Biblioteca vivente Rom: lasciarsi leggere per abbattere i pregiudizi

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Formazione dei “Libri umani” all’interno del progetto Sar San. Photo credit: Pagina Facebook Biblioteca vuvente

“Cos’è una biblioteca vivente? Sicuramente non ha nulla a che vedere con Fahrenheit 451”. Cristian Zanelli, Presidente della cooperativa ABCittà e promotore del progetto Biblioteca vivente, mentre spiega cosa significa essere un libro umano scherza, ma neanche troppo. Ben noti i libri umani di Bradbury: una sorta di memoria collettiva , indispensabili custodi della conoscenza universale in un’epoca di oblio e dittatura. Quelli del 2015, invece, ben lungi dall’essere universali, custodiscono qualcosa di altrettanto importante: la propria storia. Raccontano di sé, si lasciano sfogliare, rispondono al lettore, tanto che – assicura Zanelli – “nessuna lettura è mai uguale ad un’altra”.

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Ali, uno dei “libri umani” della Biblioteca vivente organizzata presso la Casa di reclusione di Bollate. Photo credit: Pagina Facebook Biblioteca vivente

Biblioteca vivente è un format nato in Danimarca negli anni ’80” racconta Zanelli. “ABCittà ha implementato il progetto per renderlo punto di arrivo di un processo di formazione ed autoformazione per abbattere i pregiudizi su particolari temi”. Per entrare nello spirito del progetto, basta dare un’occhiata all’omonima pagina Facebook: tra gli ultimi libri umani ci sono detenuti, disabili, alcolisti, tossicodipendenti, migranti: dieci eventi in tutto. Nella Biblioteca Goffredo Mameli di via del Pigneto 22 venerdì 12 giugno alle 16:30 andrà in scena l’undicesimo: si parlerà di cosa significa essere Rom, ed esserlo nella Capitale.

Dietro all’idea c’è un progetto nato in cooperazione con l’Associazione 21 luglio, Sar San, che coinvolge mamme e bambini Rom. “Si tratta di un progetto di promozione dei diritti e della propria identità”, spiega Zanelli, un progetto che negli anni si è interfacciato con istituzioni e scuola, promuovendo laboratori scolastici per i bambini e supporto legale e medico per le mamme. In altre parole, le basi dell’integrazione. Parte dei libri umani che si racconteranno domenica saranno proprio le mamme di Sar San, debitamente formate all’interno di un gruppo di lavoro. “Nella formazione si inizia elencando i pregiudizi, e scegliendone uno a testa. Ogni libro dovrà mettere insieme tutti gli episodi di vita che hanno nel tempo smontato quel pregiudizio, fino a formare una storia. A volte i pregiudizi si smontano con le statistiche, ma a noi interessa l’esempio personale“, spiega Zanelli.

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La quarta di copertina di uno dei titoli che saranno consultabili domenica – dalla pagina Fb Biblioteca Vivente

L’incontro fra libro e lettore è una chiacchierata: “il libro umano chiede al lettore perché ha scelto proprio quel titolo, e da lì si inizia a parlare”. La consultazione funziona come in biblioteca: trenta minuti a lettore, e possibilità di prolungamento se il libro non viene prenotato dal lettore successivo. “La risposta è stata sempre molto buona: nella casa di reclusione di Bollate in quattro ore abbiamo contato tra le 100 e le 120 persone”, ricorda Zanelli. La curiosità è tanta, al punto che la formazione dei libri prevede anche un training sulle risposte alle domande più impensate: “noi suggeriamo ai nostri lettori di fare qualsiasi tipo di domanda, anche quelle che normalmente per gentilezza non farebbero, perché sono proprio quelle a smontare i pregiudizi“.

Ci sono libri, ci sono lettori, ci sono persino le recensioni, che al termine dell’evento vengono pubblicate sulla pagina Facebook, e ci sono libri che a quelle recensioni rispondono. A volte ci sia augura che un rapporto continui, a volte ci si dichiara perfino un po’ cambiati.A volte, e non è raro, si dichiara che quel libro lo si sarebbe letto ancora altre mille volte.

Veronica Adriani(22 aprile 2015)

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