Crisi afghana, in piazza a Roma per sostenere la popolazione

Sabato 22 gennaio piazza Santi Apostoli si tinge di nero, rosso e verde: i colori dell’Afghanistan. L’associazione “Afghan Community in Italia” ha organizzato una manifestazione in sostegno della popolazione afghana.
Da sempre la Afghan Community in Italia si è impegnata per ottenere la pace in Afghanistan. Da quando il 15 agosto i talebani  hanno preso il potere, le manifestazioni si sono naturalmente intensificate.
In piazza i manifestanti sfoggiano cartelli nei quali si chiede: agli Stati Uniti di scongelare i fondi, scuole aperte per tutti e rispettare i diritti delle donne in Afghanistan. Prima degli interventi, risuonano canzoni popolari afghane, nelle due lingue ufficiali:  pashtu e dari.

Foto della manifestazione in piazza dei Santi Apostoli

Jamali, la terra appartiene al popolo afghano, non ai talebani

Idrees Jamali è il vicepresidente dell’associazione “Afghan Community in Italia”, che organizza iniziative soprattutto a Roma ma anche in varie città d’Italia, come Milano, Perugia, Tivoli e Rieti.
Jamali è un uomo di quarant’anni, brizzolato, con gli occhiali che gli incorniciano il volto; é in Italia da 14 anni, da quando ha lasciato l’Afghanistan nel 2008: “Sono nato con la guerra e, adesso che ho 40 anni, ritrovo il mio paese in questa situazione. Quando sono nato in Afghanistan si moriva, adesso si muore ancora di più“.
La famiglia di Jamali è stata costretta a lasciare la città nella quale viveva, che si trova a Sud dell’Afghanistan, e riparare in un villaggio: “Li ho messi in pericolo io. Sicuramente la mia attività qui in Italia non è apprezzata dai talebani”.
Da quando i talebani hanno ottenuto il potere in Afghanistan, gli Stati Uniti hanno congelato i fondi da destinare alla popolazione. Non tutti i paesi però sono d’accordo con questa politica che sta lasciando gli afghani in uno stato di indigenza. In questi giorni c’é stata la prima visita di una delegazione talebana in Europa, a Oslo, in Norvegia. Una delegazione dell’Emirato ha incontrato le autorità norvegesi, alcuni rappresentanti della comunità internazionale e della società civile afghana. L’incontro di Oslo nasce da preoccupazioni umanitarie; per aiutare i civili è essenziale che la comunità internazionale entri in dialogo con i talebani.
“Un disastro per il popolo afghano. Questi fondi devono essere scongelati. La popolazione è rimasta senza cibo, non c’è niente, l’economia è al collasso. In Afghanistan alcune famiglie cercano di vendere i loro figli. Gli Stati Uniti sostengono di non voler finanziare i talebani, ma la terra non è dei talebani”. Commenta Jamali.

Crisi afghana: istruzione e condizione femminile

Da quando i Talebani si sono insediati, alle donne non è più consentito studiare. Tale situazione non è esplicita, ma viene attuata attraverso un escamotage: il nuovo governo ha riaperto le scuole, richiamando i maschi e tacendo sulle femmine. Di recente gli Stati Uniti, per ovviare a questa situazione, si sono offerti di pagare lo stipendio alle insegnati solo se alle donne sarà concesso di studiare.
L’istruzione solo maschile è un’arma a doppio taglio. L’istruzione limitata è uno degli strumenti coi quali il governo dei talebani può garantirsi un futuro. Per gli indigenti, soprattutto per coloro che vivono nelle campagne, il solo modo per dare un’istruzione ai propri figli è rivolgersi alle “Madrase”, ossia scuole o collegi religiosi per lo studio dell’islam. In queste “madrase”, che proliferano in tutto il paese, i ragazzi studiano 24 ore su 24 il Corano, con l’obiettivo di impararlo a memoria. Tuttavia, questo metodo educativo può rivelarsi dannoso proprio per gli integralisti islamici, poiché adesso i talebani sono chiamati a governare. Come amministrare un paese senza persone che conoscano la matematica o le scienze?

Crisi afghana Mekria Qadri: gli USA scongelino i fondi

Tra i manifestanti vi sono anche alcune donne, tra loro Mekri Qadri che fa parte di coloro che sono riusciti a fuggire appena è scoppiata la crisi afghana. In Afghanistan faceva la giornalista e adesso dall’Italia, è qui da quattro mesi, protesta contro i talebani.
“Se gli Stati Uniti ci danno la garanzia che verranno rispettati i diritti delle donne e che realmente poi potranno andare a scuola, allora penso che il popolo afghano possa beneficiarne”. Mekri Qadri a proposito della proposta degli USA di pagare lo stipendio alle insegnati solo se alle donne sarà concesso di studiare:
Riguardo ai fondi congelati dagli Stati Uniti, Qadri è sulla linea di Jamali: “Non chiediamo alla comunità internazionale di riconoscere i talebani, questo non lo vogliamo proprio. Però chiediamo di scongelare i fondi in modo da aiutare una popolazione in ginocchio“.

Marco Marasà

(25 gennaio 2022)

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