Io sono Wang Lin: l’italiano per cinesi

Copertina del testo Io sono Wang LinLa presentazione di Io sono Wang Lin, manuale di primo approccio all’italiano per allievi sinofoni, è stata l’occasione di un vivace confronto sulle differenze linguistiche e culturali, sulle buone pratiche, sugli spazi di incontro tra due popoli che, al di là di ridicoli stereotipi, hanno voglia di conoscersi.

Distanze che si accorciano. Risale al 1893 l’arrivo del primo cinese in Italia, come ricorda Carla Barozzi, direttore del Dipartimento di italiano per stranieri dell’Upter, al pubblico che affolla la sala 1 della Biblioteca Nazionale Centrale di Roma giovedì 15 novembre. La migrazione cinese, iniziata dopo la prima guerra mondiale, non si è mai arrestata: “Oggi abbiamo in Italia circa 270.000 cinesi secondo il 22° Dossier statistico sull’immigrazione Caritas/Migrantes, con un aumento esponenziale degli studenti nelle università italiane, quasi 10.000”.
Per Wen Zheng, co-direttore dell’Istituto Confucio di Roma e professore dell’Università di lingue straniere di Pechino, sono molte le somiglianze tra italiani e cinesi: “Culinarie, nei rapporti interpersonali, nei valori familiari e, naturalmente… nella burocrazia!”. Ma ci sono anche differenze e quella linguistica è certamente la prima: “Una difficoltà che vivo tuttora dopo 20 anni di insegnamento dell’italiano” e, al tempo stesso, “Un’opportunità fondamentale per l’amicizia e la reciproca conoscenza”.

Se l’offerta non basta. Augusto Venanzetti, coordinatore della Rete scuolemigranti, evidenzia i limiti dell’accordo di integrazione che ha introdotto l’obbligo della conoscenza dell’italiano per l’ottenimento dei titoli di soggiorno senza prevedere alcun adeguamento di sistema, con il risultato che i soggetti pubblici che dovrebbero garantire la formazione non sono in grado di far fronte all’enorme richiesta. “Quest’anno a Roma gli iscritti ai corsi di italiano L2 sono stati 20.000 e il volontariato si è fatto carico del 60% dell’offerta. La domanda effettiva però è stimata intorno ai 35.000 iscritti all’anno”. Tanti immigrati quindi vorrebbero imparare l’italiano ma non riescono ad accedere ai corsi: “Tra questi ci sono i cinesi che da anni ci chiedono di organizzare lezioni dopo le 21, per andare incontro alle esigenze di chi lavora nel commercio”.
Alcuni relatori della tavola rotondaLa Rete scuolemigranti conta oggi ben 87 associazioni che oltre ad assicurare l’insegnamento gratuito dell’italiano mettono in campo azioni di intercultura, recupero identitario, socializzazione e puntano sulla flessibilità dell’azione: “Stiamo presentando un progetto FEI che coinvolgerà 12 associazioni della Rete e avrà come capofila la Provincia di Roma. Intendiamo rivolgerci alla comunità cinese offrendo corsi serali e questo testo arriva proprio al momento giusto”.

Quali difficoltà? “La distanza tra il cinese e l’italiano incide molto sul percorso di apprendimento degli allievi”. A illustrare le differenze tra le due lingue è Wang Jing, docente dell’Università Luspio e dell’Istituto Confucio di Roma che ha curato la realizzazione del volume insieme ad Alice Dente, sinologa presso il Servizio Intercultura delle Biblioteche di Roma e Katia Franzese, docente e formatrice di italiano L2 presso l’Upter. “Il cinese usa un sistema di scrittura basato su caratteri che uniscono immagine, suono e significato”. I caratteri sono ben 80.000, dei quali 3500 usati quotidianamente. A livello fonologico: “Per ogni vocale esistono 4 toni della voce più il tono neutro e a ciascuno di essi corrisponde un diverso significato”. Quindi la stessa parola può indicare ‘otto’, ‘tirare’, ‘bersaglio’, ‘diga’. Dipende da come la si pronuncia. “L’apprendente sinofono incontra le maggiori difficoltà con le categorie di genere e numero, con articoli e verbi”. Ad esempio tenderà a tradurre la frase “Io ho fame” in “Io molto fame” e l’espressione “A me piacciono i biscotti” in “Io piace biscotto”. Per questo le autrici del testo hanno cercato di integrare: “Non solo due lingue ma anche due mentalità”.

caratteri-cinesiUn manuale per gli allievi sinofoni. Io sono Wang Lin si caratterizza per una progressione didattica che prevede l’esplicitazione costante di informazioni e regole e punta allo sviluppo della competenza linguistica, pragmatica e socioculturale. All’unità 0, contenente esempi su alfabeto, scrittura, accento e maiuscole, seguono 10 unità incentrate su situazioni tipo della vita quotidiana: la ricerca dell’alloggio, il lavoro, la visita dal medico, la spesa. In ogni unità l’input iniziale, composto da parole o brevi testi, cresce gradualmente attraverso esercizi di abbinamento tra parole e immagini, ascolto e produzione orale, box con regole grammaticali, informazioni di carattere socioculturale o curiosità.
Completano il volume i test di autovalutazione, le schede di sintesi grammaticale in lingua cinese, il CD extra con le tracce audio, gli esercizi di fonologia, gli approfondimenti sulla cittadinanza. Per l’insegnante è prevista una guida ad hoc che include, tra l’altro, un’analisi degli elementi linguistici sui quali l’allievo sinofono fa più fatica. Sul sito della Loescher editore saranno a breve disponibili ulteriori attività di rinforzo e approfondimento.

Un libro è un mondo intero. Il testo è nato dall’esperienza concreta, quella dei corsi di italiano promossi dal Servizio Intercultura delle Biblioteche di Roma Capitale: “La nostra scommessa è nella valorizzazione del bilinguismo” afferma la responsabile Gabriella Sanna “Abbiamo acquistato 300 libri in lingua cinese per la biblioteca Goffredo Mameli, al Pigneto. Poi è iniziata l’avventura dei corsi di cinese tenuti da Alice Dente. Rivolgersi ad una sola comunità è stata una forzatura ma ha funzionato: i cinesi venivano ad imparare l’italiano e prendevano in prestito i libri nella loro lingua”. È questa per Sanna la ricchezza del doppio binario: “Più una comunità unisce le proprie energie per mantenere la ricchezza di più lingue, culture, mentalità, più la probabilità di successo dell’integrazione aumenta”.

I cinesi muoiono, e non da oggi. “Molti italiani pensano che l’immigrazione cinese sia un fenomeno recente. Spesso mi chiedono della famosa leggenda metropolitana secondo la quale i cinesi non muoiono mai. In uno storico cimitero romano ho scoperto un mio omonimo deceduto nel 1922”. Con genuina ironia Marco Wong, presidente onorario di Associna, invita a rivedere alcuni dei pregiudizi più diffusi sulla comunità cinese: “L’anno prossimo compirò 50 anni e l’essere definito continuamente una giovane seconda generazione mi mette in grandissima difficoltà”. “L’immagine che l’italiano medio ha del cinese è quella del commerciante o del ristoratore, ma ci sono tante realtà: chi arriva dalle campagne per migliorare il proprio status, gli studenti, i manager delle grandi multinazionali”. “Questo testo colma una lacuna importante e il mio augurio è che i cinesi che vengono in Italia possano utilizzarlo per rompere le barriere e conquistare la libertà che viene dalla conoscenza di più lingue”. Per raccontarsi, finalmente, al di là di ogni stereotipo.

Copertina del testo Io sono Wang KinIo sono Wang Lin
La lingua italiana per i cinesi
Di Alice Dente, Katia Franzese, Wang Jing
Loescher Editore
Pubblicazione: 2012
pp. 240
€ 15,00

Guida per l’insegnante
Pubblicazione: 2013
pp. 80
€ 5,00

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Sandra Fratticci
(22 novembre 2012)