25 aprile Festa della Liberazione: un inno per tante Resistenze

Il 25 aprile, Festa della Liberazione dal nazi-fascismo, è un momento importante per riconoscersi e tramandare i valori della Resistenza italiana su cui si fonda il nostro vivere civile. I canti della Resistenza rappresentano ancora oggi un veicolo per tramandare gli ideali dell’antifascismo e della libertà, formando la colonna sonora per sempre nuove resistenze nelle varie parti del mondo.
È così che un canto anarchico spagnolo della II Guerra mondiale, a sua volta derivato da un componimento socialista di inizio secolo, è diventato ai nostri giorni un inno dei combattenti curdi.

25 aprile inno resistenza
Grafica Piuculture

Da A las barricadas a Werin Barîkadan

Il canto partigiano Bella ciao, di recente riscoperto dal grande pubblico grazie al successo internazionale della serie Netflix La casa di carta, è diventato negli ultimi anni inno di libertà per i curdi in lotta per l’indipendenza, per i manifestanti cileni in piazza per ottenere riforme e una nuova Costituzione e per gli iraniani nel corso delle proteste per la morte di Mahsa Amini. Stessa sorte per A las barricadas, l’inno delle formazioni anarchiche durante la guerra civile spagnola, che è oggi un canto di lotta ancora vivo.

Le “nere tormente” che agitano l’aria sono una chiara allusione ai regimi nazi-fascisti europei, mentre la Confederazione richiamata nel finale è un riferimento alla Confederación Nacional del Trabajo (CNT), il più grande sindacato anarchico spagnolo.
Settanta anni dopo e svariati chilometri più a oriente le “nere tormente” e la “Confederazione” vengono risignificati per raccontare la dura lotta per il riconoscimento dell’identità del popolo curdo e per richiamare gli ideali del confederalismo democratico. Ma Werin Barîkadan non è una mera traduzione dal precedente spagnolo: il richiamo a “libertà, autonomia e liberazione delle donne” sono prerogative specifiche, rivendicate dai ribelli e dalle ribelli del Kurdistan.

Il modello della Warszawianka 1905 roku

A las barricadas, a sua volta, è modellato sulla base della Warszawianka 1905 roku, canto di protesta socialista polacco scritto tra la fine dell’Ottocento e i primi anni del Novecento, divenuto poi, una volta tradotto in russo, uno dei canti ufficiali della prima Rivoluzione russa del 1905 e della più nota Rivoluzione russa del 1917.

Canto di protesta antizarista prima, inno sovietico poi, la Warszawianka 1905 roku (da non confondere con la precedente versione del 1831, la Warszawianka 1831 roku) si diffonde nel resto d’Europa con un’accesciuta carica rivoluzionaria, in particolare nella Germania spartachista e in Francia. È infatti proprio nella versione tedesca che compaiono le barricate che daranno il titolo alla più fortunata versione spagnola.

In Francia si diffondono addirittura due versioni differenti de La varsovienne, anche se è soltanto quella più legata al Partito Comunista francese che riesce a imporsi come versione ufficiale del canto anche nel resto dei Paesi francofoni.

…e in Italia?

Fino a qualche anno fa non esisteva una versione ufficiale della Warszawianka o di A las barricadas in lingua italiana, realizzata solo nei primi anni Duemila da Cisco e La casa del vento, per altro in maniera molto libera e in buona parte rielaborata.

Sulla base della canzone, tuttavia, tra la fine degli anni ’60 e l’inizio degli anni ’70 venne composto  l’inno di Potere Operaio, il gruppo della sinistra extraparlamentare più rappresentativo del filone dell’operaismo marxista. Stato e padroni riflette proprio questa impostazione: scompaiono le barricate, compaiono fucili e “piogge di piombo”, gli inviti alla rivolta diventano apertamente “lotta armata”.

Silvia Proietti
(23 aprile 2023)

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