“Vent’anni non sono tanti per una legge – dichiara Ezequiel Iurcovich della Rete G2 – ma sono un abisso se rapportati all’evoluzione della vita delle persone. L’unico “viaggio” che hanno fatto i bambini di seconda generazione è quello dall’utero materno alle braccia dell’ostetrica che li ha fatti nascere“.
Dal 2005 la Rete G2 di figli di stranieri nati in Italia lotta per riformare la legge 91 del 1992 sulla cittadinanza, spostarne il baricentro dallo “ius sanguinis” allo “ius soli“. Ad oggi, nonostante le numerose iniziative – tra cui la legge di iniziativa popolare l’Italia sono anch’io – non è stato fatto ancora il passo decisivo. La rete si è incontrata il 16 dicembre nell’albergo Nazionale in piazza di Montecitorio con i parlamentari competenti in materia per fare il punto della situazione.
Nell’occasione è stato presentato inoltre il dossier “italiani 2.0” frutto di oltre un anno di lavoro in Italia ed Europa, progetto G2 parlamenta, sostenuto dalla Open society foundations in cui si richiama il legislatore sull’urgenza del tema. Se nel 1992, anno di promulgazione della legge “nuove norme sulla cittadinanza” i bambini nati in Italia da genitori con cittadinanza straniera incidevano l’1% sul bilancio delle nuove nascite in Italia – è emerso dallo studio – in dieci anni la percentuale è arrivata al 5,5%. Nel 2012, anno della deposizione dell’iniziativa di legge popolare promossa da l’Italia sono anch’io, il rapporto sulle nascite totali è di un bambino nato da genitori stranieri ogni sei nati in italia, ovvero oltre il 15%.
“La riforma della cittadinanza è un tema centrale nell’agenda del governo – secondo le parole di Marilena Fabbri, relatrice del Pd sulle proposte della legge in discussione alla Commissione affari costituzionali – insieme a quella sul conflitto di interessi. Entrambe le proposte sono calanderizzate per la fine dell’anno, prevedo che il dibattito si sposterà nella prossima primavera dato che la commissione è impegnata dalla discussione sulla legge di stabilità, dalla riforma della legge elettorale e probabilmente all’elezione del presidente della repubblica. “Attualmente le proposte di legge si articolano intorno lo “ius soli temperato” – basato sulla residenza legale dei genitori in Italia per 5 anni come indice di un progetto di vita nel nostro paese – e quello dello “ius culturae“, legato al completamento del ciclo di studi. L’orientamento del Pd con le oltre venti proposte di legge presentate insieme ad altri partiti politici è per un passaggio dalla concessione della cittadinanza – il ministero previa verifica dei requisiti può rifiutarsi di concederla – alla richiesta di un diritto, ovvero solo cause ostative di ordine pubblico possono impedirne il rilascio”.
Per un testo unico sulla cittadinanza, insomma, il percorso è ancora in salita. Mohammed Tailmoun, portavoce della rete G2, si dice “preoccupato dei tempi di slittamento della discussione in commissione affari costituzionali” ed auspica una normativa che tenga conto anche dei figli di stranieri non nati in Italia ma vissuti qui tutta la vita.
Davide Bonaffini
(19 dicembre 2014)
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