggio, perché abbiamo individuato altri stabili in cui trasferire gli occupanti, controllando che ci fossero effettivamente i requisiti per ottenere l’assegnazione dell’abitazione, nel rispetto appunto della legalità. Ma l’obiettivo è attivare un piano di edilizia pubblica”.
Bisogna abolire l’art.5 del Decreto Lupi che impedisce a chi non ha residenza e occupa degli stabili di esercitare i suoi diritti.
Gli spazi per l’incontro
Tra le proposte per l’integrazione degli immigrati l’impegno è di individuare degli spazi da dare in gestione ad associazioni del Terzo settore per attività culturali, sportive e ricreative, come è stato fatto per la palestra di San Basilio, sottraendo spazi alla criminalità. “Con Roma Facile abbiamo creato spazi di ascolto con operatori esperti a disposizione.
Ma il luogo principale in cui l’integrazione si pratica ogni giorno è la scuola; quindi bisogna avere le risorse da investire per progetti interculturali, corsi di italiano o altre esigenze dei ragazzi e genitori stranieri, ma inseriti sempre all’interno e per il beneficio di tutta la collettività scolastica”.
(Qui la sua presentazione)
Luciana Scarcia
(25 settembre 2021)
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