Pasqua ortodossa: purificare il corpo e lo spirito
Si sono preparati a questo giorno speciale osservando sei settimane di astinenza. “Non andiamo a letto con l'uomo e non mangiamo niente di animale, neppure uova o latte, racconta Petronela, solo frutta, verdura, cereali e legumi”.
La residenza legale blocca la cittadinanza per i figli d’immigrati
“Il riconoscimento della cittadinanza italiana alle seconde generazioni è spesso pregiudicato da un’errata interpretazione del requisito della residenza legale. La normativa considera “legalmente residente” solo chi, oltre ad essere in regola con le norme sull’autorizzazione al soggiorno, risulti anche iscritto all’anagrafe comunale.
Integrazione dei rom: nei campi si diventa ladri
“L’integrazione non è possibile nel campo: qui si diventa ladri. Il campo di Salone non è un luogo adeguato per far crescere i figli. Qui il potere è la forza fisica, non la legalità. Di sera incontri drogati, ubriachi, hai paura di uscire. Non c’è sicurezza, nessuno ti protegge.
Gli orfani moldavi ospiti nelle famiglie italiane
“I moldavi immigrati in Europa per trovare un lavoro, spesso lasciano a casa i figli con i nonni. I bambini finiscono negli istituti insieme agli orfani e ai figli dei detenuti. Tanti genitori spariscono e tornano dopo 5 o 10 anni, quando i figli sono grandi, cresciuti, educati. A questo punto tornano a vivere assieme ai figli con l’intento di usufruire del loro aiuto nei lavori domestici”,
Cgil immigrazione, obiettivo reali diritti senza frontiere
“Siamo indietro nel rendere le politiche sulle migrazioni strutturali, i governi che si sono alternati hanno pensato solo a cambiare le cose fatte nella legislatura precedente per aumentare il consenso". Per l’Italia è il tempo delle scelte e Sonia Dosti, della Camera del Lavoro di Roma sud e mediatrice culturale albanese prende in prestito lo slogan della terza conferenza regionale sull’immigrazione “Diritti senza frontiere” organizzata il 16 dicembre dalla Cgil Roma e Lazio nella sala Soldini in piazza Vittorio Emanuele.
Osservatorio romano sulle migrazioni, deficit e contraddizioni
“Per continuare la vocazione internazionale di Roma l’immigrazione è fondamentale, è uno stimolo all’apertura verso nuovi orizzonti”, Franco Pittau, coordinatore del dossier Caritas-Migrantes, introduce così il nono rapporto dell’Osservatorio Romano sulle Migrazioni, condotto dal Centro Studi e Ricerche Idos per Caritas, Camera di Commercio e Provincia di Roma e presentato la mattina del 13 dicembre presso la stessa Camera di Commercio in via de’ Burrò. “Il mondo globalizzato è un grosso sostegno per il benessere dei nati sul posto e dei nuovi cittadini”. “I migranti sono finestre aperte sul mondo, ma è bello immaginare che guardino anche nel cortile di Roma”, aggiunge Rando Devole, sociologo albanese di Tirana e ormai trapiantato nell’Urbe da diversi anni. ”Chi è innamorato vede solo gli aspetti positivi, ma da studiosi riconosciamo le problematiche. In questa città la diversità riesce a far sentire tutti a proprio agio”. I dati relativi al 2011 confermano come l’area della capitale si sia confermata quella a maggiore presenza straniera, con un aumento anche degli aventi impiego, mentre rispetto al 2007 il tasso di disoccupazione è salito di 2,4 punti percentuali. Sale invece l’imprenditoria immigrata, segno di una crescente integrazione nell’economia locale, base su cui far forza per venire a capo della crisi.Gli stranieri residenti nel Comune di Roma sono 352.264, con un’incidenza del 12,2% del totale ben superiore al 7,5% nazionale. L’incremento è dell’ 1,9%, pari a 6517 unità, in relazione al 2010. I permessi di soggiorno rilasciati hanno superato quelli scaduti, per un totale dell’11,7% di tutto il paese. Il 56,9% ha un permesso di lavoro, solamente 2 su 5 detengono un permesso a tempo indeterminato, probabilmente per l’alto numero di religiosi, studiosi e ricercatori che soggiornano per un periodo limitato. Oltre 2500 le nuove cittadinanze acquisite, con un regresso di 8,5 punti, mentre i nuovi nati sul territorio sono stati 6653. La principale provenienza resta l’Europa, per il 47,2% - 36,5% comunitari e 10,6% extracomunitari – ma aumentano Asia (+3,3%) e Sudamerica (+1,6%), a fronte di un calo dall’Africa (-9,6%). Le maggiori collettività rappresentate sono i romeni, quasi 80 mila, seguiti da filippini (36 mila), bengalesi, poco meno di 20 mila, 15 mila polacchi e circa 13 mila da Cina e Perù. Gli incrementi più rilevanti sono stati tra i moldavi, +17,7%, bengalesi, +16,3%, e ucraini, +11,7%. La percentuale totale di donne sfiora il 52%.Il mercato del lavoro Gli occupati immigrati in tutta la provincia sono stati 232.576, di cui 162 mila nella sola capitale, con un incidenza rispettivamente del 13,7% e del 14,1%. La quota femminile ha raggiunto il 51,4%, ben più alta del 42,6% statale. L’ammortizzazione degli effetti della crisi sembra essere stata maggiore per gli stranieri, che registrano un tasso di occupazione vicino al 72% contro il 62,5% degli italiani, anche se dall’analisi qualitativa emerge una specularità molto significativa. Se i nostri concittadini svolgono per il 46,8% professioni qualificate e solo per il 5,5% mansioni minori, i dati si ribaltano considerando chi proviene da oltre i confini nazionali, con un corrispondente 8,8% e 51,9%. Scenari ulteriormente diversi per la titolarità d’azienda, al -1,4% per gli italiani contro il +31,6% di quella immigrata. I primi cinque paesi sono Romania (19%) con 5784 imprenditori, Bangladesh, ad oltre 5 mila, Cina, sopra le 2500, Marocco (2200) ed Egitto, con poco meno di 2000. Le donne costituiscono ancora una netta minoranza, attestandosi al 20,5%. Il settore prevalente è il commercio (38%), davanti ad edilizia (24%) e pubblici esercizi (9%). Sebbene solo al 2%, le imprese di telecomunicazioni assorbono il 68% dei titolari totali, particolarmente attivi nel cosiddetto “transnazionalismo connettivo”, comprendente su tutti servizi telefonici internazionali ed internet.Indicatori di integrazione Il Lazio si colloca in posizione media nel quadro statale per potenziale di integrazione, sintesi di un indice attività sul territorio alta, ma di un basso inserimento sociale, specialmente per il forte disagio abitativo che contraddistingue Roma. Oltre 8500 le nozze miste, intese con almeno un partner straniero, celebrate nella capitale, oltre il doppio della media italiana (19% contro l’8,8%). Per quanto riguarda le scuole, gli alunni con altra cittadinanza sono stati 72.619, il 9,6% del contingente nazionale. Le punti regionali sono però Viterbo, con il 10,4%, e Rieti, al 9,1%. Più di 23 mila le seconde generazioni, il 40,8%.
Il ruolo delle donne migranti tra cooperazione e co-sviluppo
Le donne straniere residenti in Italia sono due milioni e 370mila, la maggior parte proviene da Ucraina, Romania e Polonia. “Il nostro Paese quindi è luogo privilegiato per percorsi di sviluppo e integrazione di genere” sottolinea Alessandro Masi, segretario generale della Società Dante Alighieri che mercoledì 12 dicembre ha ospitato "Il ruolo delle donne migranti tra cooperazione, co-sviluppo e processi di ricostruzione dei Paesi di origine
Lucian Georgescu, al ProCult Festival per emozionare
The phantom father (Il padre fantasma), il film di Lucian Georgescu, ospite d’onore del festival Procult, che si è svolto tra 22 e 25 novembre all’Accademia di Romania, ha vinto il premio Metamorfoze per il miglior lungometraggio. E’ un progetto iniziato da Georgescu 6 anni fa come sceneggiatore e produttore, e la regia doveva avere la firma dello scomparso Ovidiu Bose Pastina. Poi la pressione per il tempo che passava, i limiti imposti dalla produzione, l’impossibilità di trovare un regista che esprimesse il messaggio del film così come era pensato inizialmente, ha spinto Georgescu a passare anche dietro la machina da presa. “Non sei mai preparato a realizzare un film, ma siccome c’è qualcosa di personale in questa opera e, ovviamente, in ogni sceneggiatore si nasconde un regista, mi sono buttato. Uno scrittore ha caratteristiche diverse, è passivo e vive nella sua storia, mentre il regista fa sì che la storia accada”.L’incontro con Berry Gifford e Marcel Iures è stato determinante per questo progetto. Georgescu gli ha incontrati al festival del cinema di Cluj, dove teneva un workshop come docente di sceneggiatura. “In Europa facciamo film con amici e per gli amici, in senso di quanta passione mettiamo nella realizzazione di un’opera e nella sua presentazione al mondo esterno(SPIEGA MEGLIO). Analogamente a quanto accadeva nel cinema italiano negli anni 50-60. Perché noi non siamo un’industria, siamo ancora un sistema rigorosamente organizzato su base artigianale”. Quando dice amici, Lucian Georgescu si riferisce ai 50 mila spettatori fans del suo film che dovrebbe ancora conoscere CHE VUOI DIRE?. Tutti i film della nuova onda CHE VUOL DIRE?., che rappresentano una realtà significativa nella Romania di oggi, sono considerati di nicchia, artisticie in America. The fantom fathernon svela molto della faccia attuale del paese. “Il mio non è cinema d’arte. Dipende sempre che tipo di “lente” metti alla tua macchina da presa. Io ho un altro modo di vedere e di dire le cose, con tutto il rispetto per le categorie stilistiche, non sono un neorealista o un documentarista”.La troupe di PhantomeIspirato al libro autobiografico di Gifford, il cui padre faceva parte di un notoclan mafioso di Chicago, il film racconta l’avventura di un americano che arriva in Bucovina, una regione della Romania, per cercare le origini della sua famiglia, emigrata negli Stati Uniti ai tempi della Prima Guerra Mondiale. Arrivato nel paese, viene accompagnato nelle vicende on the road da una bella impiegata degli archivi locali. Berry Gifford è considerato uno scrittore di nicchia e di genio, mentre l’attore romeno Marcel Iures, che si è affermato negli Stati Uniti per la sua recitazione intensa, qui recita in inglese con grande stile, inserito in un paesaggio folcloristico post-rivoluzionario.La difficoltà è stata nel raccogliere i fondi per la realizzazione. Partendo dal testo di uno scrittore americano, essendo un film on-road, con molte location, dove le immagini e la musica sono molto importanti, non si poteva fare un film in economia. Importante è stato il contributo di un produttore tedesco, professore alla scuola di cinema di Berlino, e la musica che avvolge le scene appartiene a Johanes Malfati, un discendente dei principi romeni Cantacusino. Il fatto di essere parlato in 3 lingue: romeno, ucraino e inglese al 60-70 % è un punto di forza per la distribuzione all’estero. “L’abbiamo distribuito in una grande rete commerciale americana, ma non ancora in Europa”.L’autore definisce il film “arte popolare”. ”La mia creazione tende a entrare in sintonia con lo spettatore. Non faccio film per un pubblico d’elite. Mi intriga il fatto di creare per un certo tipo di spettatori, immergermi dentro una specifica onda sentimentale che va condivisa con loro, altrimenti non si emozionano durante la proiezione”. Georgescu crede che si debba andare a vedere un film con la generosità e la predisposizione a lasciarsi coinvolgere: “Il cinema dovrebbe significare emozione. Io non credo in lezioni, teorie, regole e clichè che insegnino come deve essere il film. Sono uno spettatore generoso, vado per il piacere di vedere l’opera e divertirmi. Soltanto nella seconda fase interviene il lato critico, dopo quello emozionale”.Nella sua originalità, il film risente di influenze stilistiche di grandi autori che hanno fatto la storia del cinema e che solo gli appassionati della settima arte possono scorgere tra strati e sfumature sottili di regia e sceneggiatura. Talento aggiunto alla ricchezza culturale e alla preparazione dell’autore che, con pazienza e tenacia imbattibile, è riuscito dopo 6 anni a realizzare l’idea. “Ho altri due progetti come regista. Ma c’è una cosa che mi blocca e mi infastidisce nella settima arte: passare per le difficoltà produttive toglie la gioia dell’atto creativo. Ho passato talmente tanti anni a raccogliere soldi per produrlo che non sono riuscito a vivere la felicità di vederlo sul grande schermo”.
ProCult Festival, la nuova onda del cinema romeno
Giovane e ambiziosa, la IV-a edizione del festival del cinema romeno ProCult festival si è svolta tra 22 e 25 novembre all’Accademia di Romania. La novità di quest’anno: alle tre categorie esistenti - cortometraggio, documentario e lungometraggio - è stata aggiunta l’animazione.
Nel labirinto del riconoscimento dei titoli conseguiti all’estero
La sua ragazza rischia di perdere un’opportunità lavorativa e di diventare soggiornante non regolare. Ha così passato la notte in treno per chiedere risposte ai relatori dell’incontro Il riconoscimento dei titoli di studio acquisiti all’estero. Difficoltà, sfide, prospettive, tenutosi a Roma giovedì 15 novembre



