Migranti di oggi, alla ricerca di diritti umani e di un po’ di serenità

Migranti in viaggio, al confine con la Libia
Migranti in viaggio, al confine con la Libia

“Per sfuggire alla miseria del mio paese, prima di arrivare in Italia, sono emigrato in Libia. Una scelta sbagliatissima dato che li i diritti umani sono inesistenti.”, racconta Muhammad, 29 anni, di origine nigerina. “Molte persone confondono il mio paese con la Nigeria; non me la prendo, le mafie locali e la povertà sono esattamente le stesse in tutti i paesi dell’Africa. “

Da circa due decenni migliaia di migranti oltrepassano ogni giorno i confini del Ghana e della Nigeria, diretti verso il Marocco, l’Algeria e la Libia con la speranza di raggiungere l’Italia e la Spagna. Un fenomeno migratorio antico e poco conosciuto dalla popolazione europea, dato che soltanto il 15% dei migranti che attraversano l’Africa – secondo il rapporto del 2014 della rete Global Initiativeriesce a raggiungere il mare.

Negli ultimi mesi il tema riguardante l’immigrazione in Italia, dopo i numerosi sbarchi di migranti, è stato ampiamente trattato e diffuso da tutti i media provocando un allarmismo generale nonché ondate di intolleranza ed episodi di razzismo, xenofobia e violenza.

“Sembrerebbe che l’Italia sia tornata indietro, ai tempi del fascismo, ma non è così. Vivo qui da 6 anni e ormai ho imparato che è l’ignoranza delle persone a deviare il loro senso critico.” continua Muhammad. Con un italiano perfetto e uno sguardo vispo racconta della traversata sahariana, dell’esperienza negativa in Libia e della ricerca di un posto al sole, con diritti umani e civili e un lavoro che gli permettesse di mantenere la sua famiglia. “Parlo cinque lingue e dodici dialetti africani, per questo avevo trovato subito lavoro come mediatore culturale. Mi piaceva, avevo l’opportunità di aiutare delle persone, di capire e di comunicare i loro bisogni, di spiegargli i loro diritti.” Ma la soddisfazione professionale comincia a diminuire nel momento in cui apprende che il pagamento dello stipendio arrivava ogni 60 giorni. “Mi ero sposato nel frattempo con una ragazza eritrea conosciuta in Libia. Stavamo per avere un figlio e a malincuore ho dovuto lasciare il mio lavoro nell’associazione per qualcosa di più concreto.”

Ora Muhammad fa l’antennista e il lavoro non gli manca. “Quando sento dire che i migranti fanno lavori che gli italiani non vogliono fare sorrido ma non replico. In un certo senso è vero ma io li ringrazio altrimenti non avrei di che vivere e non potrei rinnovare il permesso di soggiorno, fondamentale per poter rimanere in Italia, che ormai sento come casa mia.”

Muhammad oggi è sereno e soddisfatto della proprio vita ma allo stesso tempo sempre in allerta: “tutto può cambiare da un momento all’altro, bisogna essere sempre pronti a ricominciare da zero, l’ho visto accadere fin troppe volte, è la vita”.

Aleksandra Mirkovic

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