Quante città ce ne sono in una sola? Se ne è discusso venerdì 25 febbraio negli spazi dell’associazione Liberi Nantes a Pietralata, in occasione della presentazione di “Le Sette Rome” edito da Donzelli e a firma di Keti Lelo, Salvatore Monni e Federico Tomassi, curatori e animatori di Mapparoma.it. Il libro, grazie al lavoro di ricerca e analisi condotto dagli autori, raccoglie tutti i principali dati relativi alla città e ai suoi abitanti, ne osserva la fisionomia e le caratteristiche di Roma che delineano la chiara esistenza di tante e diverse realtà. Altre città, appunto. Alla presentazione hanno preso parola anche Alberto Urbinati, presidente di Liberi Nantes, e Domenico Chirico della Fondazione Charlemagne.
Le sette città di Roma
A partire dai dati statistici resi disponibili dai comuni e dai municipi romani, non completi ma sufficientemente indicativi, è stato possibile, secondo gli autori, individuare sette tipi di città che compongono Roma stessa:
- la prima è la città storica, ovvero quella che si sviluppa all’interno delle mura;
- la seconda, la città ricca, si compone di diversi quartieri anche molto distanti tra loro ma accomunati dalle medesime condizioni socio-economiche degli abitanti e dalla qualità dell’edilizia;
- la città compatta, la terza, è quella che si costruisce all’interno di quartieri densi, con le case alte e con poche aree verdi. In questa i servizi disponibili sono tanti e ci si muove anche a piedi, a differenza de
- la quarta città, quella dell’automobile: è la città che si sviluppa a ridosso del Gra o lungo la Colombo ad esempio, dove non ci si muove che con i mezzi automobilistici.
- La quinta è la città del disagio, che si caratterizza da un alto tasso di conflitto e attività criminali;
- infine la città della campagna, la sesta, è quella del verde e degli spazi agricoli, lontana dal cemento rovente e dal rumore dei clacson.
- Ma ne esiste anche una settima, per sua natura inosservabile, che occupa la città stessa: quella degli invisibili. È la città delle persone che vivono ogni angolo di Roma, che svolgono i lavori più disparati, che vengono da Paesi e continenti lontani o che non hanno una dimora; è la città di coloro “che sfuggono alle statistiche”, come ha osservato Keti Lelo. “Ci sono, li vediamo continuamente”, ha aggiunto Salvatore Monni, a dimostrazione di come non siano realmente invisibili ma lo diventano per nostra incuria.
La città degli invisibili: alcune caratteristiche
La città degli invisibili, i cui dati sono stati raccolti grazie al supporto di Binario95, si compone dei propri abitanti ma anche dei servizi di accoglienza e delle associazioni a supporto degli stessi. A marzo del 2020 sono presenti a Roma 26 enti del terzo settore, ovvero associazioni e cooperative sociali convenzionati con il Dipartimento per le politiche sociali di Roma; i servizi erogati sono 84, di cui 36 sono indirizzati a persone senza fissa dimora a loro volta suddivisi in servizi a bassa soglia/H4 (doccia o ristoro), servizi diurni/H9, servizi notturni/H15, centri per mamme con bambini e aperti tutto il giorno/H24. Oltre a questi sono presenti i servizi dedicati a migranti, come il circuito Siproimi ex Sprar. A questi servizi vanno affiancate le iniziative promosse da realtà convenzionate con Roma Capitale, come unità di strada, case del freddo, mense o sportelli di ascolto o di orientamento sociale.
Tuttavia, vanno considerati anche i servizi offerti dalle realtà parallele cosiddette informali, come parrocchie e associazioni. Secondo l’Osservatorio cittadino sulle marginalità sociali circa 21.000 persone si sono rivolte, nel 2019, ai servizi per persone migranti o senza fissa dimora dell’Ufficio immigrazione e della Sala operativa sociale. In questi casi, la presenza di servizi paralleli e informali hanno permesso di raggiungere circa 200/300 persone bisognose di un posto per il pernottamento, alleggerendo le realtà afferenti al Comune di Roma dalle richieste; “ma rimaniamo sempre intorno alle 20.000 persone in cerca di un posto letto”, sottolinea il report di Mapparoma, “questo significa che ogni 20 persone che sono in strada, a una sola può capitare la fortuna di ricevere un’accoglienza istituzionale. In questo periodo, dove i centri si stanno svuotando ma non hanno la possibilità di riempirsi, rischiamo che questa possibilità non sia data neanche a quella persona”.
Esempio di realtà che colma il vuoto istituzionale è proprio Liberi Nantes, associazione sportiva che da oltre dieci anni offre a persone con background migrante di allenarsi e fare squadra nei campetti ex “XXV Aprile” di Pietralata; a partire dal novembre 2020 l’associazione entra a far parte del progetto “Periferiacapitale” della Fondazione Charlemagne, attraverso il quale i processi comunitari attivati nei diversi quartieri di Roma, periferici e non solo, possono essere sostenuti e portati avanti.
Giada Stallone
(2 marzo 2022)
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