Medici Senza Frontiere: le soluzioni per evitare le morti nel mare

Immigrazione“La soluzione a cortissimo termine che penso vada privilegiata è quella del salvataggio delle persone in mare, iniziative come quella dei coniugi italo-americani che hanno salvato migliaia di vite con la loro nave o come la nostra quando scenderemo a breve nel Mar Mediterraneo per fermare la strage dei migranti. Peccato che l’Europa abbia preso delle decisioni molto diverse, replicare il Triton che non ha il mandato per salvare le persone in mare”, a parlare è Loris De Filippi, presidente Medici Senza Frontiere, durante l’incontro con il pubblico alla Casetta Rossa a Roma il 24 aprile. De Filippi si imbarcherà a bordo della MY Phoenix, una nave da soccorso di 40 metri, dotata di gommoni ad alta velocità con scafo rigido e droni di sorveglianza, insieme a un gruppo di 20 medici ed infermieri equipaggiati per fornire cure salvavita di emergenza alle persone in difficoltà. E’ una azione congiunta di ricerca, soccorso e assistenza medica nel Mediterraneo centrale, tra l’Africa e l’Europa, che sarà avviata nelle prossime settimane da Medici Senza Frontiere (MSF) e la Migrant Offshore Aid Station (MOAS).

moas“Bisogna trovare delle modalità sicure per far venire le persone da noi sia per la via greco-turca, che per la via bulgara deve essere un imperativo. Anche perché il 95% degli esseri umani che scappano da conflitti soprattutto in Africa subsahariana, Nord Africa e Medio Oriente fondamentalmente rimane nei paesi limitrofi. Non è pensabile che via terra non ci siano degli accessi, l’Europa dovrebbe trovare una soluzione in questo senso”, continua Loris De Filippi. La situazione è preoccupante ma le soluzioni esistono: sono già più di 1700 le vittime dall’inizio dell’anno 2015. Il Mar Mediterraneo ha inghiottito un numero di persone cento volte superiore a quello calcolato nello stesso periodo dell’anno scorso.

Loris De Filippi“Un’altra soluzione è la stabilizzazione della Libia che necessita del tempo, non richiederà bombardamenti, spero, ma trattative diplomatiche atte ad aiutare moltissimi profughi a trovare una collocazione, che non può essere necessariamente solo in Italia o in Grecia ma va condivisa con i 28 paesi dell’Unione Europea”. Nel lungo termine il presidente di Medici Senza Frontiere invita l’Europa e i paesi occidentali ad impegnarsi in maniera molto più seria nei finanziamenti per la cooperazione e sviluppo in paesi instabili e nei paesi limitrofi a quelli instabili, quindi nei campi profughi maggiori nell’Africa subsahariana e in Medio Oriente, Giordania, Libano, Turchia. Inoltre sarebbe utile avere delle opportunità di fare operazioni di reinsediamento delle persone dai campi profughi all’Europa e all’Australia, ai paesi occidentali.

immigranti3Riguardo alla domanda sulle politiche dell’UE non perfettamente giuste rispetto all’emergenza immigrati, De Filippi risponde: “Per motivi molto cinici legati alle opportunità elettorali e alla propria governance, nessuno vuole ricevere delle persone che vengano da fuori, soprattutto quando c’è una crisi economica globale. Solo che la crisi economica che noi stiamo vivendo non è nulla in confronto all’orrore da cui queste persone scappano, quindi bisogna trovare un momento di sintesi tra, da un lato la crisi europea che è innegabile e il problema che è invece molto più grave, quello delle persone che arrivano dall’Africa subsahariana e il Medio Oriente”.

immigrati2Loris De Filippi che ha vissuto tante esperienze nel cuore di guerre ed emergenze, ha idee molto più pragmatiche rispetto alle persone che prendono decisioni per affrontare la crisi italiana e dichiara “di vergognarsi di certe persone elette che propongono delle soluzioni insostenibili. Ma purtroppo gli interventi vanno stabiliti a livello politico e non nel settore delle associazioni umanitarie”. E’ scandaloso pensare che un continente così importante, con più di 300 milioni di abitanti, non sia in grado di fronteggiare la situazione. “In questo momento non c’è nessun posto più pericoloso al mondo del Mar Mediterraneo. Bisogna lavorare in maniera seria per non far ricordare questo secolo come quello in cui l’Europa si è resa responsabile di una serie di morti gravissime: quelle di persone che meritavano, secondo le leggi internazionali, l’asilo, un tetto sopra la testa e un futuro per i figli”.

Raisa Ambros
(29 aprile 2015)

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