Sunday è sudanese, ha 16 anni e ricorda quello che è successo durante il suo viaggio: “molte persone sono morte durante i combattimenti poco prima di Natale. Ho visto i miei vicini e i miei amici morire. I soldati andavano a prendere la gente casa per casa. Da allora non faccio altro che pensarci. La guerra ti cambia perché ti perseguita, ci pensi tutto il giorno e non riesci a concentrarti sulla scuola perché la violenza ti insegue e ti soffoca.” Questa è solo una delle tante storie raccolte nel sito La voce di Amadi, che vuole essere l’occasione per rilanciare l’attenzione su minorenni vittime di violenze, e scelte che vorrebbero compiere. Amadi è un personaggio fittizio della campagna di Intersos per dare voce agli oltre 250mila bambini e bambine che in almeno 23 Stati del mondo vengono assoldati negli eserciti regolari e irregolari come combattenti, ma anche purtroppo come schiavi sessuali, spie e facchini.
Il centro A28, a Via Aniene 28, si occupa di loro, di minori in transito di via, ed è gestito da Intersos e da Civico Zero. Da poco A28 è anche su facebook, con una pagina che vuole “raccontare e dare risalto alle storie” evidenzia Valentina Murino, che da giugno se ne occupa per Intersos. “L’idea è quella di porre in evidenza il viaggio che compiono i ragazzi raccogliendo le storie sia sulla pagina facebook Racconti di un lungo viaggio che sul sito La scelta di Amadi”.
Dal 2011 A28 è un punto di accoglienza, di ristoro e d’informazioni, soprattutto legali, che gli operatori e mediatori d’Intersos forniscono ai giovani che arrivano a Roma. Negli anni precedenti la provenienza dei minori è stata prevalentemente l’Afghanistan, con un 1% di altre nazionalità. “Dal 1 gennaio al 31 luglio 2014 sono arrivati in Italia 2737 minori eritrei” sottolinea Valentina”. Vale a dire un 50% sulla percentuale complessiva “i giovani scappano per evitare di essere arruolati, sono le madri stesse a mandare via i figli, che arrivano al confine con il Sudan e poi si organizzano il viaggio. In Sudan si verificano episodi di violenza, torture, rapimenti con le bande di beduini. I ragazzi ci hanno fatto vedere ustioni sul corpo, causate da oggetti di plastica rovente”.
Le giovani vittime di queste atrocità che arrivano ad A28 hanno un’età media di 16 anni e rimangono nel centro circa 6 giorni, prima di dirigersi verso i paesi del nord Europa. Svezia e Norvegia rimangono le mete principali alle quali di recente di è aggiunta la Germania. Il loro obiettivo è quello di arrivare in questi Paesi senza però essere segnalati altrove. La conseguenza principale è che rischiano di essere rimandati nel paese europeo nel quale è stata fatta la prima registrazione, vale a dire l’Italia. Questo almeno prescriveva il regolamento Dublino II. Dal gennaio 2014 è in vigore Dublino III, che prevede un ampliamento dei parenti cui il minore possa rivolgersi per essere accolto, ora sono inclusi anche fratelli, zii e nonni. Le procedure non sono ancora pienamente a regime e le pratiche rimangono al momento molto lunghe, ed il tempo a disposizione è sempre poco.
Nonostante tutto ciò, il centro A28 porta avanti la sua attività ogni giorno, e dal 2011 sono stati oltre 1500 i ragazzi accolti. Le storie da raccontare sono tante, spesso dolorose, ma è importante farle conoscere, “ci piacerebbe lanciare a gennaio una mostra con le immagini che i ragazzi scattano durante il viaggio”. Grande è il coraggio di questa realtà, positivi i riscontri, fondamentale che il progetto vada avanti.
Piera Francesca Mastantuono
(13 novembre 2014)
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