Mondiali di calcio Qatar 2022, tacitate le proteste sui diritti

I mondiali di calcio di Qatar 2022 sono alle porte e, come è sempre avvenuto con i grandi eventi sportivi, il gioco prenderà la scena. Ma è giusto ricordare tutte le polemiche che hanno accompagnato l’assegnazione del torneo al piccolo emirato della penisola arabica.

Vignetta dal sito di Radio Onda d'Urto
Vignetta dal sito di Radio Onda d’Urto

2010, corruzione e le “scuse” di Blatter

La scelta del Qatar è sembrata sospetta già dall’assegnazione nel 2010. Una competizione così importante a un Paese ricchissimo ma senza tradizione calcistica né strutture adeguate e, inoltre, con un clima proibitivo – ci sarebbe stato di molto peggio, ma lo si sarebbe scoperto in seguito.

Già ai mondiali USA ’94 si criticò la scelta di giocare a mezzogiorno con un’umidità altissima – soprattutto nell’East Coast – per questioni di diritti televisivi europei. Ora si sarebbe trattato di giocare d’estate nel deserto. Nessun problema, calendario rivoluzionato e via al primo mondiale invernale.

Quello che poteva essere intuito, è diventato di dominio pubblico. Ovvero, l’assegnazione è stata viziata dalla corruzione, arrivata fino ai piani più alti della politica francese. Si parla di un piano che ha coinvolto l’ex presidente della Repubblica Nicolas Sárközy, l’ex presidente UEFA Michel Platini e l’emiro Tamim bin Hamad Al Thani. Secondo il quotidiano francese Le Monde, si sarebbero poste le basi per ingenti affari tra calcio e politica, con i mondiali, l’acquisto del Paris Saint-Germain e diritti televisivi multimilionari.

Negli ultimi giorni, l’ex presidente FIFA Sepp Blatter ha confessato che la scelta non sarebbe dovuta essere il Qatar, ma senza fare riferimento né alla corruzione né al tema dei diritti umani. Semplicemente, l’emirato sarebbe troppo piccolo per una manifestazione internazionale così imponente.

La’eeb, la mascotte dei mondiali di calcio Qatar 2022

Diritti umani in secondo piano

Le polemiche hanno fatto sempre parte di uno sport che, inevitabilmente, si intreccia con le condizioni socio-politiche. Mondiali di calcio in Italia nel 1934; Olimpiadi a Berlino nel 1936; mondiali di calcio in Argentina nel 1978 per ripulire l’immagine del triumvirato dalle migliaia di desaparecidos e dalle madres di Plaza de Mayo. Russia 2018 ebbe pure le sue critiche, per la repressione dei diritti, soprattutto contro la manifestazione del dissenso e la comunità LGBTQIA+.

Anche le Notti Magiche di Italia ’90 furono macchiate dalla ventina di morti sul lavoro e da scellerate speculazioni economiche – a breve sarebbe esploso lo scandalo Tangentopoli.

Si può fare peggio

Nonostante i pregressi, i vertici del calcio sono riusciti a peggiorare. Non è mai stato un mistero che il Paese fosse quantomeno carente nei diritti base per donne, omosessuali – solo pochi giorni fa Khalid Salman, del comitato organizzatore, ha parlato di “malattia mentale” – atei, apostati, migranti legalmente sfruttati da un sistema durissimo.
La realizzazione di stadi e infrastrutture è costata oltre 6500 morti, tutti lavoratori migranti.

La Kafala

Il Qatar presenta un’anomalia sociale. La piccola penisola conta circa 3 milioni di abitanti, ma di questi solo 300 mila sono cittadini. Gli altri sono lavoratori stranieri, che nella stragrande maggioranza dei casi sono manovalanza dall’Africa e dall’Asia. Gli uomini nell’edilizia, le donne nella gestione della casa.

Il sistema di lavoro è la Kafala, che vuol dire “sponsorizzazione”, diffuso in più aree del Medio Oriente. Agenti del lavoro qatarioti ricercano manodopera in zone povere e poco scolarizzate di India, Pakistan, Bangladesh, Kenya o altri Paesi in via di sviluppo. L’intermediazione serve per gli aspetti legali, i documenti, spesso per anticipare il pagamento di visto e viaggio. Ma il dover appianare il debito costringe il dipendente a una subordinazione totale.

Il datore di lavoro decide praticamente tutto. Di fatto, per un sottoposto, è impossibile licenziarsi, partire, denunciare lo sfruttamento e gli abusi. Le autorità preposte alle indagini avrebbero come interlocutore lo stesso datore di lavoro denunciato, che è il responsabile legale dello “sponsorizzato”.

Nonostante il Qatar abbia promesso riforme dal 2017 e che alcune pratiche come il sequestro dei passaporti stiano sparendo, le organizzazioni come Amnesty International parlano ancora di schiavitù velata. Giornate lavorative da 14-18 ore, giorni di riposo assenti, temperature esterne insopportabili e che facilitano malori.

Discutibile e discussa vignetta del periodico satirico francese Le Canard Enchaîné. I giocatori del Qatar, certamente i meno responsabili per tutta l questione, vengono rappresentati come terroristi

L’inchiesta del Guardian

Lo scorso anno il quotidiano britannico The Guardian ha svolto un’inchiesta grazie a cui si è arrivati alla stima di oltre 6500 morti sul lavoro.
L’organizzazione dell’evento ha confermato solo una trentina di decessi, ma lo studio si riferisce ai dati dei Paesi di provenienza dei lavoratori migranti morti. Ad esempio le denunce dei parenti o l’invio delle salme. Ma non tutti (come ad esempio le Filippine) hanno contribuito all’emersione del problema, se ne deduce che i numeri reali siano ancora più drammatici.

Risarcimenti

Amnesty International, negli ultimi mesi, ha avanzato una richiesta di risarcimento per tutte le vittime, che ammonterebbe a circa 440 milioni di euro. Cioè quanto la FIFA ha versato al Qatar per organizzare i mondiali.
“La FIFA sapeva o avrebbe dovuto sapere che i lavoratori avrebbero corso dei rischi”, scrive Amnesty International in una lettera aperta ai vertici del calcio internazionale. “La FIFA ha fatto ben poco per prevenire o mitigare tali rischi”.
“Continueremo i nostri sforzi in conformità con le politiche sui diritti umani e gli standard internazionali”, ha replicato la FIFA

Cattedrali nel deserto

A rendere tutto ancora più ironicamente tragico c’è il prodotto finale, cioè gli stadi che ospiteranno la competizione. Opere faraoniche (termine non casuale), architettonicamente meravigliose, che propongono sale VIP con a disposizione chef e menu stellati e lussuose suite per dormire. I prezzi vanno dai circa 1000 a 22 mila dollari per notte.

Finito il mese dei mondiali, gli stadi saranno praticamente inutili, se non per guardare il modestissimo campionato locale.

Stadio di Lusail, dove si giocherà la finale dei mondiali di calcio. Immagine da Eurosport.it

Ipocrisia occidentale?

Ci sono state proteste e richieste di boicottaggio, ma più che altro a livello di singoli o dell’associazionismo, non certo dalle istituzioni. Si è timidamente esposta solo qualche Nazionale nordeuropea, che alla fine dovrà comunque piegarsi alle regole.

Mentre l’organizzazione e il governo qatarioti respingono ogni accusa al mittente, rigirando la questione contro l’ipocrisia occidentale. “Tanto, i tifosi verranno a vedere le partite e compreranno il biglietto”, ha detto grosso modo il ministro degli Esteri Mohamed Al Thani. Ma è il solito modo per lavarsi la coscienza, scaricando la responsabilità sull’utilizzatore finale e sulla passione di chi ha meno mezzi per cambiare le cose.

L’ipocrisia occidentale c’è, da parte dei vertici sportivi e soprattutto politici, in questa come in molte altre occasioni. E come sempre pesa su gruppi di persone che possono essere sacrificate perché rimpiazzabili. “Non c’è limite a ciò che puoi ottenere quando non ti interessi di esseri umani specifici”, diceva il comico Louis C.K. in uno dei suoi pezzi più (apparentemente) cinici e memorabili

Gabriele Santoro
(14 novembre 2022)

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