Non se ne può più della demagogia e dell’ideologismo con cui politica e media rappresentano l’immigrazione, trasformando la normalità delle migrazioni in un’emergenza di cui farsi carico nostro malgrado o una minaccia.
La mobilità fa parte della storia umana. Il problema, dunque, non è l’arrivo in eccesso dei migranti, di cui invece abbiamo urgente bisogno, bensì l’incapacità della politica di governare il fenomeno.

Normalità delle migrazioni nel mondo e emergenze vere
Per governare l’immigrazione bisogna prima capirla: da quali realtà partono? Chi sono i migranti, quali sogni e aspirazioni hanno? Calvino fa dire al signor Palomar, l’ostinato osservatore ed esploratore di mondi, sempre alla ricerca di senso: “Non possiamo conoscere nulla di esterno a noi scavalcando noi stessi…. Possiamo contemplare solo ciò che abbiamo imparato a conoscere in noi”. Se così è, cercando di capire i motivi per cui un giovane emigra scopriremmo che quella voglia di migliorare la propria esistenza, quell’attaccamento alla vita quando viene minacciata appartengono anche a noi in quanto esseri umani e in quanto emigranti a nostra volta: un tempo con la valigia di cartone e oggi con una laurea in tasca.
E allora proviamo a conoscere meglio sia il mondo del migrante sia la nostra realtà oggi. Un libro da poco uscito di Stefano Allievi, Governare le migrazioni. Si deve, si può, ci aiuta ma nello stesso tempo suona come un campanello d’allarme sul nostro futuro.
– Le vere emergenze: “un Paese dove non si nasce muore”
Siamo la nazione più vecchia del mondo dopo il Giappone: già a partire dagli anni ’90 il numero dei morti ha superato quello dei vivi; tendenza, questa, destinata ad accentuarsi con rapidità crescente nei prossimi anni. Oggi ci sono 2 over 65 ogni nuovo nato e 3 lavoratori attivi ogni 2 inattivi; rapporto che prima del 2045 si prevede sarà di 1 a 1. La longevità, che sarebbe una cosa buona, richiede un paese ricco, giacché un anziano ha più bisogno di cure e assistenza, che costano.
Siamo dunque in recessione demografica che porta con sé la recessione economica. Laddove in Africa la popolazione è in continua crescita: gli under 15 sono oltre il 40%.
– Le vere emergenze: aumentano le emigrazioni dei nostri giovani
Il nostro Paese ha smesso di essere attrattivo (anche per gli stessi migranti) e un laureato, ben formato, non trovando un lavoro adeguato preferisce andarselo a cercare all’estero. Dal 2006 al 2022 la mobilità italiana verso l’estero è cresciuta dell’87%. In dieci anni l’Italia ha perso 79.000 giovani laureati. È la prima volta nella storia che il numero degli emigrati supera quello degli immigrati. E questo è allarmante per il nostro futuro.
Proposta per una politica che consideri normalità le migrazioni e le governi
Le responsabilità della politica sono enormi e non prive di costi: si bloccano gli arrivi dei migranti, si erigono muri, si esternalizza l’accoglienza, con l’unico risultato di aumentare gli irregolari e favorire l’illegalità dei viaggi.
Per invertire la direzione l’autore propone:
• la costituzione di un’Agenzia italiana delle migrazioni e della mobilità (meglio ancora, un Ministero) capace di coordinare le tante competenze implicate (lavoro, istruzione, sanità, cultura, cooperazione allo sviluppo ecc.);
• abolire la Bossi-Fini;
• programmare l’assorbimento dei migranti nel mercato del lavoro, che in molti settori ha bisogno di lavoratori;
• investire nell’integrazione;
• rendere efficiente la cooperazione internazionale per accordi con i Paesi di partenza.
Tornando al signor Palomar, attivando l’intelligenza della realtà e guardandoci dentro ci renderemmo conto che se le migrazioni non vengono governate perderemo quote crescenti di fiducia in noi stessi, nella nostra capacità di vivere nel mondo reale, così com’è, e nella possibilità di conservare un posto di rilievo nello scenario mondiale.
Luciana Scarcia
(20 novembre 2023)
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